Natale del Signore
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore...». L’oggi dell’angelico annuncio ai pastori, dunque della nascita di Gesù, era proprio il 25 dicembre, come le fonti storiche, l’incrocio tra le Sacre Scritture e i ritrovamenti archeologici del XX secolo hanno contribuito a confermare
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2, 10-12). Così l’angelo annunciò ai pastori la nascita del divin Bambino che ci ha sottratti alla schiavitù delle tenebre per rischiararci con la Sua luce, incarnandosi nella pienezza dei tempi, quando sull’Impero romano regnava Augusto e governatore della Siria era Quirinio (Lc 2, 1-2). Dedicheremo questo spazio per ricordare un particolare dell’immensa storia della salvezza e cioè che l’oggi dell’angelico annuncio ai pastori, dunque della nascita di Gesù, era proprio il 25 dicembre.
Sono le fonti storiche e l’incrocio tra la Sacra Scrittura e i ritrovamenti archeologici del XX secolo a confermare la decisione della Chiesa antica di fissare la solennità della nascita di Gesù al 25 dicembre, data che quindi non è affatto una convenzione. Il corollario è il seguente: non è vero che la data sia stata scelta per soppiantare il culto pagano del Sol Invictus e, anzi, può essere vero il contrario (un tentativo degli imperatori non cristiani di ridare vitalità al paganesimo), visto che la celebrazione del «dio Sole» proprio al 25 dicembre è attestata solo nel Cronografo del 354, cioè una raccolta di testi che include pure la Depositio Martyrum, databile già al 336 e dove si ricava che al 25 dicembre si celebrava già una festa speciale: natus Christus in Betleem Iudeae, la nascita di Gesù a Betlemme.
La celebrazione del Natale al 25 dicembre è in sostanza attestata prima di quella del Sol Invictus (celebrato in passato in altri giorni) alla stessa data. In aggiunta alla Depositio Martyrum abbiamo fonti anche più antiche che mostrano come la nascita di Gesù al 25 dicembre fosse un fatto già noto molto tempo prima e, del resto, basta il senso comune per capire che ciò sia normalissimo: Maria e Giuseppe lo hanno visto nascere. Sebbene la data in sé non cambi nulla per la fede, che si fonda sulla Risurrezione di Cristo, non bisogna sottovalutare i tentativi di negare la storicità del 25 dicembre come autentica data del Natale, spesso portati avanti da ambienti scettici e ostili alla Chiesa. Perciò è opportuno citare qualche fatto.
Nel 1947 un giovane pastore ritrovò una giara semisepolta in una grotta nei pressi di Qumran, sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto. La scoperta diede inizio a scavi archeologici che si protrassero fino al 1956, condotti da studiosi di tutto il mondo, i quali ritrovarono circa 900 rotoli conservati in 11 grotte e risalenti a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., fase storica in cui gli esseni (prima della Grande Diaspora) si erano ritirati a vivere in quel luogo desertico, dedicandosi alla copiatura dei testi sacri e di altri documenti dei loro antenati ebraici. Tra questi manoscritti figura il Libro dei Giubilei, redatto nel II secolo a.C., che ha permesso di ricostruire le date in cui le 24 classi sacerdotali israelite si alternavano nel servizio al tempio, con cicli regolari, da sabato a sabato. In particolare, la classe sacerdotale di Abia, cui apparteneva Zaccaria, cioè il padre di Giovanni Battista, officiava nel tempio per due volte l’anno e una di quelle - nell’anno del concepimento del Battista - fu verosimilmente dal 23 al 30 settembre.
Perché questa informazione è così interessante? Perché incrociandola con il Vangelo secondo Luca consente di risalire al giorno di nascita del Battista e conseguentemente di Gesù, nato sei mesi dopo. Vediamo come. L’evangelista Luca riferisce che Zaccaria, marito di Elisabetta, era della classe sacerdotale di Abia (l’ottava, come già spiegava il Primo Libro delle Cronache; 1 Cr, 24) e ricevette dall’Arcangelo Gabriele l’annuncio della nascita del figlio mentre serviva nel tempio «nel turno della sua classe». Una notizia apparentemente trascurabile, fino agli scavi del XX secolo. Infatti, se Zaccaria è entrato nel tempio il 23 settembre (o comunque a ridosso di quella data) - giorno in cui i cristiani orientali commemorano, fin dal I secolo, l’annuncio della nascita del Precursore - è del tutto plausibile che il Battista sia nato il 24 giugno, nove mesi dopo, anche qui secondo la celebrazione liturgica fissata dalla Chiesa primitiva.
Sempre Luca ci informa poi che l’annuncio a Maria sul concepimento verginale di Gesù avvenne «nel sesto mese» dal concepimento del Battista: un’informazione che l’evangelista ripete due volte (Lc 1, 26 e 36). Non solo. Luca aggiunge che «in quei giorni Maria si mise in viaggio» per visitare Elisabetta: l’Arcangelo Gabriele le aveva infatti comunicato il miracoloso concepimento da parte della cugina, a dispetto della vecchiaia e dell’asserita sterilità. Ancora l’evangelista: «Maria rimase con lei circa tre mesi», che è come il sigillo finale sul quadro cronologico. In sintesi: Annunciazione a Maria il 25 marzo, giorno dell’omonima celebrazione della Chiesa, nascita del Battista tre mesi dopo, cioè il 24 giugno, nascita di Gesù il 25 dicembre.
Da quando la Chiesa festeggia il Natale il 25 dicembre? Lo studioso Michele Loconsole, saggista e dottore di sacra teologia ecumenica, scrive: «La Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte. Dato che è stato ricavato dallo studio della primitiva tradizione di matrice giudeo-cristiana, risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei, e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina». Chiaramente, il radicamento universale della solennità liturgica non avvenne subito - anche a causa delle persecuzioni dei primi tre secoli cristiani - ma si diffuse da una zona all’altra della cristianità fino alla fissazione definitiva in tutta la Chiesa; della nascita di Gesù al 25 dicembre abbiamo un’attestazione scritta nella Chiesa romana già verso il 203, ossia nel Commentario su Daniele, opera di sant’Ippolito di Roma.
Non regge nemmeno l’obiezione sui pastori che secondo alcuni scettici sul Natale al 25 dicembre non potevano vegliare in inverno «di notte facendo la guardia al loro gregge» (Lc 2, 8): questa obiezione ignora l’importanza delle norme di purità in tutto l’ebraismo, documentata da antichi trattati ebraici in cui si distinguono tre tipi di gregge. Lo spiega sempre Loconsole: «Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere obbligatoriamente al di fuori del centro abitato. Un terzo gruppo, infine, è formato da pecore la cui lana è nera: questi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate».
Dopo la nascita del Salvatore, annunciata dai profeti, alla Divina Provvidenza è piaciuto disseminare segni di luce nella storia dell’uomo per guidarlo sul retto sentiero verso il suo vero Bene. Con l’animo pieno di stupore e gratitudine, come i pastori, andiamo ad adorare Dio che si è fatto bambino in mezzo a noi.