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Nasce il governo Meloni: ottimi segnali e qualche neo

Già formato e pronto al giuramento, l'esecutivo che sta per insediarsi a Palazzo Chigi si caratterizza per la rapidità, risultato di una chiara volontà popolare, e l’abbandono di denominazioni ideologiche per alcuni ministeri (niente più "Transizione ecologica"). Resta qualche aspetto dubbio che valuteremo alla prova dei fatti.

Politica 22_10_2022

Ci sono alcuni segnali innegabilmente positivi e fortemente innovativi nella nascita del governo Meloni. Anzitutto la rapidità. La leader di Fratelli d’Italia ha ricevuto ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella l’incarico di formare il nuovo esecutivo e lo ha accettato senza riserva, dal momento che aveva già pronta la lista dei ministri. Oggi alle 10 questi ministri giureranno nelle mani del Capo dello Stato e la prossima settimana il governo otterrà la fiducia delle Camere, entrando così nel pieno delle sue funzioni.

È la conferma che, quando la volontà popolare si esprime in modo chiaro e inequivocabile, i tempi di formazione del governo possono essere celeri, nell’interesse dei cittadini, e si evitano tutte le alchimie e i bizantinismi che, purtroppo, hanno contraddistinto di solito la genesi dei precedenti esecutivi. I negoziati tra i partiti del centrodestra, per quanto complicati e non privi di sorprese, sono giunti rapidamente ad una sintesi che ha soddisfatto tutti gli attori in campo. E questo è certamente un merito del centrodestra, che lo rende diverso da chi lo ha preceduto. Perfino il percorso che ha portato alla nascita di governi di solidarietà nazionale, come quello a guida Draghi, è stato costellato da veti e trattative estenuanti. In questo caso, senza i colpi pirotecnici di Silvio Berlusconi, sarebbe filato tutto via liscio.

L’altro segnale che lascia ben sperare è l’originalità dei nomi di alcuni ministeri, che si convertono in qualcosa di meno convenzionale e ideologico e di decisamente più pragmatico. Alcuni esempi: il Ministero dell’Istruzione, assegnato a Giuseppe Valditara, diventa Ministero dell’Istruzione e del Merito, quasi a sottolineare l’esigenza di superare nel mondo scolastico una devastante ideologia di sinistra che nel tempo ha prodotto omologazione e appiattimento verso il basso, senza valorizzare le eccellenze e le competenze vere; Eugenia Roccella, che da sempre si è contraddistinta per spiccata sensibilità ai principi della famiglia naturale, viene indicata per il nuovo Ministero per la famiglia, natalità e pari opportunità. Quest’ultima delega non è più assunta in maniera autonoma da un unico dicastero, il che è significativo perché lascia intendere che la pari dignità uomo-donna non deve ispirarsi più di tanto a rivendicazioni di genere ma iscriversi in un disegno complessivo di valorizzazione della famiglia.

Terzo esempio virtuoso e benaugurante: viene cancellato il Ministero della Transizione ecologica, sostituito da un Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, assegnato a Paolo Zangrillo. In altri termini, l’ideologia, anzi l’idolatria green lascia il posto a una visione più equilibrata del rapporto tra uomo e ambiente, che tiene conto della necessità di non penalizzare eccessivamente lo sviluppo economico e le iniziative imprenditoriali. Inoltre viene istituito un Ministero per le politiche del mare e per il Sud, che lega la ricchezza del principale volano della ricettività turistica meridionale al rilancio complessivo del Mezzogiorno. Nel Governo Meloni sport e giovani avranno un loro Ministero ad hoc ed è anche questa una bella notizia. Quanto alle scelte delle persone chiamate a ricoprire quei ruoli, oltre all’ottima scelta di Eugenia Roccella, c’è quella, altrettanto rassicurante, di Alfredo Mantovano, ex Magistrato con esperienze di governo, che diventa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Qualche neo, tuttavia, non manca. Il Ministero della salute viene assegnato ad Orazio Schillaci, che è stato consulente del Ministro uscente, Roberto Speranza. Forse ci si poteva aspettare una maggiore discontinuità, sia nella gestione della struttura ministeriale sia nelle posizioni sul Covid, ma ovviamente il nuovo titolare del Ministero andrà valutato sui fatti e sulle scelte concrete che farà.

Inoltre, appare discutibile la cancellazione di ogni riferimento al digitale. Chi porterà avanti i progetti di digitalizzazione avviati dal Ministero sin qui guidato da Vittorio Colao? E’ importante per l’Italia potenziare le infrastrutture di Rete e assicurare un’adeguata copertura, entro il 2026, dell’intero territorio nazionale sul versante banda larga e ultralarga. Di quei temi chi si occuperà? Direttamente Palazzo Chigi? Il Ministero della pubblica amministrazione? Nel Ministero dello sviluppo economico si creerà un dipartimento ad hoc oppure il sottosegretariato alle Comunicazioni vigilerà anche sul digitale?

Ovviamente si tratta di considerazioni generali, che andranno verificate alla prova dei fatti. Si può tranquillamente dire che, a prescindere da quello che farà, il governo Meloni potrà godere di una rendita di posizione dovuta al fatto che le opposizioni, anche nelle ultime settimane, hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza. E dunque gli eventuali ostacoli al cammino del governo Meloni potranno arrivare solo dall’interno, con il cosiddetto “fuoco amico”.