Murgia e il poliamore
Michela Murgia, scomparsa ieri notte, ha predicato la fluidità di genere e lo ha vissuto nelle relazioni poliamorose
Nella notte di San Lorenzo è morta l’attivista Michela Murgia, vera paladina delle rivendicazioni LGBT. Il 15 luglio scorso, in seconde nozze, si è sposata civilmente con l’attore Lorenzo Terenzi. Ma aveva anche una compagna, di nome Claudia Fausone, con cui condivideva un figlio. Come se non bastasse si era inventa quella che lei chiamava “famiglia queer”, ossia più banalmente un poliamore, dove non c’erano ruoli, barriere, né vincoli di relazioni affettive e sessuali.
Dieci persone che condividevano tutto, pare anche il letto. «Un’esperienza – ha spiegato la scrittrice – dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo, […] dove le relazioni contano più dei ruoli, superano la performance dei titoli legali e limitano le dinamiche di possesso». Si era inventata anche un rito pagano per celebrare queste “nozze”: tutti vestiti di bianco e al dito anelli chevalier di resina con impresso l’immagine di una raganella, perché animale anfibio e dunque, secondo il gusto della Murgia, ambiguo.
L’attivista politica ha predicato la fluidità, la confusione e l’anarchia nei costumi anche sessuali non solo sui libri e sui social ma anche nella vita. Dicono che abbia vissuto come ha voluto. Noi ci domandiamo: ma ha vissuto come ha voluto Dio? Una preghiera per la sua anima.