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IL DOCUMENTO

Müller: chi tocca il celibato distrugge la Chiesa

In un nuovo saggio il cardinale Müller difende Benedetto XVI dagli attacchi per il caso del libro scritto con il card. Sarah. Non c'è nessun antagonismo con il Papa regnante, ma il desiderio di  un legittimo contributo alla verità. Quanto al celibato sacerdotale, Müller sta con Benedetto XVI e il cardinale Sarah: «La penuria di sacerdoti (in numeri come nella qualità) in paesi occidentali un tempo cristiani non è dovuta ad una penuria di chiamate da parte di Dio, quanto invece da una mancanza delle nostre vite nei confronti del Vangelo di Gesù Cristo».
- IL DOCUMENTO INTEGRALE (in italiano)
- «SANT'AGNESE, NON GRETA, L'ADOLESCENTE DA SEGUIRE»

Ecclesia 22_01_2020
Il cardinale Muller

«Il contributo di Benedetto XVI al libro del Cardinale Sarah può essere screditato come un atto di opposizione a Papa Francesco soltanto da quanti scambiano la Chiesa di Dio per una organizzazione ideologico-politica». Ciò non toglie che «i cattolici credenti mantengono la ben ponderata posizione secondo cui, invece dell'ateista Scalfari – che né crede in Dio né è in grado di comprendere il “mistero della santa Chiesa”, Benedetto (Joseph Ratzinger) sarebbe un consigliere infinitamente più competente per il Vicario di Cristo, Successore di Pietro e Pastore della Chiesa universale».

È tornato a farsi sentire il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, quando ancora le polemiche sul libro scritto dal cardinale Robert Sarah con Benedetto XVI non sono sopite e nell’imminenza della pubblicazione dell’Esortazione apostolica post Sinodo dell’Amazzonia. Lo fa con un breve saggio (di cui pubblichiamo la traduzione italiana)  titolato “Avversari o fratelli nello spirito? Sul rapporto tra Papa Francesco e Benedetto XVI”.

Questione cruciale sia del libro sia dell’esortazione è il celibato sacerdotale: difeso a spada tratta da Sarah e Ratzinger, aperto a sperimentazioni ed eccezioni contrarie (secondo le indiscrezioni) Francesco. Il cardinale Müller sposa esplicitamente le tesi di Ratzinger e Sarah sul celibato, ma nello stesso tempo nega l’antagonismo tra papa Benedetto e Francesco, «un tentativo mediatico di creare confusione». E al rapporto tra Papa regnante e Papa emerito, Müller dedica la prima parte del suo saggio. Di Papa ce n’è uno solo, chiarisce Müller: «Un ex Papa ancora in vita è fraternamente unito a tutti i vescovi e si trova sotto l'autorità magisteriale e giurisdizionale del Papa regnante. Ciò tuttavia non esclude affatto che la sua parola abbia ancora un grande peso nella Chiesa a motivo della sua competenza teologica e spirituale così come per la sua esperienza di governo, tanto in qualità di vescovo che come Papa».

Müller denuncia la concezione politica che si ha della Chiesa con conseguente distorsione del rapporto non solo tra il Papa regnante e papa emerito ma anche tra papa Francesco e i vescovi. E a fomentare divisioni c’è «l’idea di un fronte popolare costituito da credenti e non-credenti» che «viene propagata contro quelli che Scalfari stesso identifica come nemici ed avversari tra le fila di cardinali, vescovi e cattolici “conservatori di destra”. In ciò trova spiriti affini provenienti dalla cerchia di quanti si autoproclamano parte di una “guardia bergogliana”. Questa rete di populisti di sinistra mossa da mero desiderio di potere perverte la potestas plena del Papa in una potestas illimitata et absoluta».

Vale a dire che si trasforma il Papa in tiranno: «Tutto ciò che il Papa vuole è buono e vero e non – come dovrebbe essere – il Papa cerca ciò che è buono e vero».

Quindi il cardinale Müller passa al tema del celibato sacerdotale, e si scaglia contro ogni tentativo di allentare l’obbligo del celibato: «Una netta abolizione del celibato sacerdotale secondo il modello delle comunità protestanti ed anglicane del XVI secolo costituirebbe un'offesa contro la natura del sacerdozio ed un atto di spregio all'intera Tradizione cattolica. Chi vuole assumersi la responsabilità dinanzi a Dio ed alla Sua santa Chiesa delle conseguenze disastrose per la spiritualità e la teologia concernenti il sacerdozio cattolico?».

Milioni di sacerdoti, poi, sin dalla fondazione della Chiesa, si sentirebbero intimamente feriti dinanzi alla spiegazione che il loro sacrificio esistenziale per il Regno di Dio e la Chiesa fosse basato unicamente su di una disciplina giuridica esteriore che non avrebbe niente a che fare con il sacerdozio ed il modello di vita del celibato per il Regno dei Cieli. La penuria di sacerdoti (in numeri come nella qualità) in paesi occidentali un tempo cristiani non è dovuta ad una penuria di chiamate da parte di Dio, quanto invece da una mancanza delle nostre vite nei confronti del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore del mondo intero».

Inoltre, «non stiamo sperimentando solo una discussione sul celibato, ma anche una battaglia accanita contro di esso e perciò stesso contro il sacerdozio sacramentale. I riformatori protestanti del XVI secolo ritenevano l'ufficio ecclesiastico essere una semplice funzione religiosa all'interno della comunità cristiana, e con ciò lo hanno derubato del carattere sacramentale. Se la consacrazione sacerdotale non equivale più ad una uniformazione interiore a Cristo, il Maestro divino, il buon Pastore e Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, allora viene anche meno la comprensione per l'intima connessione con il celibato radicato nel Vangelo per il Regno di Dio (Mt 19,12; 1Cor 7,32)».

Non bisogna poi dimenticare il valore che il celibato in sé ha come testimonianza viva di un Dio in una società secolarizzata: «Nella presente dittatura del relativismo l'enfasi su di un'autorità sacramentale derivante da una superiore autorità divina viene percepita come una sete clericale di potere ed il modello di vita celibe come un'accusa pubblica alla visione che riduce la sessualità ad un'egoistica acquisizione di piacere. Il celibato sacerdotale appare come l'ultimo bastione di un orientamento radicalmente trascendente dell'uomo e della speranza in un mondo futuro nell'aldilà, che però sarebbe, secondo i principii ateistici, una pericolosa illusione».

 

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