Mosul: così i “cuccioli” dell’Isis vanno al fronte contro altri bambini
Bambini usati come insospettabili kamikaze per farsi esplodere tra folla o filmati mentre sparano in campi d'addestramento con armi grandi quasi quanto loro. Adolescenti addestrati a uccidere in Siria e Iraq. Le cifre dicono che l'uso di bambini e adolescenti da parte dello Stato islamico nel corso di un anno è triplicato. Ma ora sono anche le milizie sunnite irachene filo governative ad arruolare i piccoli in battaglia. Come a Mosul.
Continuano ad ammassarsi forze irachene di ogni provenienza per costituire uno strumento militare sufficiente, con l’appoggio diretto dei velivoli statunitensi e della Coalizione, a tentare probabilmente già nell’imminente autunno di riconquistare Mosul, la terza città del Paese caduta nell’estate di due anni or sono nelle mani dell’Isis.
Truppe regolari inclusi i reparti di reclute appena usciti dai corsi addestrativi tenuti dalle forze della coalizione, milizie scite sostenute da consiglieri militari e combattenti iraniani, peshmerga curdi stanno concentrandosi intorno a Mosul conquistando lentamente terreno, riprendendo villaggi che i miliziani dell’Isis difendono cercano di non subire perdite elevate, impiegando soprattutto ordigni esplosivi per ralle tare l’avanzata nemica.
A quella che senza dubbio sarà la battaglia decisiva nella guerra all’Isis, almeno sul fronte iracheno, parteciperanno a quanto pare anche molti bambini, minorenni arruolati da alcune milizie sunnite filo governative oltre che dal Califfato. Secondo quanto riferito da Human Rights Watch (Hrw) due milizie tribali sunnite attive in Kurdistan sostenute da Baghdad stanno reclutando bambini per l’operazione di liberazione di Mosul in un campo profughi a sud di Erbil, dove vivono circa 35 mila persone. Secondo testimonianze la milizie Hashad al-Asha`ri ha portato via dal campo profughi di Debaga, 35 chilometri a sud della “capitale” curda Erbil, almeno 7 bambini destinati a un campo di addestramento militare.
Altri testimoni hanno riferito che le milizie guidate dagli sceicchi Nishwan al-Jabouri e Maghdad al- Sabawy hanno inviato a Debaga camion vuoti che sono ripartiti carichi di 250 “volontari” arruolati tra i profughi, inclusi bambini e adolescenti, che hanno raggiunto Haji Ali, ad appena 7 chilometri dalla linea del fronte. A favorire l’arruolamento anche di minorenni, la paga di 375 dollari al mese e la possibilità di combattere indossando l’uniforme delle forze regolari irachene che potrebbe garantire il futuro arruolamento una volta terminata la guerra.
«Il reclutamento di bambini per combattere nell’operazione di Mosul dovrebbe essere un segnale di allarme per il governo iracheno. Il governo e i suoi alleati stranieri devono agire ora o a Mosul ci saranno bambini a combattere da entrambi i lati della barricata», ha detto Bill Van Esveld, ricercatore senior sui diritti dei bambini presso Human Rights Watch, in una nota nella quale si esortano gli Stati Uniti a fare pressioni sul governo iracheno affinché si assicuri che non vi siano soldati bambini nei ranghi dell’esercito e delle milizie che sostengono il governo. Il ruolo delle milizie sunnite è ritenuto fondamentale a Baghdad nella battaglia di Mosul, città sunnita in cui molti degli abitanti (un milione oggi dimezzatisi) hanno visto con simpatia l’affermarsi dell’Isis che ha sottratto la città al controllo dell’odiato governa scita di Baghdad.
Per questo se sul campo di battaglia intorno alla città le milizie scite filo iraniane e i curdi avranno un ruolo di primo piano nello sconfiggere l’Isis, per assumere il controllo del centro urbano il governo iracheno deve poter contare su milizie sunnite forti e affidabili. Secondo Human Rights Watch, anche lo Stato Islamico starebbero reclutando un gran numero di bambini da mandare sul campo di battaglia. Già nel febbraio scorso le stime riferivano di oltre mille bambini, a partire dagli 8 anni di età, arruolati nell’Isis per combattere, effettuare esecuzioni di prigionieri o per farsi esplodere con cinture esplosive addosso.
Uno studio della Georgia State University, i cui ricercatori hanno tracciato con attenzione la propaganda e gli elogi funebri dei miliziani jihadisti nel corso degli ultimi 13 mesi, ritiene che i morti tra i bambini del Califfato siano molti di più degli 89 ammessi dall’Isis in gennaio e che, rispetto al 2014, il numero di bambini impegnati in operazioni di guerra è “almeno triplicato”. La ricerca, pubblicata dal Combating Terrorism Center di West Point, spiega anche che fra gennaio 2015 e gennaio 2016 il 39% dei ragazzi sono morti suicidi in attacchi effettuati on autobombe e il 33% in battaglia. Sebbene lo Stato islamico non fornisca i veri nomi e le biografie dei minori uccisi, i ricercatori sono riusciti a stimarne l’età approssimativa e la nazionalità. Il 60% di questi minori avrebbe un’età compresa fra i 12 e i 16 anni, mentre il 6% è fra gli otto e i 12 anni.
Il 18% dei ragazzi è deceduto in attacchi in cui essi stessi non avevano alcuna intenzione di sopravvivere, i cosiddetti inghimasis, derivazione dell’arabo “tuffarsi, gettarsi”. Essi si sono lanciati dietro le linee nemiche, infiltrandosi senza dare nell’occhio grazie proprio alla loro età, aprendo il fuoco contro i soldati fino a venire uccisi. Più della metà delle vittime fra i bambini soldati dell’Is sono caduti sul campo di battaglia iracheno, sebbene molti di essi fossero siriani. I raid aerei francesi effettuati come “rappresaglia” per la strage del Bataclan a Parigi colpirono i campi di addestramento dei bambini del Califfato nei pressi di Raqqah, la capitale dell’Isis in Siria.
Altri bambini rimasti uccisi con l’uniforme del Califfato addosso provenivano da Yemen, Arabia Saudita, Tunisia, Libia e un piccolo numero da Regno Unito, Francia, Australia e Nigeria. I miliziani sembra inoltre che sul campo di battaglia utilizzino i minori affiancati agli adulti, piuttosto che riservare loro missioni specifiche. Secondo lo studio «negli altri conflitti l’uso dei bambini soldato rappresenta l’ultima spiaggia, per ripianare in fretta le perdite sul campo di battaglia o in operazioni specializzate mentre in seno allo SI i bambini vengono usati e trattati alla stregua dei loro commilitoni più anziani». E il loro numero, conclude, ha raggiunto dimensioni «preoccupanti». Probabile quindi che molti bambini soldato dell’Isis vengano impiegati nella difesa di Mosul trovandosi faccia a faccia con i bambini soldato delle milizie filo-governative. Ciò nonostante strappare Mosul all’Isis non sarà “un gioco da ragazzi”.