Morto Uderzo, resta Asterix, il divertente sciovinista gallo
Albert Uderzo, con lo sceneggiatore René Goscinny, è il creatore del celeberrimo fumetto francese Asterix il Gallo, emblema (simpatico) dello sciovinismo francese. Uderzo era il braccio, Goscinny la mente brillante dietro alle storie del guerriero, ma dal 1977 faceva tutto da solo. Adesso chi erediterà questa gallina dalle uova d'oro?
Proprio su queste colonne segnalai, qualche tempo fa, la ristampa italiana di Umpa-pa (ReNoir), la prima fatica del duo Goscinny&Uderzo: le avventure di un indiano Unkpapa (notare l’assonanza) al tempo della guerra dei Sette Anni tra francesi e inglesi nelle colonie americane. Era l’epoca della scuola franco-belga del fumetto, una creatura di preti (anche qui, fu il clero cattolico il primo ad accorgersi dell’importanza per i ragazzi delle bandes dessinées). Infatti, Umpa-pa compariva su Il Giornalino.
Il grande successo, per il duo, com’è noto fu Asterix il Gallico, la cui vera forza era nei testi di René Goscinny. Il quale morì prematuramente nel 1977. Albert Uderzo continuò a pubblicare e firmare con i due nomi, ma non aveva la verve ironica e colta del suo sceneggiatore. Personalmente possiedo tutta la raccolta di Asterix, anche nella versione latina (c’è anche questa). Di molti numeri mi procurai anche la versione francese appena mi resi conto che in italiano si perdeva molto. Per esempio, i nomi dei castra romani che circondano il villaggio gallico dell’Armorica «che resiste ora e sempre all’invasore»: se si legge Babaorum alla francese esce fuori babà au rhum, e cambia tutto. Non a caso i numeri migliori sono quelli tradotti-adattati in italiano da Marcello Marchesi, uno dei massimi umoristi nazionali. Ma poi morì presto anche lui e dovetti attrezzarmi anche col greco antico. Sì, perché certe vignette del fumetto andavano analizzate quasi con la lente perché il diavolo di Goscinny si nascondeva nel dettaglio: solo alla terza rilettura mi resi conto che su una minuscola metopa di tempio in Asterix alle Olimpiadi i due autori si erano ritratti in tunica e si dicevano l’uno l’altro «tyrannos» e «despotas». In Asterix e i Britanni uno della resistenza antiromana bussa ritmicamente a una porta: se conti i colpi corrispondono all’inizio della Nona di Beethoven, sigla di apertura di RadioLondra durante l’ultima guerra. E così via.
Lo smisurato successo di Asterix era dunque ben meritato. Ma non si deve nascondere che la felice intuizione iniziale sta tutta nello sciovinismo francese. I nostri "cugini d’Oltralpe" non hanno mai digerito il fatto che la civiltà gliel’hanno portata gli abitanti della nostra penisola e non hanno mai perso occasione, nella storia, per rifarsi sui macaroni. Basta andare a Lourdes, per esempio, per rendersene conto: Lourdes è loro e mal sopportano che sia diventata praticamente una colonia italiana (anche il direttore del Bureau Médicale, che valuta le guarigioni, è italiano). «E i francesi ci rispettano, che le balle ancor gli girano», cantava Paolo Conte, il quale si era perfettamente accorto che le vittorie italiane al Tour de France ai «cugini» proprio non andavano giù.
Uderzo è morto di vecchiaia a 92 anni, e adesso? Chi continuerà la saga di Asterix? Cominciata nel 1959, il lavoro continuo a fianco di Goscinny gli aveva permesso di tirare avanti per altri anni dopo la morte del collega. Lui disegnava in modo strepitoso, quantunque fosse daltonico, e certo sapeva che cosa l’amico avrebbe detto in questo o quel punto. Ma non ne aveva la genialità e neanche la capacità di approfondimento storico. Di certo qualcun altro prenderà in mano il testimone, anche perché si tratta di una gallina dalle uova d’oro. Ma non sarà più lo stesso, almeno per quelli, di una certa età, che hanno seguito la saga fin dall’inizio. I francesi con essa ci hanno fatto il loro parco tematico, come Disney in America, Harry Potter in Inghilterra e Tolkien in Nuova Zelanda. Il loro primo satellite per telecomunicazioni lo hanno chiamato Asterix. Noi, il nostro, non l’abbiamo chiamato Giulio Cesare. Per non farci dare dei fascisti.