Moriremo islamici?
Siamo di fronte, non solo in Italia, ma in tutta Europa, ad una crescente presenza islamica. Non è solo quantitativa ma anche qualitativa, per l’incidenza sulle nostre norme sociali. La Bussola ne parla con Anna Bono e Souad Sbai.
Siamo di fronte, non solo in Italia, ma in tutta Europa, ad una crescente presenza islamica. Non è solo quantitativa ma anche qualitativa, per l’incidenza sulle norme sociali del nostro paese e del nostro continente. È questo l’oggetto di questo ultimo Venerdì della Bussola, moderato dal direttore Riccardo Cascioli. Ospiti di questa puntata sono Anna Bono e Souad Sbai, entrambe firme di questo quotidiano. E tutte e due studiano questo fenomeno da anni. Anna Bono è docente di storia e istituzioni dell’Africa all’Università degli studi di Torino e l’Università Pontificia Regina Apostolorum di Roma, Souad Sbai, giornalista, saggista e politica italiana di origine marocchina, impegnata nella difesa dei diritti delle donne musulmane immigrate.
La domanda che ci si pone è: come le istituzioni e la Chiesa reagiscono e come potrebbero reagire alla crescente islamizzazione? Anna Bono ha assistito a un’escalation di iniziative pro-islamiche radicali nell’Università di Torino e non è affatto sorpresa dai fatti più recenti: la preghiera, tutta anti-Israele, di un imam nella sede occupata di Palazzo Nuovo. Questo fatto, spiega, è il culmine di una serie di episodi. Basti pensare alla scuola di Pioltello che ha chiesto un giorno di festa per la fine del Ramadan. O la scuola di Treviso, dove in classe non si studia più Dante perché “offensivo” per gli studenti islamici. La polemica sulla Divina Commedia è stata una delle più vecchie, ma solo di recente si è passati dal dibattito ai fatti.
Da chi è partita l’idea che si debbano esonerare studenti musulmani dallo studio di Dante? Il problema, come nel caso delle scuole che rimuovono i presepi, è che l’idea parta dai docenti, dagli istituti italiani. Quel che è successo a Torino è stato preceduto decenni di preparazione da parte di docenti che hanno insegnato agli studenti di considerare la civiltà occidentale come il male e portare ad esempio qualsiasi altra cultura non occidentale.
Per Souad Sbai il problema dell’islamizzazione porta a conseguenze estreme, come quella a cui già assistiamo nei paesi a più alta immigrazione, come Belgio, Inghilterra, Germania. In questi paesi ci sono città intere islamizzate, dove sembra di vivere in un paese islamico, dove nemmeno la polizia può più entrare. Il problema, in particolare, è costituito dal progetto dei Fratelli Musulmani, un movimento politico che avanza dal 1929, sia nei paesi arabi che in Europa. Attualmente a metà strada dalla piena realizzazione dei loro obiettivi.
Il processo di islamizzazione non parte dalle famiglie di immigrati: nei casi di Dante non insegnato, dei presepi vietati, dei crocefissi rimossi, nel 99% dei casi i genitori degli studenti sono ignari. Nella stragrande maggioranza dei casi, non sanno nemmeno chi sia Dante. Si deve risalire a chi veramente alimenta queste polemiche, come strumento per smantellare la società occidentale. I Fratelli Musulmani ragionano nel lungo periodo, pensano a cosa diventerà l’Occidente fra cento anni. Hanno fior di finanziamenti, da Stati canaglia come il Qatar, con cui noi continuiamo ad avere rapporti, come rivelano inchieste come quella dei Qatar Papers. Gli stessi musulmani sono vittime dei Fratelli Musulmani. Hanno un programma in 12 punti per conquistarci. Un programma che include l’uso sistematico della dissimulazione, l’imposizione del velo islamico alle donne, come comportarsi in uno Stato non islamico, come entrare nei sindacati, come entrare nella politica, fino a obiettivi più ambiziosi come la conquista della Palestina (distruggendo Israele). Il loro scopo, per ora, è quello di cambiare l’identità culturale degli immigrati e ci sono quasi riusciti.
Anna Bono spiega quanta complicità vi sia da parte dei nostri intellettuali. Nel 2008, per protestare contro la presenza di Israele al Salone del Libro, l’Università di Torino invitò Tariq Ramadan, nipote di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani. Fu un classico esempio di dissimulazione, da parte sua: un discorso pieno di ambiguità.
Alla domanda di Cascioli su quanto incida nell’islamizzazione l’immigrazione illegale, la professoressa Bono (che ha dedicato al tema il libro Migrazioni, emergenza del XXI secolo, per i Libri della Bussola) risponde che una percentuale elevatissima è costituita da musulmani, dall’Asia e dall’Africa. Più del 70% arriva da paesi musulmani. La maggior parte esce dal programma di assistenza e conduce una vita che non va nella direzione dell’integrazione, ma verso una deriva nell’illegalità. L’aggravante è che il tentativo di integrarli, da parte della sinistra, è controproducente. Soprattutto è nefasto l’aspetto culturale di queste politiche: si spiega agli immigrati che vivono in un paese razzista che non li vuole. Invece che incoraggiarli a uscire dalla loro comunità, li si spinge maggiornamente verso estremismo e criminalità.
Alla domanda, invece, su quanto incida il maggior tasso di fertilità, Souad Sbai ci aggiorna sulla nuova tendenza denatalista. Le famiglie musulmane in Italia fanno meno figli che in passato, 1 o 2 per coppia. Sono più fertili dove ci sono più sussidi, come in Francia. Ma anche in paesi musulmani, come la Turchia, le donne non fanno proprio più figli: una crisi storica per loro. Anche in Marocco, le donne non fanno più di 1 o 2 figli. Comunque va precisato che non sono le famiglie a costituire la maggior parte degli arrivi: sono quasi tutti uomini e giovani, poche donne (altra prova che non stanno “fuggendo dalla guerra”). E il pericolo terrorismo è alto: sono già spesso collegati a reti terroristici. Molti attacchi di lupi solitari, a decine, a centinaia, vengono spacciati come azioni di malati di mente, ma sono attentati terroristici.
L’integrazione degli immigrati è più difficile oggi che in passato. Prima del Covid, era più possibile l’integrazione delle donne immigrate. Molte sono analfabete anche nella lingua madre, non capiscono neppure il Corano che interpretano a modo loro, ad esempio credono che prescriva l’infibulazione. Negli ultimi anni lo scenario è peggiorato. Pian piano, con le moschee abusive, imam radicali hanno cambiato la mentalità delle famiglie di immigrati. Vengono compiuti pochi sforzi per offrire un’educazione alternativa per le famiglie musulmane immigrate. Sforzi che varrebbero per molti, ma non per tutti: i radicalizzati non sono recuperabili. Anche dopo anni di carcere, tornerebbero al jihad.
Che fare?
Bono: un lavoro capillare di recupero dei nostri valori e la loro rivendicazione, così come oggi si riconosce a tutte le altre culture. Lavoro difficile perché prevalgono ideologie avverse all’Occidente, ma se non si legittima di nuovo la nostra presenza nel mondo, non c’è una base da cui partire.
Sbai: si devono chiudere tutte le moschee abusive, mandare a casa tutti gli imam fai da te, le persone che vogliono edificare uno Stato Islamico vanno dichiarati fuori legge (persino la Turchia ha cacciato tutti i capi della Fratellanza Musulmana). Non possiamo tenerci in casa delle moschee che sfornano jihadisti dalla mattina alla sera. Non dobbiamo aver paura di combattere il male. E bloccare i finanziamenti che arrivano dal Qatar. Ci sono anche finanziatori occidentali dei Fratelli Musulmani, fra cui Soros e altri mecenati, fra cui finanziamenti pubblici europei. Ci sono partiti finanziati a peso d’oro dal Qatar per “aiutare i musulmani”, mentre sono aiuti ai Fratelli Musulmani.
E mentre la puntata si concludeva, dalla Germania è arrivata la notizia dell'accoltellamento, a Mannheim, di un attivista di destra, da parte di un immigrato afgano. L'attivista, Michael Stuerzenberger, già portavoce della Csu di Monaco, era impegnato in una campagna contro la costruzione di nuove moschee e in genere contro l'islamizzazione, con il movimento Pax Europa. L'attentatore, oltre a lui ha ferito altre cinque persone, fra cui un poliziotto, ora ricoverato in gravi condizioni.