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Morire d'animalismo per difendere un circo

A Rovato (Brescia), il Circo di Praga è assediato da dagli animalisti, contrari allo "sfruttamento" degli animali. Un domatore, Roberto Gerardi, li affronta, arriva alle mani e muore di infarto. È "il primo martire dell'odio animalista".

Creato 25_03_2014
Roberto Gerardi

Il fatto: domenica 16 marzo un circense è morto d’infarto dopo una rissa con un nutrito gruppo di animalisti. È avvenuto a Rovato, in provincia di Brescia, dove il Circo di Praga era assediato da ben tre giorni di fila dai contestatori. Questi, con la solita coreografia di cartelli, striscioni, schiamazzi e insulti, protestavano, tanto per cambiare, non tanto contro il maltrattamento, a sentir loro, di bestiole, quanto contro l’essenza stessa dell’arte circense, accusata di «sfruttamento» per il solo fatto di fare uso di animali esotici nei suoi spettacoli. Com’è noto, indurre una foca a battere le pinne per avere in cambio un’acciuga è «inumano» e un orso deve essere lasciato, nel Parco degli Abruzzi, libero di far strage di pecore. Così come una giraffa deve tornare nella savana a far da preda ai leoni e questi ultimi devono poter sbranare cuccioli in santa pace per indurre le femmine ad accoppiarsi con loro nell’«ecosistema», per la gioia dei turisti armati di fotocamera.

La nuova sensibilità (di alcuni) vuole imporre, con le buone o con le cattive, «bioparchi» al posto degli «zoo» (e qual sia la differenza, francamente sfugge), distruggere tradizioni millenarie come i circhi equestri e le fiere di San Firmino perché i poveri tori escono frastornati dall’incornare la gente. Ma tant’è: il giacobinismo non muore mai; quando resta orfano di un’ideologia, ne inventa un’altra, così che i lottacontinuisti possano dare un senso alla propria, altrimenti inutile, vita. Poiché la legge dà loro il diritto di «manifestare», se il bersaglio delle loro manifestazioni si scoccia e cerca di reagire, ecco che la parola passa agli avvocati, ai politici, ai testimonial che si fanno sempre fotografare sommersi di cani e gatti, incuranti di zecche, cimici e leptospirosi.

Il futuro è in questa fotografia: una donna incinta in piedi in metropolitana, e un cane accovacciato sul sedile. Il secondo ha pagato il biglietto (sui treni è già così), la prima è una malfattrice e ben le sta, perché sulla terra siamo in troppi. A Rovato, il cinquantacinquenne Roberto Gerardi, stufo di perdere soldi perché gli spettatori, visto l’assedio, stavano alla larga dal suo circo, ha preso un megafono e ha cercato di protestare contro gli assedianti. Ma, più quello spiegava le sue ragioni, più quelli alzavano i toni e le urla. L’uomo a un certo punto non ci ha visto più ed è andato ad affrontare i Paladini della Bestiola di persona. Ne è nata una rissa e un animalista si è preso una manata in faccia. Naturalmente, gli assedianti avevano cineprese al seguito e hanno filmato il tutto, così annunciando: «I filmati dell’aggressione saranno ora consegnati al nostro ufficio legale per le opportune valutazioni».

Peccato che il Gerardi, dopo tre giorni di fegato così, subito dopo la colluttazione si sia sentito male. Infarto. Immediatamente portato in ospedale, ci ha messo due giorni a morire. La cosa, come annunciato dagli Amici degli Animali, finirà in tribunale, pur se il povero disgraziato circense sarà contumace non per sua colpa. Il giudice terrà conto della provocazione continuata e, ma sì, aggravata? Eh, di questi tempi non è detto. Bisognerà vedere per quale corrente di pensiero simpatizza il giudice. Povero Gerardi: se avesse chiuso il suo circo, se avesse riportato a spese sue gli animali nella jungla, se avesse licenziato in tronco tutti i suoi lavoratori, se avesse rimborsato il prezzo dei biglietti, se insomma avesse accettato di finire sul lastrico lui e le decine di dipendenti, e terminato per sempre con una tradizione familiare vecchia di generazioni, sarebbe ancora vivo.

Per Antonio Buccioni, presidente dell’Ente nazionale circhi, è il «primo martire dell’odio animalista contro i circhi». Fabrizio Catelli, presidente del Partito animalista, invita a evitare «strumentalizzazioni». Sta di fatto che quello è morto, e che ben altri lai si sarebbero levati se a schiattare fosse stato uno della controparte. Infatti, a parte «Il Foglio» e l’edizione locale del Corsera, nessuno ha parlato del tragico evento. Chi qui scrive ha dovuto cercare la notizia online (giornalettismo.com) su segnalazione, privata, di un conoscente. Comunque, il politicamente corretto è tutto grasso che cola a favore del famoso Cirque du Soleil, dove si esibiscono solo umani, truccati, piumati, variopinti e volteggianti. Sì, ma perché chiamarlo Cirque e non Gran Ballo Excelsior?