Molinari silurato da Repubblica, l’impero degli Elkann in frantumi
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Crollano altri pezzi dell'impero ereditato dagli Agnelli. John Elkann lascia il comando dell'editore Gedi. E alla Repubblica viene silurato Molinari. Stellantis continua ad andare male.
L’immagine pubblica della famiglia Agnelli è sempre stata controversa. C’è stato chi ne ha sempre elogiato la riservatezza associata alle capacità imprenditoriali e chi invece l’ha ritenuta sopravvalutata e miracolata dagli aiuti di Stato. Probabilmente la verità sta nel mezzo, ma indubbiamente la Fiat ha goduto per decenni della benevolenza dei governi in carica ed è riuscita a consolidarsi come uno degli imperi industriali italiani di maggior rilievo, condizionando la formazione di governi e orientando le scelte editoriali di alcuni dei più importanti giornali.
Ecco perché le recenti tristi vicende di quella famiglia sono a dir poco sorprendenti e documentano il suo progressivo abbandono dell’Italia in modo peraltro inglorioso.
L’agonia del gruppo Stellantis è sotto gli occhi di tutti, con chiusura di stabilimenti e impasse organizzativa e produttiva. In più anche il gruppo editoriale Gedi è in subbuglio, come documentano le ultime vicende societarie. John Elkann ha lasciato la presidenza del gruppo, di cui rimane azionista attraverso Exor. Alla direzione del quotidiano La Repubblica arriva Mario Orfeo, che era già stato lì tanto tempo fa come caporedattore centrale e che ora lascia la direzione del Tg3, che gli sarebbe comunque stata tolta visto che il Pd, suo partito di riferimento, ha deciso di rimanere fuori dalla spartizione delle poltrone della tv pubblica.
Orfeo prende il posto di Maurizio Molinari, che formalmente rimane editorialista e collaboratore di Repubblica. In realtà si tratta di un siluramento soft perché Molinari è stato rimosso anche per non essere riuscito a impedire lo sciopero nel giorno in cui Elkann consacrava il patto sull’AI come svolta nella trasformazione digitale del gruppo editoriale Gedi. La redazione ha reagito con veemenza a questo progetto che è stato annunciato durante la rassegna Italian Tech Week, che ha visto il nipote di Gianni Agnelli annunciare l’accordo con OpenAI alla presenza di Sam Altman.
I giornalisti di Repubblica hanno scioperato perché hanno ritenuto che la proprietà si fosse troppo ingerita nelle vicende redazionali: un’altra grana per gli Elkann e per i loro propositi imprenditoriali.
Tornando alle vicende di Stellantis, gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA, occorre dire esso sta attraversando una fase critica, soprattutto in Italia. Nei primi nove mesi del 2024, la produzione automobilistica italiana ha subito un crollo del 31,7%. Stabilimenti come quelli di Mirafiori, Melfi e Pomigliano hanno registrato un calo drammatico, con Mirafiori in particolare che ha sospeso temporaneamente la produzione della Fiat 500 elettrica a causa della scarsa domanda nel mercato europeo. A Melfi, la produzione è diminuita del 61,9%, mentre a Pomigliano del 23,8%, con conseguente ricorso alla cassa integrazione per molti lavoratori.
Le difficoltà sono in gran parte dovute alla debolezza del mercato europeo delle auto elettriche. Questa crisi ha portato a un confronto tra il Ceo Carlos Tavares e il governo italiano, con Tavares convocato in Parlamento per discutere del futuro degli stabilimenti italiani. I sindacati, preoccupati per il futuro dell’occupazione e della produzione in Italia, hanno proclamato uno sciopero nazionale di otto ore per il 18 ottobre 2024, coinvolgendo tutti gli stabilimenti Stellantis. I lavoratori chiedono maggiore chiarezza e impegni concreti da parte del gruppo per salvaguardare i posti di lavoro e garantire un piano di rilancio per il settore automobilistico italiano.
In verità i fratelli Elkann non hanno solo guai aziendali ma anche legali. I fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann sono sotto indagine per frode fiscale legata all’eredità della loro nonna, Marella Caracciolo. L’inchiesta, avviata dalla madre dei fratelli, Margherita Agnelli, riguarda l’accusa di aver nascosto beni di valore come gioielli e opere d’arte per evitare il pagamento delle imposte di successione.
Secondo l’accusa, i tre avrebbero orchestrato lo spostamento di questi beni tra diverse proprietà, nascondendoli in modo tale da escluderli dall’eredità tassabile. Le indagini hanno portato al sequestro di beni per un valore di circa 74,8 milioni di euro.
Si tratta di una bruttissima disputa famigliare dagli esiti imprevedibili e che macchia ulteriormente l’immagine di una delle famiglie più influenti della storia italiana. Nobili decaduti, si direbbe. Si tratta di vicende che producono effetti negativi su quella famiglia ma creano altresì danni enormi al nostro Paese, che per decenni ha aiutato l’impero degli Agnelli con politiche compiacenti pagate a caro prezzo dai cittadini-contribuenti e ora assiste al suo definitivo tramonto.