Milioni di euro dal Qatar per moschee e scuole coraniche.
Hanno un sacco di soldi gli islamici d’Italia. Decine di milioni di euro dal Qatar per finanziare la costruzione di nuove moschee, scuole coraniche e centri culturali islamici. Con il benestare di sindaci e monsignori del luogo. Brescia, Mirandola, Vicenza e Piacenza hanno ospitato nei giorni scorsi la delegazione della Qatar Charity per inaugurare i rispettivi centri islamici. Ma sono soltanto gli ultimi: la mappa delle moschee finanziate dal Qatar va da Milano a Catania.
fine maggio Brescia, Saronno, Mirandola, Vicenza e Piacenza hanno assistito all’arrivo della delegazione della Qatar Charity per inaugurare i rispettivi centri islamici, ristrutturati, costruiti ex novo oppure in via di ristrutturazione. A tutte le cerimonie hanno partecipato le autorità locali – sindaci, forze dell’ordine, religiosi – sia i gestori dei centri islamici sia il direttivo Ucoii cui afferiscono tutti i centri sponsorizzati dal Qatar.
La delegazione qatarina era costituita, a quanto riportato dalle cronache locali, da Hamad bin Nasser bin Jassem al Thani, presidente del consiglio di amministrazione di Qatar Charity, Youssef bin Ahmed al-Kawari, direttore esecutivo di Qatar Charity, Ahmad al-Hammadi, predicatore e dirigente della Qatar Charity, Ayyoub Abouliaqin, ex dirigente dell’Associazione Amal a Mulhouse in Francia e ora dirigente della Qatar Charity Uk – associazione fondata nel 2014 per seguire i progetti europei-, Salah al-Hammadi, vice-presidente di Qatar Charity Uk e infine Khalid Aaunallah, responsabile della verifica dei progetti in atto sempre per il ramo britannico della ong. Per l’Ucoii sempre presenti il presidente Izzeddin Elzir e il tesoriere Mohamed Ibrahim, attualmente anche Presidente di Alleanza Islamica d’Italia, membro del Consiglio della Federazione delle Organizzazioni islamiche in Europa e Presidente del Centro Islamico Omar Ben El Khattab a Torino.
A Brescia, martedì 24 maggio, in occasione dell’inaugurazione del parcheggio davanti al centro islamico di via Corsica alla presenza dell’assessore alla Partecipazione dei cittadini Marco Fenaroli in rappresentanza del Comune, si tenuto un ricevimento al quale sono accorsi oltre ai suddetti ospiti d’onore anche altri membri della galassia Ucoii, quali Maher Kabakebbji e Souheir Katkhouda - genitori di Abdallah Kabakebbji e suoceri della candidata per il Pd milanese Sumaya Abdel Qader -; il presidente dell’Associazione Islamica Italiana degli imam e guide religiose – che di recente ha invitato l’imam antisemita kuwaitiano Tareq al-Suwaidan, Anwar al-Nehmi, originario dello Yemen e legato al Consiglio Islamico di Verona; Yassine Baradei, legato al Caim e alla Comunità islamica di Piacenza e tanti altri ancora. Un vero happening in vista di investimenti futuri in città dove si attende la costruzione di una nuova moschea.
Il 25 maggio è stata la volta del Centro Islamico al-Ikhlas di Mirandola (Modena). In presenza del sindaco Maino Benatti, autorità e religiosi si è tagliato il nastro per un investimento costato circa 500.000 euro alla Qatar Charity e 611.000 alla Regione Emilia Romagna. Sempre il 25 maggio la delegazione si è recata a Piacenza presso la comunità islamica della città e ha altresì incontrato le massime cariche cittadine assieme a delegazioni diplomatiche e imprenditoriali, come i rappresentanti di Confindustria e Confapi di Piacenza. Ad accompagnare la delegazione il direttore della Comunità Yassine Baradei che, come si legge sul sito del Caim, è “Responsabile dell’area Comunicazione e del Fundraising è Yassine Baradai. Laureando in Scienze Politiche, con indirizzo Relazioni Internazionali e Istituzioni Europee, per lunghi anni è stato impegnato nel mondo del non-profit ricoprendo diverse posizioni dentro l’ong Islamic Relief Italia (2007 – 2012) fino a diventarne direttore (2012-2013); cofondatore di varie realtà islamiche tra cui l’Asmi – Associazione Scouts Musulmani d’Italia (2008) e l’Associazione Iqraa per lo Sviluppo e la Comunicazione Interculturale (2012). Baradei è anche responsabile del sito Halalandia.com che vende abbigliamento “halal” e anche libri di al-Banna e al-Mawdudi. Presente anche l’imam della Comunità lo yemenita Yassin Yafei, legato alla galassia della Fratellanza yemenita.
Il 26 maggio è stata la volta dell’inaugurazione del ristrutturato Centro Culturale Islamico “Ettawba” di Vicenza, in via Vecchia Ferriera che ha subito interventi per 900 mila euro, cifra coperta in buona parte dalla Qatar Charity. Presenti tra le autorità anche il consigliere regionale Stefano Fracasso (Pd), l’assessore alla Comunità e alle famiglie Isabella Sala e la consigliere Benedetta Miniuti (Vicenza Capoluogo). Fra gli altri ospiti anche i rappresentanti della questura e dei carabinieri, nonché monsignor Giuseppe Dal Ferro e Francesco Gasparini della Diocesi di Vicenza. Infine, il 28 maggio è stata la volta del Centro islamico di Saronno, come annunciato dal sito della Qatar Charity, ancora una volta alla presenza di autorità civili e religiose e dell’imam yemenita Najib al-Barid.
Tutti gli eventi sono stati sponsorizzati da Ucoii, Qatar Charity e Ghaith.net. Il progetto Ghaith è stato avviato lo scorso mese di Ramadan dalla stessa Qatar Charity, prevede la promozione della conoscenza dell’islam in modo particolare in Europa ed è gestito dal Ahmed al-Hammadi, membro della delegazione qatarina. Al-Hammadi è un uomo chiave, impegnato nelle operazioni di da’wa, proselitismo, tanto da essere uno dei segretari della Organizzazione per la Da’wa islamica (Munazzamat al-da’wa al-islamiyya), legata alla Fratellanza, che promuove l’islamizzazione dell’Africa attraverso le opere caritatevoli.
Nel 2012 Al-Hammadi si trovava in Egitto, in piena epoca Morsi, in un campo di formazione per leader per incontrare 180 giovani provenienti da Gaza, nel settembre 2013 chiamava a versare fondi per acquistare una chiesa da trasformare in moschea sull’isola di Jersey. Inoltre le 29 puntate della trasmissione da lui condotta per illustrare i progetti della Qatar Charity in Europa, per presentare i convertiti all’islam e la cultura islamica in Europa – sottolineando tra l’altro che i cristiani hanno dato fuoco ai libri musulmani in Andalusia – è stata prodotta, come ha ben spiegato l’ex Fratello musulmano francese Mohamed Louizi, da una società la “Four Frame Media Services” fondata nel 2012 con fondi della Qatar Charity e di altri Fratelli tra cui lo shaikh Nayef al-Ajmi che ha firmato nel 2013 un appello al jihad in Siria insieme ad altri esponenti della Fratellanza, tra cui Yusuf al-Qaradawi e Rached al-Ghannouchi.
Nessuno stupore sulla provenienza dei quattrini per l’Ucoii poiché il 3 maggio scorso il presidente Izzeddin Elzir dichiarava a La Stampa: «In questi ultimi tre anni grazie al direttivo dell'Ucoii è stato fatto un lavoro di raccolta fondi molto valido con il Qatar che ci ha consentito di procurarci 25 milioni di euro. Sono soldi del Qatar Charity, non del Qatar Foundation che invece fa investimenti per lo Stato del Qatar come quelli in Sardegna. Io ho rapporti con persone che vogliono donare, la Qatar Charity garantisce trasparenza, tracciabilità tra chi dona e chi riceve». Precisando ulteriormente che «È il popolo, non lo Stato che ci finanzia. Il rapporto tra Stati islamici e islam è grande».
Già nel gennaio 2013 l’organizzazione qatarina ha emesso un eloquente comunicato stampa in cui si leggeva: «La Qatar Charity sta realizzando un numero di progetti importanti in Sicilia con un investimento di circa 11 milioni di riyal [circa 2.355.430 Euro]. Siffatti progetti riguardano i seguenti centri islamici: centro islamico di Ispica con un investimento di 1.200.000 di riyal [circa 256.956 euro], il centro islamico di Catania con un investimento di 2 milioni di riyal [circa 428.260 euro], il centro islamico di Messina con un investimento di 4.105.000 riyal [circa 879.003 euro] e il centro islamico di Comiso con un investimento di 3.782.000 riyal (circa 809.839 euro)».
Il comunicato annunciava altresì che «la Qatar Charity si sta attivando per finanziare sette altri centri islamici con circa 17milioni di riyal (circa 4 milioni 2500.000 euro) in alcune città italiane ovverosia: Mazara del Vallo, Palermo, Modica, Barcellona, Donnalucata, Scicli e Vittoria». Il sito della fondazione qatarina alla voce donazioni un anno fa elencava le seguenti voci relative ai progetti italiani: Centro culturale islamico di Saronno, Centro al-Radwan di Colle Val d’Elsa, Centro culturale islamico di Frosinone, acquisto e ristrutturazione per moschea e centro islamico a Lecco e a Roma, Centro islamico di Comiso, Centro Islamico di Sant’Angelo, Centro islamico di Ferrara, costruzione del più grande centro islamico in Italia a Bergamo, acquisto centro islamico a Mazara del Vallo, sostegno dei centri islamici in Sicilia, progetto costruzione della moschea a Milano Sesto San Giovanni, sostegno per 14 centri islamici di diverso utilizzo in Italia. I 14 centri islamici, indicati dalla Qatar Charity, sono: i centri islamici di Modena, Città di Castello, Vicenza, Verona, Torino, Mortara, Olbia, Mirandola, Taranto, il Centro islamico Milli Gorus a Milano, i centri islamici di Argenta (Ferrara), Gavardo (Brescia), Quingentole (Mantova) e un altro centro islamico in provincia di Mantova.
Ne consegue che le recenti inaugurazioni sono solo la punta dell’iceberg degli investimenti del piccolo, ma estremamente ricco emirato che investe in hotel, ospedali, negli immobili nel nostro Paese e in tutta Europa. Ebbene, Qatar Charity che sembra avere il monopolio dei finanziamenti all’islam europeo, ma non solo, ha sia un passato ambiguo e controverso sia un presente che la vede finanziare quasi esclusivamente la galassia della Fratellanza musulmana. Di recente è stato reso noto che anche la moschea di Centocelle a Roma, gestita da Mohamed Ben Mohammed – tunisino legato a Ennahdha - ha firmato l’acquisto dell’ex mobilificio di Stefano Gaggioli, ex presidente di Sviluppo Italia, per quattro milioni di euro, grazie a un finanziamento della Qatar Charity all’Ucoii.
Ma l’afflusso di denaro ha anche creato qualche problema all’Ucoii stessa. A Bergamo il tesoriere della Ucoii, Ibrahim Mohamed, ha denunciato Imad El Joulani, presidente (ora estromesso) della moschea di via Cenisio, per avere stornato cinque milioni di euro sul conto di una società legata a un'associazione da lui fondata. Non solo a Ravenna un’organizzazione di donne musulmane ha denunciato la gestione della moschea al-Radwan, costruita con finanziamento della Qatar Charity, per essere troppo conservatrice e discriminatoria.
Per concludere, qualche riflessione e interrogativo. Siamo certi che l’enorme afflusso di denaro proveniente da un unico Paese verso un’unica associazione che non rappresenta tutti i musulmani residenti in Italia né tutte le anime dell’islam sul nostro territorio, non possa scatenare la reazione della maggior parte dei musulmani che non si sentono rappresentati dall’ideologia dei Fratelli musulmani? Siamo certi che l’afflusso di denaro venga diretto solo ai centri islamici e non serva per aumentare il potere contrattuale dell’Ucoii presso le autorità e le istituzioni? Siamo certi di andare nella giusta direzione laddove, ad esempio in Austria, con la riforma dell’Islamgesetz, la legge sull’islam, si è deciso di bloccare qualsiasi interferenza – finanziaria in primis – dall’estero? Siamo certi che questi enormi investimenti non provocheranno, a lungo termine, una reazione tra i musulmani residenti in Italia nei confronti del monopolio politico e finanziario della Fratellanza sull’islam?
Sarebbe bello pensare che un bel centro islamico finanziato dal Qatar sia la soluzione? Quale islam promuoverà, che cosa si insegnerà? Ebbene gli studi recenti sulla radicalizzazione confermano che le moschee non sono la soluzione, per lo meno non sono l’unica soluzione alla marginalizzazione. Forse il business con il Qatar sta facendo dimenticare, sia alle autorità sia all’islam organizzato, i problemi reali dei musulmani nel nostro Paese che vanno oltre il diritto sacrosanto di poter pregare.