Milano-Roma, un nuovo patto del Nazareno sui sindaci?
Il commissario Tronca sembra l'uomo giusto per voltare pagina a Roma e indirizzare la macchina comunale verso una gestione ordinata e responsabile. Ma fra qualche mese il Pd dovrà individuare anche un candidato per il Campidoglio, dopo l’endorsement berlusconiano in favore di Alfio Marchini. E a Milano…
La politica nelle ultime settimane è stata sconfitta. Ma quella romana ha perso due volte. I frequenti commissariamenti della politica da parte degli altri poteri, in particolare di quello giudiziario, sono segni dei tempi. Rivelano l’incapacità dei partiti di selezionare prime file e quadri locali all’altezza dei compiti. Roboanti inchieste che hanno falcidiato intere classi dirigenti, molto spesso inadeguate e disoneste, sono state l’unico vero filtro selettivo per chi ha gestito il potere negli ultimi anni. Il resto è stata cooptazione verticistica.
Ma la politica romana si è dimostrata ancora più deludente. La penosa vicenda del sindaco Marino ha contribuito all’appannamento dell’immagine della Capitale, con l’aggravante che questa telenovela di un primo cittadino marziano e inviso al suo stesso partito si è consumata a poche settimane dall’inizio del Giubileo. E per salvare il salvabile ed evitare la deriva amministrativa e anche socio-culturale della città è stato spedito a Roma un commissario al di sopra di ogni sospetto, che, guarda caso, pur essendo palermitano di origine, è milanese di adozione e orgoglioso di vivere a Milano.
Si tratta di Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano. È la consacrazione limpida e cristallina del primato meneghino, la declinazione attuativa del monito di Raffaele Cantone che, solo qualche giorno fa, aveva rilanciato il primato morale del capoluogo lombardo, accusando Roma di essersi dimostrata «ancora priva degli anticorpi necessari per contrastare la corruzione». Era stato proprio il Presidente dell’Anticorruzione ad auspicare una svolta nella governance del Campidoglio, in vista del Giubileo. La fulminea nomina di Tronca apre un new deal dopo Mafia Capitale e rappresenta un’efficace risposta alle insinuazioni dell’ex sindaco Marino sulla presunta saldatura destra-sinistra per boicottare la sua battaglia contro la legalità e per assecondare in modo subdolo le mire della malavita sulla gestione degli affari cittadini.
Ma il neo commissario è stato esplicito e, non amando i riflettori, è stato anche molto schietto nell'ammettere che non potrà essere lui a fare miracoli: «Il modello Expo, che si è rivelato vincente». ha chiarito, «non potrà essere esportato a una realtà come Roma, profondamente diversa da Milano, bensì solo adattato». Questo significa che Tronca non crede di avere la bacchetta magica. Farà una squadra di persone super partes e in grado di restituire serenità alla capitale e cercherà di ripristinare condizioni normali per lo svolgimento delle prossime elezioni amministrative, che si terranno nella primavera 2016. L’obiettivo di Renzi, che ha voluto lanciare al Paese un segnale chiaro (Milano fornisce a Roma una risorsa preziosa per tentare di bissare con il Giubileo il successo di Expo), è di stemperare le tensioni delle ultime settimane sul caso Marino. Palazzo Chigi guarda al Giubileo come chance per provare a ribaltare l'immagine negativa degli ultimi mesi, costruita dalla cattiva amministrazione di Marino e da Mafia Capitale.
Tronca sembra l'uomo giusto per voltare pagina. Persona perbene e con uno spiccato senso della legalità, saprà, al riparo da condizionamenti di ogni tipo, indirizzare la macchina comunale verso una gestione ordinata e responsabile. Ma fra qualche mese il Partito Democratico dovrà individuare anche un candidato per il Campidoglio, dopo l’endorsement berlusconiano in favore di Alfio Marchini. Quest’ultimo, strategicamente, si è subito divincolato mediaticamente dall’abbraccio di Berlusconi, che potrebbe risultargli fatale. Meglio non venire etichettato come il candidato del centrodestra in una fase in cui neppure il disastro Marino è riuscito a riabilitare fino in fondo agli occhi dell’elettorato romano la coalizione guidata da Silvio Berlusconi. «Non sono né di destra né di sinistra», ama ripetere Marchini, annunciando una sua lista civica, che potrebbe prendere al ballottaggio i voti decisivi sia di Renzi sia di Berlusconi, e battere il candidato grillino, che quasi sicuramente sarebbe lo sfidante.
C’è, infatti, chi parla già di “Nazareno-bis” sull’asse Roma-Milano. A Roma Renzi sa già che ben difficilmente potrebbe vincere con un candidato di stretta osservanza piddina. Troppo appannata l’immagine del partito dopo Mafia Capitale e dopo la disastrosa gestione del caso Marino da parte del commissario dem Matteo Orfini. Uno come Marchini potrebbe quindi rappresentare il cavallo su cui puntare al secondo turno, in un eventuale ballottaggio con il candidato del Movimento Cinque Stelle.
A Milano i favori del pronostico sono tutti per Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015, che, tuttavia, non ha ancora sciolto la riserva circa la sua candidatura a sindaco per il centrosinistra. Pare che tra i suoi sponsor della prima ora ci sia anche Bruno Ermolli, manager dell’entourage berlusconiano. Renzi lo candiderebbe per Palazzo Marino, il centrodestra gli contrapporrebbe un candidato “debole”. Al secondo turno, i voti del centrodestra potrebbero poi convergere su Sala, che sconfiggerebbe l’eventuale sfidante grillino. Se, per ora, da Milano a Roma c’è stato solo un “travaso” di legalità, con il trasferimento di un volto credibile come quello di Tronca, nella primavera 2016 sull’asse Milano-Roma potrebbe saldarsi una intesa politica tra desta e sinistra, non dichiarata, eppure pressoché invincibile.