Migranti, Delrio suona uno stonato inno alla gioia
Mentre il ministro degli Interni sta pensando al blocco dei porti, il suo collega alle Infrastrutture Delrio si augura invece che l'inno alla gioia risuoni ogni volta che una nave carica di migranti approda in un porto italiano. Qualcuno aggiorni il ministro sui dati insostenibili.
I flussi migratori sono insostenibili, malgrado lo sforzo straordinario affrontato dal nostro paese. Lo ha detto il Primo ministro Paolo Gentiloni il 29 giugno, partecipando a Berlino al vertice preparatorio del G20. Il giorno precedente il Ministro dell’Interno Marco Minniti aveva ipotizzato la possibilità di negare l’accesso ai porti italiani a navi battenti bandiera straniera che trasportano emigranti illegali, provvedimento di cui l’ambasciatore italiano presso l’Unione Europea, Maurizio Massari, ha già informato i colleghi, motivandolo con ragioni di sicurezza nazionale.
Flussi migratori insostenibili, problemi di sicurezza nazionale? Ma se letteralmente fino a ieri, e per anni, gli italiani sono stati esortati all’accoglienza e rassicurati sulle conseguenze economiche e sociali dell’immigrazione illegale, e guai a obiettare, sollevare dei dubbi, porre delle domande.
Abbiamo bisogno di milioni di immigrati, per ovviare alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione, ci è stato detto fino a ieri. In Italia ne servono ogni anno 160.000 per tenere in piedi il sistema pensionistico che se no crolla, sosteneva Emma Bonino, parlando a marzo alla convention del Pd al Lingotto di Torino. Nel solo settore scolastico – ha poi spiegato – oggi, senza gli immigrati e i loro figli, ci sarebbero 78.000 insegnanti disoccupati. Intervenendo a maggio, a Milano, al convegno “Fondamenta-L’Italia nel mondo nuovo”, organizzato dal Movimento democratico e progressista, Massimo D’Alema ha affermato che nei prossimi 20 anni l’Unione Europea avrà bisogno di 30 milioni di immigrati per mantenere un rapporto sostenibile tra chi lavora e chi è in pensione. Senza gli immigrati, ha aggiunto, già adesso in Italia non si saprebbe come assistere gli anziani, l’agricoltura crollerebbe e non si potrebbero pagare le pensioni.
Gli immigrati producono l’8% del Prodotto interno lordo, anzi di più, il 12% e quindi “non ne possiamo fare a meno”. Siccome il Pil misura il valore di mercato di tutti i beni e i servizi prodotti in un paese, anche gli stranieri che non guadagnano abbastanza per mantenersi senza aiuti assistenziali e persino gli immigrati illegali che non lavorano e sono interamente a carico della collettività “producono” Pil. Rallegriamoci, ci è stato detto, perchè decine di migliaia di italiani lavorano grazie al fatto che centinaia di migliaia di nuovi arrivati devono mangiare, vestirsi, avere una casa, spostarsi, essere curati, imparare l’italiano, andare a scuola, frequentare corsi di avviamento al lavoro, e inoltre occupano il tanto tempo libero a disposizione svolgendo attività ricreative... poco importa che siano quasi del tutto a carico di enti pubblici e di cooperative finanziate con denaro pubblico, grazie a loro il Pil aumenta.
Ma allora limitare l’afflusso degli immigrati illegali è un errore. Quanti più ne arrivano, tanto meglio. Benedette le Ong, che li vanno a prendere quasi in Libia riducendo i tempi e i rischi della traversata del Mediterraneo, e in fin dei conti un grazie anche alle organizzazioni criminali che, seppure a caro prezzo, li trasportano da casa fino a noi, aiutandoli a superare frontiere e mille difficoltà, cosa che da soli non riuscirebbero a fare.
Comunque – ci è stato detto fino a ieri – se anche non fossero così utili alla nostra economia e alla nostra società, tuttavia andrebbero accolti. Nessuno va respinto perchè sono pur sempre dei profughi, anche se non proprio come quelli che fuggono da conflitti e persecuzioni, e sono persone disperate, anche se non proprio come quelle che vivono sotto la soglia di povertà e patiscono la fame. Mario Morcone, ex capo dipartimento Liberà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno e ora capo Gabinetto al Ministero dell’Interno, da sempre rifiuta la distinzione tra rifugiati e migranti economici: “parliamo di persone – dice – è una distinzione inaccettabile”.
Sta di fatto che il Ministro Minniti pensa a un blocco dei porti. Ma il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, come responsabile della Guardia costiera e delle operazioni di soccorso agli emigranti lo esclude. Nessun porto deve essere chiuso: “Non stiamo rinunciando a quei principi di umanità che l’Italia ha messo in campo con Renzi e Gentiloni” ha detto in una intervista al Corriere della Sera pubblicata il 30 giugno; e vuole che “l’Inno alla gioia si suoni anche quando sbarcano le navi dei migranti e non solo per celebrare il sogno europeo”. Dall’Europa “vogliamo risposte perchè gli sbarchi sono aumentati del 14% e per le condizioni terribili di povertà e instabilità dei paesi di provenienza come Siria e Libia” dice ancora il ministro Delrio, purtroppo dimostrando di non essere aggiornato sulla situazione creatasi negli ultimi 18 mesi in Italia. Gli arrivi sono infatti aumentati del 18% nel 2016, rispetto al 2015, e del 18,71% nei primi sei mesi del 2017, rispetto allo stesso periodo del 2016. Inoltre di libici e siriani quasi non ne arrivano in Italia. Il Ministero dell’Interno informa che al 30 giugno 2017 nè Libia nè Siria figurano tra le prime dieci nazionalità dichiarate dagli immigrati allo sbarco e su quasi 60.000 richieste di asilo presentate da gennaio a maggio solo poco più di mille sono di cittadini siriani.