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Migliaia al Monastero wi-fi: la pastorale che riempie le chiese

A nove mesi di distanza dal primo appuntamento, il 19 ottobre torna a Roma il Monastero wi-fi, che conta già circa 1.700 iscritti uniti dalla ricerca di Dio «Siamo tutte persone che vivono vite normali spesso anche complesse, ma che con la preghiera e l’impegno si sono messe al Suo servizio», dice alla Nuova BQ una delle ideatrici, spiegando la genesi di un’iniziativa il cui fine è «salvarci l’anima insieme».

Ecclesia 16_10_2019

Mentre le chiese si svuotano e ci si domanda come riempirle, a Roma migliaia di persone si incontreranno per la seconda volta solo per pregare insieme, partecipare alla Messa e comprendere come imparare a conoscere la Parola di Dio. Com’è possibile che al prossimo raduno del monastero wi-fi (nato in seguito alla pubblicazione del libro di Costanza Miriano, Si salvi chi vuole) accorra da tutta Italia e dall’estero, pagandosi biglietti aerei o viaggiando in autobus tutta la notte, un popolo così numeroso lo ha spiegato alla Nuova BQ Monica Marini, fra le ideatrici dell’evento che si è tenuto per la prima volta a Roma il 19 gennaio di quest’anno e che si ripeterà nella capitale il prossimo 19 ottobre (qui il programma).

Monica, come avete pensato di riuscire a dar vita a un evento tanto grande e impegnativo?
Premetto che l’evento del 19 gennaio scorso è stato del tutto imprevedibile. Siamo infatti partite con un’idea piccola che ci pareva grande insieme. Dopo aver letto il libro di Costanza Miriano, Si salvi chi vuole, alcune persone hanno cominciato a seguirne le direttive e a conoscersi tramite internet. Non ci bastava, volevamo incontrarci in carne e ossa. Allora ho pensato a una giornata di preghiera insieme e l’ho proposta a Costanza. Pensavamo di ritrovarci in un centinaio di persone, tanto che inizialmente avevamo prenotato una parrocchia di Roma. Ma poi, lanciata l’idea, le iscrizioni crescevano: i numeri passavano da 300 a 700, poi a 1000, a 2000 fino a 2.500. Quindi ci siamo attrezzati in itinere, cambiando continuamente programma. Eravamo davanti a una cosa più grande di noi che evidentemente non poteva essere portata avanti con le sole nostre forze.

Chi vi ha aiutato a quel punto?
Il Signore quando gli piace una barca lo capisci perché si mette Lui al timone e fa grandi cose con strumenti miseri. Noi abbiamo solo cercato di seguire la scia di questa barca. Ci voleva pronte al Suo servizio, senza preoccuparci. Siamo andate avanti navigando a vista, senza sapere dove il Capitano ci avrebbe portato e alla fine siamo approdate addirittura a San Giovanni in Laterano: abbiamo avuto tanti ostacoli per arrivarci, ma ogni volta rimettevamo il timone in mano a Lui che dalle difficoltà ha tratto cose ancora più grandi di quelle a cui potevamo aspirare, come per dimostrarci cosa vuol dire quando si vive affidati.

Ci parli del prossimo raduno?
Voglio premettere che siamo tutte persone che vivono vite normali, spesso anche complesse, ma che con la preghiera e l’impegno si sono messe al Suo servizio. Il Signore anche questa volta ci sta portando avanti lasciandoci sempre con dei punti interrogativi e degli incidenti di percorso organizzativi: oggi ci mancano ancora i libretti e fino a ieri eravamo in sospeso su tutta la scaletta. Ma ci siamo armate degli strumenti che usiamo sempre quando siamo in allarme: parlo del digiuno, del rincaro della preghiera fino ai Gloria al Padre detti in contemporanea da varie città… Il Signore oggi ci ha già stupito risolvendo un grosso problema con effetti speciali.

Quanti e chi sarete il 19 ottobre?
Ad ora siamo a 1700 iscritti circa. Ci sono persone di tutti i tipi, giovani e non, con famiglia o soli: quando si iscrivono ci vogliono anche dire chi sono. È bello perché ci permette di accogliere e far sentire accolta gente che ci raggiunge da tutta Italia ma anche dall’estero, penso a chi viene dalla Svizzera, dalla Romania o dalla Francia.

Si può dire che il modello di ascesi proposto da Si salvi chi vuole è quello a cui la Madonna a Medjugorje invita da quasi 40 anni tutto il mondo?
È proprio così. Devo dire che il fatto che sia stato incarnato e proposto ha generato tutto quello di cui ho raccontato, dimostrando che la pastorale della Madonna “funziona”. Per la precisione è nato tutto da una intervista che feci a Costanza quando venne a parlare del suo libro qui a Genova, dove abito. Prima che uscisse, infatti, mi aveva mandato di volta in volta i capitoli che scriveva e che avevo avuto modo di meditare per tutta l’estate. Dopo la pubblicazione incontravo gente per la strada che mi chiamava consorella e che mi chiedeva di incontrarci per pregare insieme, oltre che in comunione spirituale. Così è accaduto in altre parti d’Italia. L’idea di usare il termine “monastero wi-fi” è stata una grazia perché esprime bene la Comunione dei Santi, ma anche l’idea stupenda per noi laici di salvarci in cordata.

Come dice la Madonna: «…vi invito a rinascere nella preghiera ed a diventare con mio Figlio, attraverso lo Spirito Santo, un nuovo popolo. Un popolo che sa che se perde Dio ha perso se stesso. Un popolo che sa che, nonostante tutte le sofferenze e le prove, con Dio è sicuro e salvo. Vi invito a radunarvi nella famiglia di Dio e a rafforzarvi con la forza del Padre. Come singoli, figli miei, non potete fermare il male che vuole regnare nel mondo e distruggerlo».
È così, perché la quotidianità e la frenesia della vita ti distraggono, ma se ci sono altri che ti richiamano poi riesci a essere fedele allo spazio quotidiano da dedicare a Dio. Poi c’è l’aiuto concreto: io, ad esempio, ho una persona che non sta bene lontana da me e che non posso andare a trovare, perciò ho chiesto a una “monaca wi-fi”, che peraltro non ho mai visto di persona, di andare e lei domani va. La bellezza di vivere insieme la vita orizzontale nasce dal fatto che siamo collegate in verticale. Per questo uno spende per i biglietti aerei o viaggia in bus tutta notte.

Quali sono i vostri programmi per il futuro?
Durante il primo raduno del monastero ci siamo conosciuti e abbiamo parlato in generale del monastero nel nostro cuore e del desiderio/bisogno di viverlo con altri. Il 19 ottobre sarà tutto incentrato sulla Parola di Dio, poi ogni anno metteremo a tema uno dei cinque pilastri (Parola di Dio, preghiera, digiuno, Eucarestia, Confessione). Diversi sacerdoti santi (come potete vedere dal programma) ci parleranno, il che basterà per un anno intero. So che sarà una giornata forte e di grazia assoluta. Abbiamo già visto i frutti del primo raduno: senza alcuna sollecitazione i monasteri si sono moltiplicati in tutta Italia, in città e in paesini dove ci si vede per pregare e far pregare, perché il nostro unico obiettivo è salvarci l’anima insieme.

Come vivete la proposta che fate nella quotidianità?
Il 19 ottobre pregheremo il Rosario durante il pranzo per dire che si può farlo anche mentre si guida o si mangia appunto. E se due litigano quando sono in fila alla posta, o alla guida, posso pregare per loro lanciando, in vite di sofferenza e quindi di rabbia, bombe di bene. L’obiettivo del monastero è di far pregare anche perché è da qui che nasce l’azione, i cambiamenti e le conversioni delle vite e di intere famiglie. Ci sono monache che mi mandano messaggi di questo tipo: “Prega in questo momento che mio marito ha dato di matto.. mio figlio è andato via di casa…” e tu interrompendo tutto quello che stai facendo, o facendo quello che devi, preghi, certa che è il massimo che puoi dare. Poi, se Dio vorrà, andrai pure a trovare chi ti ha contattato, ma alla base dell’azione c’è la preghiera e l’affidamento a Dio. Tutto nasce da lì.

Il format dei monasteri sparsi per l’Italia è sempre lo stesso?
Direi di sì, basta avere un sacerdote e una chiesa. Non si fa formazione, solo catechesi, Messa e adorazione eucaristica. Martedì 8 ottobre, ad esempio, si è radunato il monastero di Firenze con una ottantina di persone. Tutti i monasteri si incontrano poi a Roma una volta all’anno.

Le Chiese sono vuote, ma voi dimostrate che una via c’è e che è una pastorale semplicissima a cambiare i cuori e convertire il mondo.
I numeri dimostrano che la pastorale della Madonna è la più semplice e nello stesso tempo la più altamente teologica ed efficace. È “la pastorale delle ginocchia”, io lo dico sempre: è dalle ginocchia, ossia dalla preghiera che scaturisce tutto. Basta poco per cambiare i cuori. Ci vuole una forte preghiera perché la Chiesa, per attrarre gli uomini, ha bisogno della grazia di Dio che nasce dall’orazione. Da qui la carità: le offerte del 19 ottobre saranno raccolte per “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Se infatti non prego posso anche essere buona e fare buone cose, ma finisce lì perché porto solo me stessa, mentre seguendo la Madonna, pregando, digiunando e vivendo i sacramenti posso offrire al mondo ciò di cui ha sete: Dio.