Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL VIDEO

Messe sospese: i francesi si oppongono cantando

Lo stop delle celebrazioni da parte di Macron ha portato i vescovi francesi a chiedere la revisione della decisione al Consiglio di Stato che l'ha respinta. Ma i cattolici non si sono arresi e stanno protestando a centinaia pregando e cantando alla Madonna fuori dalle loro cattedrali. Dando così un segno al mondo di una fede cresciuta nel nascondimento ma destinata ad invadere il mondo.

Attualità 13_11_2020

Ci sono poche cose che aiutano a comprendere quale volto avrebbe l’Europa, oggi dilaniata dai conflitti sociali interni e dall’islamismo violento, se il cristianesimo fosse vissuto come sua espressione anziché rimanere relegato nelle chiese, oggi quanto mai in pericolo. Perciò colpisce il cuore il video di centinaia di cattolici che pregano in ginocchio il Rosario fuori dalla cattedrale di Saint Louis a Versailles, cantando l’Ave Maria, la cui melodia francese angelica viene interrotta solo dal vagito di qualche bambino, prefigurando la beatitudine della lode eterna a Dio del popolo del Paradiso.

Sono sempre di più i giovani e le famiglie francesi che si stanno radunando sui sagrati delle loro meravigliose chiese per pregare, rispondendo così all’impedimento del governo di Macron di celebrare le Messe dal 3 novembre al primo dicembre. La decisione, presa in seguito al nuovo lockdown (che non impedisce le manifestazioni, non ha ordinato la chiusura delle scuole e permette il proseguimento delle attività essenziali) non ha lasciato tranquilli né i cattolici né i loro vescovi che hanno chiesto la revisione della decisione al Consiglio di Stato.

Il Consiglio di Stato ha però respinto la richiesta nonostante le proteste anche di parte dell’opposizione governativa. Eppure le porte delle canoniche sono aperte per la preghiera personale e per la confessione. Perché, dunque, vietare la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, dati i distanziamenti e le protezioni rispettati in questi mesi dai fedeli? Non a caso la nota della Conferenza episcopale francese chiarisce che “è difficile capire come la pratica ordinaria della Messa promuova la diffusione del virus e ostacoli il rispetto delle protezioni più di molte delle attività che, invece, riprenderanno presto”.

Ecco perché i fedeli si sono organizzati per presidiare le chiese con l’astag #oursoulsmetter (“le nostre anime contano”), radunandosi a centinaia anche davanti alle cattedrali di Nantes (vedi qui) e di Lione mentre domenica prossima pregheranno a Parigi, Orléans, Bordeau, Rennes e Vannes. A dire che la salute fisica non può prescindere da quella dell’anima. Come sottolinea sempre la nota dei vescovi: “La dimensione spirituale e religiosa dell’essere umano contribuisce, siamo convinti, alla pace dei cuori, alla forza nelle prove, alla fratellanza tra le persone e a tutta la vita sociale”.

Quest’ultimo richiamo è vero non solo rispetto alla tentazione di chiudersi in casa per paura del virus ma anche in riferimento agli attentati, l'ultimo nella cattedrale di Nizza, che sottolineano l’acuirsi del conflitto interno alla Francia causato dal fondamentalismo islamico a cui il governo, anziché rispondere proponendo con forza una tradizione cristiana piena di proposta, preferisce il contenimento dei cristiani, illudendosi che ciò fermi il nemico ma senza accorgersi che è proprio il vuoto culturale del laicismo a dare spazio al fondamentalismo.

Vedere i cattolici cantare con dolcezza l’Ave Maria fuori dalle loro chiese dovrebbe quanto meno interrogare i governanti che preferiscono non guardare. Cosa permette a questa gente di non farsi determinare ultimamente dal terrore della morte per malattia o per sgozzamento (come accaduto ad una donna a Nizza)? Cosa permette a chi è stato colpito duramente dal nemico, vedendosi anche i suoi diritti democratici (la libertà di culto) sacrificati rispetto ad altri interessi, di rispondere con la bellezza del canto e con la forza di una presenza decisa?

Alle chiusure delle chiese durante il primo lockdown il cardinale Robert Sarah, prefetto del Culto Divino, aveva ricordato al popolo cattolico le parole di Gesù: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre…Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori", come a dire che in tempi duri come questi coloro che sono veramente legati a Dio e che non vanno in Chiesa solo per tradizione o doverismo, sarebbero emersi. E in effetti guardando alla testimonianza dei cattolici in Francia si capisce che il cardinale aveva ragione.

Certamente il fatto di avere i vescovi dalla loro parte sta aiutando il popolo francese a farsi sentire, ma c’è di più se già prima della pandemia in tutto il paese diversi giovani si sono uniti per presidiare le chiese, visti gli atti di profanazione e di odio crescenti (Il Ministero dell'Interno ha contato 996 atti contro i cristiani nel 2019 - una media di quasi tre al giorno). “Protège ton église” è l’associazione fondata l’anno passato che raccoglie ”i giovani...che sentono un peso reale di fronte al danno che inflitto al patrimonio conosciuto dai nostri genitori e nonni", come spiegato da uno di loro alla Cna.

Probabilmente mentre l’odio per la sua fede cresce in Occidente questa sta divenendo più forte e matura in chi decide di restarvi fedele. Come spiegò Luigi Maria Grignon de Montfort nel “Trattato della vera devozione a Maria”: “Saranno purificati dal fuoco di grandi tribolazioni e molto uniti a Dio...insegnando la via stretta di Dio nella pura verità, seguendo il santo Vangelo e non le massime del mondo...senza risparmiare o farsi condizionare, o temere nessun mortale per potente che sia. (Avranno)...il crocifisso nella mano destra e la corona del Rosario nella sinistra...Ecco i grandi uomini che verranno, ma che Maria farà sorgere per ordine dell’Altissimo, per estendere il suo impero su quello dei non credenti, dei pagani, dei musulmani. Ma come e quando avverrà tutto questo? Dio solo lo sa, dobbiamo tacere, pregare, desiderare e attendere: ho sperato, ho sperato nel Signore”.

Le immagini dei francesi in preghiera sono un piccolo segno di qualcosa che, pur nascosto, è destinato ad emergere sempre più nelle tribolazioni presenti. Come profetizzò don Luigi Giussani: “Quando i nemici verranno per sterminare il nostro popolo noi risponderemo con la bellezza dei nostri canti”, perché i cristiani sono così, lieti anche nelle tribolazioni potendo adorare Dio e forti, come dice il Montfort: “Saranno ovunque il buon odore di Gesù per i poveri e per i piccoli, mentre risulteranno odore di morte per i grandi”.