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MILANO

Messa ecumenica, Diocesi in affanno, ma c'è chi dice no

La notizia della messa ecumenica di Milano non impensierisce l'arcivescovo Delpini che fino ad ora si è rifiutato di prendere una posizione pubblica di condanna. Eppure il caso ha ferito i fedeli e sconvolto molti preti che hanno telefonato in curia. Solo l'Ufficio Liturgico si smarca e loda l'inchiesta della Bussola: "Non si fa ecumenismo al ribasso"

Editoriali 01_02_2019
L'arcivescovo di Milano Delpini

A meno di clamorosi colpi di scena, la vicenda della messa ecumenica celebrata nella chiesa di San Giovanni in Laterano di Milano, è destinata a rimanere un pericoloso precedente degli abusi compiuti sulla Santa Messa nel nome dell’ecumenismo. Ad oggi, nonostante l’appello della Nuova BQ e altri articoli di giornale, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini non ha ritenuto di prendere le distanze da una messa pericolosamente giocata sul filo dell’eresia. Nessuna dichiarazione pubblica, nessun richiamo formale al parroco, don Giuseppe Grampa, direttore del mensile diocesano Il Segno. E soprattutto nessun segno di correzione per far comprendere che quella di domenica 20 gennaio è stata una profanazione del Santo Sacrificio dell’altare.

Abbiamo già spiegato come siano inaccettabili per la dottrina, il magistero e il sensus fidei dei fedeli, oltre che per la loro salus animarum, i gravissimi abusi compiuti dalla pastora Battista su mandato del parroco che l’ha ospitata. Non serve tornarci. Quello che è interessante comprendere e riferire ai lettori è la chiusura inspiegabile che la Diocesi di Milano ha deciso di mettere in campo. Un vero e proprio muro, che alimenta il disinteresse e comunque la confusione tanto che, stando a quanto riferiscono alla Nuova BQ diverse fonti accreditate, non sono state poche le lamentele che fedeli, ma anche sacerdoti, hanno indirizzato alla diocesi attraverso i suoi uffici competenti la materia: l’Ufficio per l’Ecumenismo e quello delle Celebrazioni liturgiche.

Prova che c’è ancora un popolo cattolico che non vuole mettersi l’anello al naso del conformismo ecclesiale e alza la voce, quando è suo diritto, per farsi ascoltare.

Invece la Diocesi non ha messo in campo nulla. Nulla, come nulla è la risposta che l’Ufficio stampa della diocesi ha dato alla Bussola: “Se mai la Curia Arcivescovile riterrà opportuno esprimersi a riguardo dell’evento ecumenico al quale lei allude troverà segnalazione sul portale della Diocesi di Milano”, ci risponde con freddezza il portavoce della diocesi ambrosiana don Walter Magni mostrando una scarsa conoscenza del mondo della comunicazione e uno scarso rispetto per i professionisti del giornalismo. Restare attaccati ogni santo giorno per vedere che cosa succede? Come se i giornalisti che fanno domande siano studenti in attesa degli scrutini di giugno? Da notare che don Magni lo chiama “evento ecumenico” ed è curioso l’utilizzo di questo termine dato che si è trattato di una messa, ma violata dal comportamento della pastora che, lo ricordiamo, ha proclamato il Vangelo, predicato, distribuito la comunione e partecipato alla consacrazione.

Non va meglio all’Ufficio ecumenismo, dove un segretario ci informa che il responsabile è fuori ufficio: “E quando tornerà?”, chiediamo. “E’ all’estero, la prossima settimana. O forse il prossimo mese”, risponde facendo capire il grado di interesse verso una questione che l’ufficio dovrebbe invece affrontare di petto. Però una cosa ci viene detta: “L’evento in questione non era nel calendario delle celebrazioni ufficiali della diocesi per la Settimana per l’unità dei cristiani”. Una presa di distanza? Può darsi, ma ormai è troppo poco.

Non tutto è perduto, però. Chi invece ci ha risposto, e lo ha fatto con grande umanità e sensus fidei è invece il responsabile dell’Ufficio Liturgico Diocesano, don Claudio Magnoli, il quale ha risposto così alla nostra mail di chiarimenti:

Avete riassunto al meglio le norme liturgiche in vigore e la loro mens, che è quella di custodire la realtà della Parola e del Pane della vita nella sua accezione autenticamente cattolica, mistero santo della transustanziazione compreso, e di favorire la pietà dei fedeli che arriva all’ascolto della Parola passando dalla venerazione delle Sacre Scritture e alla comunione del Corpo e del Sangue di Cristo passando dall’adorazione delle Sacre Specie Eucaristiche. Ogni sacerdote cattolico sa (o dovrebbe sapere) che non dispone della liturgia secondo ciò che egli ritiene opportuno, ma che è stato ordinato sacerdote per essere ogni giorno a vantaggio dei fedeli un umile servitore della liturgia nel modo inteso dalla Chiesa. Il dialogo ecumenico sarà fruttuoso nella misura in cui non diventa un compromesso al ribasso”.

Parole che mostrano una contrarietà evidente dell’ufficio per l’iniziativa di don Grampa che viene così stigmatizzata neanche troppo implicitamente.

Le parole di don Magnoli alla Nuova BQ sono importanti: mostrano che in curia a Milano l’iniziativa di don Grampa non è stata presa bene da tutti. Resta ora da capire che cosa farà il vescovo Delpini: se prendere una posizione pubblica e “sconfessare” un sacerdote potente e influente dato che oltre che a dirigere il mensile diocesano, don Giuseppe Grampa è anche amico di molti personaggi della Milano bene, ramo istituzionale. O se invece richiamarlo in privato, ma correndo il rischio così di non rendere partecipi i fedeli del grave vulnus venutosi a creare.

O, infine, mettere la testa sotto la sabbia, continuando così a propagare queste ambigue e pericolose forme di ecumenismo al ribasso.