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SCENARI

Mes, Governo a rischio.Si riaffaccia la patrimoniale

Sembra che in Parlamento una maggioranza a favore del Mes non ci sia. Nei Cinque Stelle la battaglia è soprattutto ideologica e dal Quirinale fanno filtrare irritazione e, in caso di caduta del Conte due, il voto anticipato come unica strada, preceduto da un governo di transizione. Intanto Leu si gioca la solita carta patrimoniale. 

Politica 06_12_2020

Mercoledì in Parlamento il Governo rischia di ritrovarsi in minoranza sulla riforma del Mes. Il premier ieri in un’intervista a Repubblica lo ha escluso. Ma lo ha fatto più che altro per esorcizzare un rischio concreto. Talmente concreto che dal Quirinale fanno filtrare irritazione verso le forze di maggioranza e trapela la convinzione che, in caso di caduta del Conte due, l’unica strada resterebbe quella del voto anticipato, preceduto da un governo di transizione con un’altra guida più istituzionale e neutrale.

Attualmente la partita è molto complessa. Nei Cinque Stelle la battaglia è soprattutto ideologica. Riformare il Fondo Salva Stati potrebbe essere il primo passo per chiederne l’utilizzo e i grillini sanno che, se ciò accadesse, loro perderebbero definitivamente la faccia agli occhi dei loro elettori e simpatizzanti. Già si percepiscono scricchiolii nei gruppi parlamentari pentastellati, al punto che Beppe Grillo è dovuto intervenire per riaffermare la sua netta contrarietà al Mes e per stoppare i crescenti mugugni interni al Movimento. Ma la prova di forza annunciata da alcuni seguaci di Alessandro Di Battista in Parlamento potrebbe evidenziare le crepe nella maggioranza e accelerare la resa dei conti.

Il Pd insiste sulla necessità di utilizzare quei 37 miliardi europei che consentirebbero al nostro sistema sanitario di rigenerarsi e di affrontare con maggiore efficacia eventuali altre ondate del virus o future epidemie ed emergenze sanitarie. Il centrodestra si è ricompattato dopo il “no” a sorpresa di Silvio Berlusconi, anche se ampi settori di Forza Italia hanno visto questa scelta del Cav come una resa a Matteo Salvini e ribadiscono la necessità di accedere al Mes, vista anche l’incertezza degli altri aiuti Ue. In ogni caso, sembra che in Parlamento una maggioranza a favore del Mes non ci sia. Andrà più che altro valutato il grado di divisione nelle forze politiche su quel tema e i riflessi sugli equilibri interni al Governo.

Anche la partita del Recovery Fund rimane avvolta nel mistero. Non ci sono certezze sui tempi di erogazione di quei sussidi, in parte a fondo perduto in parte sotto forma di prestito, che per l’Italia ammonterebbero a 209 miliardi e che, stando alle dichiarazioni di Giuseppe Conte, dovrebbero essere indirizzati verso tutte le aree strategiche per la ripartenza del Paese, due su tutte il green e il digitale.

Ma la battaglia tra i partiti riguarda l’individuazione dei soggetti che gestiranno quelle ingenti somme e i relativi progetti. Il premier vorrebbe accentrare tutto su di se e quindi ha annunciato una cabina di regia con il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, con quello dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli e con sei manager, affiancati da ben 90 esperti (inizialmente sembrava dovessero essere addirittura 300).

Pd e 5 Stelle temono che Giuseppi voglia fare tutto da solo e hanno deciso di incalzarlo. Non meno preoccupato Matteo Renzi, che fa il tifo per un nuovo governo senza Conte e avvisa Palazzo Chigi che, in caso di voto sfavorevole mercoledì sul Mes, la strada delle dimissioni diventerebbe obbligata.

Vero è che il Governo sembra orientato a coinvolgere una pletora di tecnici per gestire la partita del Recovery Fund, che invece meriterebbe una piena investitura della politica (anche delle opposizioni), senza scorciatoie e fughe dalla responsabilità. Ancora una volta, quindi, la tentazione dell’esecutivo è di usare i tecnici come paravento per avallare decisioni prese nelle segrete stanze e alle spalle dei cittadini, senza una condivisione con le forze vive della società, in particolare gli imprenditori.

C’è poi la questione della riforma fiscale, della quale si continua a parlare. L’ipotesi di introduzione della patrimoniale per i patrimoni superiori ai 500.000 euro, proposta da Leu, trova tiepide approvazioni dentro il Pd mentre viene esclusa categoricamente dai 5S e dal centrodestra, che la reputano un pugno nello stomaco dei cittadini. Più tasse sui risparmi significherebbe meno risorse da destinare agli investimenti, quando l’economia ripartirà, e dunque maggiori povertà da affrontare.

Gli italiani si accingono a fare altri sacrifici durante il Natale e non sanno neppure cosa li attenderà nell’anno nuovo. Una cosa però se la augurano a stragrande maggioranza: non iniziare il 2021 con la beffa della tassa sui patrimoni.