Merkel patetica, l'Europa paga la sua ambiguità
“Pochi comprendono la mortale capacità dei veicoli a motore di fare un gran numero di vittime se usati nella maniera giusta", scriveva l'house organ dell'Isis, Rumiyah. Patetica la reazione di Angela Merkel. L’attentato ribadisce la vulnerabilità dell’Europa, incapace di garantire la sicurezza perché ha rinunciato a difendere le sue frontiere e conferma la portata della minaccia islamica.
Come nella strage di Nizza, un Tir rubato è piombato sulla folla in un mercatino di Natale a Berlino causando la morte di 12 persone ed il ferimento di altre 48, molte delle quali gravi. L’attentatore ha compiuto la strage dopo essersi impossessato del pesante autoarticolato applicando la tecniche del “terrorismo veicolare” propagandate a suo tempo da Mohamed al-Adnani (il capo della comunicazione dello Stato Islamico sospettato di essere stato uno degli organizzatori degli attentati di Parigi ucciso da un raid aereo il 30 agosto scorso) e ribadite a fine novembre dal giornale dell’Isis Rumiyah, che ha fornito accurate istruzioni per l'impiego di camion come "arma mortale contro i crociati"
“Pochi comprendono la mortale capacità dei veicoli a motore di fare un gran numero di vittime se usati nella maniera giusta, come dimostrato a Nizza dall’attacco lanciato dal fratello Mohamed Lahouaiej Bouhel″ si legge sulla rivista diffusa in più lingue.
“I veicoli sono come coltelli estremamente facili da acquistare, ma diversamente dai coltelli, non fanno sorgere sospetti perché diffusi in tutto il mondo. Per questo sono uno dei metodi più efficaci di attacco e offrono a chiunque sia in grado di guidarli la possibilità di provocare terrore“. Rumiyah suggerisce anche i bersagli contro cui usare i camion: strade affollate, celebrazioni, mercati all’aperto, festival, parate, raduni politici, “in qualunque manifestazione all'aperto che attragga folla”.
Site, portale statunitense che si occupa di monitorare l'attività dei gruppi armati nel mondo - il 30 novembre riferiva che il gruppo Stato islamico aveva lanciato un gruppo di propaganda in lingua tedesca attraverso la nota applicazione di messaggeria istantanea Telegram. L’attentato è l’ultimo episodio di violenza che ha insanguinato negli ultimi mesi la Germania. Il 18 luglio: un profugo pakistano ferì 4 persone su un treno vicino a Wuerzburg prima di essere eliminato dalla polizia.
Quattro giorni più tardi a Monaco di Baviera il 18enne David Sonbody tedesco-iraniano, depresso sotto trattamento farmacologico, sparò con una pistola contro un gruppo di persone in un centro commerciale. Uccise 9 persone e ne ferì 25 prima di suicidarsi. Il 24 luglio un “profugo” siriano che aveva giurato fedeltà ad Isis, Abu Mohammad Daleel, fece esplodere uno zaino imbottito di esplosivo ad Ansbach in Baviera ferendo 15 persone e morendo lui stesso. Lo stesso giorno un altro profugo siriano, armato di coltello a Reutlingen uccise una donna polacca incinta e ferì altre due persone prima di essere neutralizzato da un passante che lo investì con l’auto.
Pochi giorni or sono, il 26 novembre, un bambino di 12 anni, iracheno nato in Germania, ha tentato di provocare una strage in uno dei più grandi mercatini di Natale del Paese, a Ludwigshafen, in Renania-Palatinato, cercando di far esplodere uno zainetto che conteneva una rudimentale bomba con chiodi nell’affollato mercatino.
Debole, quasi patetica la reazione di Angela Merkel alla strage di Berlino. "Come altri milioni di tedeschi sono choccata, costernata e profondamente rattristata per quanto è accaduto- ha detto, per poi aggiungere- ma dobbiamo continuare a vivere liberi, insieme, e con spirito di apertura". Risposte fiacche per una cancelliera che si ripresenta alle elezioni proponendo di espellere parte degli immigrati illegali che proprio lei ha fatto entrare in Germania in oltre un milione solo l’anno scorso. L’obiettivo è andare incontro alle proteste di un’opinione pubblica esasperata dalle azioni terroristiche islamiche ma anche da crimini e violenze compiute dai cosiddetti “richiedenti asilo”.
Un tentativo, quello della Merkel, che punta ad adottare un po’ degli argomenti dei cosiddetti “populisti” per sottrarre consensi ad Alternative fur Deutscheland ma che rischia di naufragare nel ridicolo dopo la strage di lunedì sera.
L’attentato di Berlino ribadisce quindi la vulnerabilità dell’Europa, incapace di garantire la sicurezza perché ha rinunciato a difendere le sue frontiere esterne subendo passivamente i traffici dei criminali e lasciando entrare non bisognosi, ma chiunque paghi profumatamente trafficanti peraltro legati ai terroristi islamici, come hanno più volte evidenziato i servizi d’intelligence.
L’attentato riconferma inoltre la portata della minaccia islamica rivolta contro un’Europa che paga le colpe della sua ambigua politica estera asservita ai disegni delle monarchie assolute del Golfo Persico che sono i grandi finanziatori dei gruppi jihadisti e che a suon di petrodollari hanno acquistato a prezzo di saldo anche molte coscienze tra i governanti europei.
Paradossale che anche nei giorni scorsi, in seguito alla battaglia di Aleppo, in Siria la Ue si sia schierata contro Mosca e Damasco e al fianco dei jihadisti le cui bandiere e ideologie sono le stesse in cui si riconoscono i terroristi che seminano morte e distruzione nelle città europee.