Mercato di feti, nuovi documenti inchiodano Planned Parenthood
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Il Center for Medical Progress ha pubblicato nuovi documenti che mostrano che il colosso degli aborti statunitense si è accordato con l’Università della California – San Diego (UCSD) per venderle feti fino al sesto mese.
La Planned Parenthood, organizzazione che ha nell’aborto il suo business principale, ha venduto feti fino al sesto mese di età gestazionale, anche perfettamente sani, all’Università della California – San Diego, per finalità di ricerca scientifica. Lo mostrano nuovi documenti pubblicati giovedì 21 novembre dal Center for Medical Progress (Cmp) dopo una richiesta di accesso ai registri pubblici. La compravendita di bambini abortiti è attestata in un piano di ricerca, di durata decennale, approvato l’1 febbraio 2018 dal Consiglio di revisione istituzionale dell’Università della California – San Diego (UCSD).
E non si tratta dell’unico documento “problematico” (per usare un eufemismo): già a marzo 2024, infatti, il Cmp aveva pubblicato un contratto, nello stesso solco, tra la Planned Parenthood e l’UCSD, originariamente firmato nel 2009. La scoperta non era stata certo agevole, visto che la richiesta di registri pubblici era stata soddisfatta solo dopo la causa legale intentata dal Cmp. E conferma ancora una volta che la compravendita di tessuti e organi di bambini abortiti – venuta alla luce dal 2015 grazie a una serie di video girati di nascosto dallo stesso Cmp – è una prassi consolidata negli Stati Uniti, sebbene vietata dalla legge.
Al netto dei molti omissis, nel piano di ricerca approvato nel 2018 si legge questa dichiarazione di Planned Parenthood: «Raccoglieremo tessuti da feti di età gestazionale compresa tra 4 e 23 settimane, da soggetti sottoposti ad elettiva interruzione chirurgica di gravidanza presso la Planned Parenthood a San Diego». A questo proposito si può ricordare che oggi la maggioranza dei bambini nati alla 23^ settimana di gestazione può sopravvivere, con adeguate cure, fuori dal grembo materno, come mostrano i risultati di uno studio pubblicato nel gennaio 2022 sul Journal of the American Medical Association [JAMA. 2022;327(3):248-263. doi:10.1001/jama.2021.23580].
Tornando all’accordo tra Planned Parenthood e ateneo di San Diego, vi è scritto anche che verranno coinvolti «soggetti sia con feti vitali non anomali che anomali». La raccolta di dati clinici include, tra gli altri elementi, «la prova dell’attività cardiaca fetale, attraverso un’ecografia [fatta] immediatamente prima della procedura di dilatazione ed evacuazione», procedura abortiva generalmente eseguita nel secondo trimestre della gravidanza. Per la partecipazione a questa ricerca, il colosso degli aborti dichiara di prevedere di coinvolgere fino a 2.500 pazienti.
Posto che nel documento si specifica che le donne che abortiscono non riceveranno denaro per il coinvolgimento nella ricerca, il Cmp ha scoperto una curiosa differenza tra i moduli di consenso predisposti per le persone di lingua inglese e quelli in spagnolo. Al tredicesimo punto dei moduli in lingua inglese, su un totale di 15 dichiarazioni sotto cui apporre eventualmente la propria firma, si legge: «Comprendo che il sangue, i tessuti o i loro derivati donati possono avere un significativo valore terapeutico o commerciale. Acconsento a tali usi». Si dà il caso che questo intero punto, in cui si accenna al «significativo valore commerciale» della ricerca in oggetto, manchi per almeno quattro anni consecutivi – dal 2017 al 2020 – nelle traduzioni approvate dall’UCSD per i moduli in spagnolo, secondo quanto precisa sempre il Cmp, che parla di «discriminazione razziale».
Il centro fondato da David Daleiden ha reso pubbliche anche alcune email inviate nello stesso periodo dell’accordo del 2018, che gettano un’ombra ancora più sinistra sull’intera vicenda. In una di queste, un addetto alla raccolta precisa che «qualsiasi campione superiore a circa 12,5 settimane richiede l’uso di un farmaco dilatatore che viene somministrato alle pazienti 3 ore prima della procedura (queste sono chiamate pazienti “cyto”)». Cyto è un’abbreviazione che sta per Cytotec, nome commerciale del misoprostolo, che ha tra i suoi usi quello di indurre l’aborto. Ora, le linee guida di Planned Parenthood raccomandano da 400 a 800 microgrammi di misoprostolo per gli aborti tardivi fatti con la procedura di dilatazione ed evacuazione, quantità di gran lunga superiori alla dose di misoprostolo generalmente necessaria per indurre il travaglio. Daleiden osserva che questo uso massiccio di misoprostolo da parte della Planned Parenthood «per dilatare le donne incinte destinate a un progetto di prelievo di feti vitali, significa che probabilmente non si tratta di aborti standard “a smembramento”, ma di aborti a nascita parziale intatti o di parto completo di prematuri vivi». Una deduzione suffragata, secondo il Cmp, da precedenti email.
In uno scambio di email sulla raccolta di cuori fetali, un ricercatore dell’UCSD chiede al laboratorio che si occupa del prelievo del materiale umano: «C’è qualcuno con cui possiamo coordinarci nel vostro laboratorio? Non ci è chiaro se portate i feti nel vostro laboratorio per le dissezioni o se le dissezioni saranno fatte in clinica».
A marzo di quest’anno, come dicevamo, era già emerso un contratto tra la Planned Parenthood e la UCSD, esplicito fin dal titolo: Biological Material Transfer Agreement (Contratto di trasferimento di materiale biologico). Il contratto, stipulato a titolo oneroso, consente all’UCSD di accedere a «tessuti fetali e placentari, che sono materiali di proprietà della Planned Parenthood di San Diego». Quest’ultima «manterrà tutti i diritti, i titoli e gli interessi relativi al Materiale, compresi – ma non limitati a – tutti i diritti, i titoli e gli interessi relativi a brevetti e domande di brevetto e altri diritti di proprietà intellettuale relativi al Materiale», cioè alle parti dei bambini soppressi, ridotti – come si vede – a cose.
Cedere tessuti fetali umani a titolo oneroso è un reato federale negli Stati Uniti, punibile con il carcere fino a 10 anni o una multa fino a 500.000 dollari. Eppure, fin qui, l’industria dell’aborto l’ha passata sostanzialmente liscia, mentre è stato perseguito chi ne ha svelato il vergognoso mercato, fatto sulla pelle dei bambini.
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