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FRA STALLO E TREGUA

Meno morti in Afghanistan: governo e talebani trattano

L’ultimo rapporto dell’Unama certifica un calo delle vittime civili del conflitto afghano, dove a causare il maggior numero di morti restano i talebani e l'Isis (58%), meno quelli di cui sono responsabili le forze governative (23%). Intanto i negoziati tra Kabul e Talebani sono fermi, ma la tregua fa sperare nei colloqui di pace.

Esteri 31_07_2020

L’ultimo rapporto della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, l’Unama, ha certificato pochi giorni or sono un calo significativo delle vittime civili del conflitto afghano.

Dall’inizio del 2020 in Afghanistan sono stati uccisi 1.282 civili e altri 2.176 sono rimasti feriti, secondo quanto si legge nel report che tiene conto dei dati forniti da diverse fonti ufficiali e ufficiose in tutto il paese asiatico. Tra le vittime si contano anche 340 bambini uccisi e altri 727 feriti a conferma di come quel conflitto, pur se a bassa intensità, coinvolga direttamente o meno anche i minori.

A causare il maggior numero di vittime, come si legge nel rapporto, sono stati gli insorti, cioè i talebani e in misura minore lo Stato islamico, responsabili insieme del 58 per cento delle vittime. Le forze governative sono invece ritenute responsabili del 23 per cento dei civili uccisi o feriti mentre nei restanti casi non è stato possibile stabilire le responsabilità.

I dati segnalano un calo del 13 per cento di morti e feriti civili rispetto allo stesso periodo del 2019 e il rapporto segnala anche il calo di combattimenti in cui sono state coinvolte le forze internazionali (USA e NATO) e le milizie dello Stato islamico. Nel primo caso è ovvio che le forze alleate in Afghanistan sono in continua riduzione e vengono quindi sempre meno coinvolte nei combattimenti. Nel secondo la branca afghana dello Stato islamico ha subìto recentemente duri rovesci che l’hanno indebolita, attaccata dai governativi e dagli alleati NATO ma anche dai “rivali” talebani. 

Il numero di vittime causate dalle forze governative (che nel 2019 hanno registrato almeno 7 mila caduti e più del triplo di feriti secondo fonti citate dall’agenzia di stampa turca Anadolu) e dai talebani è rimasto pressoché invariato tra il 2019 e quest’anno, mentre le vittime civili provocate degli attacchi aerei delle forze governative afghane sono invece triplicate. 

Un dato che va messo in relazione all’incremento delle capacità di attacco degli aerei antiguerriglia e degli elicotteri da attacco delle forze aeree di Kabul che, a differenza dei velivoli statunitensi, impiegano poche armi di precisione e di più quelle di “saturazione”, meno tecnologiche ma più alla portata degli equipaggi e dei velivoli afghani.

Inoltre non va dimenticata la consueta determinazione dei talebani a schierare i propri combattenti nei pressi della popolazione proprio con l’obiettivo di provocare “danni collaterali”.«In un momento in cui il governo afghano e i talebani hanno un’opportunità storica di sedersi al tavolo dei negoziati per i colloqui di pace, la tragica realtà è che i combattimenti continuano a infliggere ogni giorno terribili danni ai civili», ha affermato Deborah Lyons, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per l’Afghanistan.

Il rapporto dell’Unama coincide infatti con una fase nello stallo dei negoziati tra Kabul e i talebani a causa delle divergenze sul programma di rilascio di prigionieri. Kabul ha già liberato 4.400 dei 5mila prigionieri previsti dal programma, ma rifiuta di rilasciare i rimanenti 600 tutti condannati per crimini gravi quali terrorismo e traffico di droga. Il 23 luglio i Talebani si sono detti pronti a rilasciare tutti i prigionieri afgani ancora nelle loro mani entro oggi, la vigilia dell’inizio delle vacanze per la festa dell’Eid al-Adha (Festa del Sacrificio), se Kabul rilascerà a sua volta i talebani in carcere.

La tregua di tre giorni proposta dai talebani in occasione della festa religiosa e accettata dal governo di Kabul fa sperare che i colloqui di pace tra le parti a lungo rinviati possano iniziare la prossima settimana. Lo ha auspicato ieri l’inviato degli Stati Uniti in Afghanistan, Zalmay Khalilzad. I talebani hanno affermato che, a partire da venerdì, primo giorno di Eid Al-Adha, e per tutta la durata della festività islamica rispetteranno un cessate il fuoco che prevede l'uso delle armi solo per rispondere a un eventuale attacco. «La nostra speranza è che l'Eid possa portare tutti gli afghani insieme a comprendersi e a rispettarsi reciprocamente. Un passo in avanti verso una pace sostenibile», ha dichiarato Khalilzad. 

Dopo aver firmato l’accordo coi talebani a Doha, nel febbraio scorso, gli Stati Uniti sembrano preoccupati solo di poter avere le condizioni per completare il ritiro delle ultime truppe ancora nel paese asiatico, che dovrebbe terminare entro giugno 2021 insieme a quello di tutte le truppe della NATO, italiani inclusi.