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“Meno figli per il pianeta”. Follia climatista a Cremona

Un opuscolo distribuito nel punto informativo Spazio Comune invita a fare meno figli «per mitigare i cambiamenti climatici». Monta la polemica, e il sindaco si dissocia dal libretto. Tutto bene allora? No, perché quello di Cremona non è un caso isolato: perfino alcune riviste scientifiche oggi diffondono un’ideologia anti-procreazione. Un’ideologia suicida, per il buonsenso e i dati.

Attualità 07_02_2020

Attenzione a far figli, perché inquinate. È, papale papale, la messa in guardia contenuta nelle «azioni individuali più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici» di un opuscolo distribuito nel punto informativo Spazio Comune di Cremona e realizzato dall’associazione Filiera Corta Solidale in collaborazione con l’amministrazione municipale.

Tale invito a non procreare, piazzato tra un invito alla raccolta differenziata e l’altro, nel giro di poche ore ha sollevato aspre polemiche, al punto che perfino Gianluca Galimberti, che di Cremona è il sindaco, è caduto dalle nuvole. «Non avevo visto il libretto prima che diventasse un caso», ha dichiarato Galimberti, il quale ha pure aggiunto: «Quello che c’è scritto è profondamente sbagliato e stupido, grave e non condivisibile. Gli assessori hanno spiegato che è un contenuto estrapolato malissimo da un contesto più generale di uno studio». Infine, dal sindaco è venuta una promessa sull’opuscolo antinatalista: «Verrà ritirato». Tutto bene quel che finisce bene, dunque? No, non proprio. Infatti l’invito a non procreare per salvare il pianeta tutto è fuorché un colpo di testa cremonese.

Si tratta, al contrario, di una corrente di pensiero che sta prendendo piede perfino su certe riviste scientifiche, almeno in teoria. Basti pensare, per stare alla cronaca recente, a «World Scientists’ Warning of a Climate Emergency», un articolo apparso su BioScience, testata scientifica che vanta come editore nientemeno che la Oxford University Press. Ebbene, in quell’articolo gli autori - William J. Ripple, Christopher Wolf, Thomas M. Newsome, Phoebe Barnard e William R. Moomaw - affermano che, per salvare il pianeta e «il destino dell’umanità […] la popolazione mondiale deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta».

Analogamente, giusto pochi giorni fa la scrittrice femminista tedesca Verena Brunschweiger ha esortato i tedeschi a non avere più figli per salvare il pianeta; in un’intervista rilasciata a Neue Osnabrücker Zeitung, ha sostenuto che «siamo sull’orlo del collasso ecologico» e che l’unica soluzione è «rinunciare a riprodursi». Nel novembre dello scorso anno, invece, a fare notizia erano stati dei cartelloni apparsi a Londra contenenti un invito molto chiaro: «Immagina una città meno affollata, fai la tua parte… sterilizzati!». Una frase evidentemente delirante.

Ora, se a Londra, in Germania e in parte della comunità scientifica si continua ad affermare la necessità di fare meno figli (o di abortire) per salvare il pianeta, perché stupirsi che tale esortazione abbia fatto la sua comparsa anche in quel di Cremona? Prima o poi doveva succedere. Poco importa, naturalmente, che l’invito a fare meno figli sia del tutto scriteriato e, a ben vedere, superfluo. Già perché, anche se pochi lo sanno, il tasso di natalità globale è già in calo da anni; perfino nei Paesi islamici.

In ogni caso, la crescita demografica non è affatto associata all’inquinamento; se è per quello, neppure la crescita economica lo è, se si pensa che, tra il 2014 e il 2016, l’economia mondiale è già riuscita a crescere senza aumentare le demonizzate emissioni di anidride carbonica; e questo, nonostante la crescita, sempre in quegli anni, della popolazione mondiale: da 7,1 a 7,4 miliardi.

Tutto questo per dire, anzi ribadire che il delirio antinatalista apparso a Cremona è solo l’ultimo, purtroppo, di una lunga serie. Ed è quantomai probabile che simili demonizzazioni della procreazione abbiano, nei prossimi mesi, a ripetersi da noi. Proprio nel nostro Paese, viene ironicamente da aggiungere, una penisola che da decenni ha più morti che nati ed è già assestata, nonostante il contributo dell’immigrazione, su tassi di natalità cimiteriali. Siamo insomma in fase neppure più di invecchiamento, ma di vero e proprio spopolamento. Il che dovrebbe allarmare anche gli ambientalisti, a ben vedere. Sì, perché se non ci sono più giovani chi distribuirà, domani, gli opuscoli sull’“importanza” di non far figli?