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Media vaticani, nel pre-conclave la richiesta di una svolta

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Dopo il "pasticcio" dei posti in prima fila serpeggia l'incertezza tra i vertici della comunicazione della Santa Sede all'alba del nuovo pontificato. Che potrebbe operare la drastica cura proposta da vari cardinali alla vigilia dell'elezione di Leone XIV. 

Ecclesia 17_05_2025
SARA MINELLI - IMAGOECONOMICA

Le difficoltà della comunicazione vaticana sono sotto gli occhi di tutti e mai come in questo momento risalta il contrasto con la popolarità del Papa. Leone XIV, come abbiamo anticipato, è perfettamente consapevole della situazione ed ha entusiasmato i cardinali nel primo incontro con loro anche parlando di una svolta in questo ambito. Prevost non è un neofita e sa dove mettere le mani per aggiustare le cose. Ai tempi della diocesi di Chiclayo si è affidato a padre Fidel Purisaca Vigil, alla guida dell'ufficio delle comunicazioni sociali diocesano sin dal 1988. Lui è l'uomo che ha condotto l'amata diocesi peruviana del Papa nella rivoluzione digitale ed ha impostato una comunicazione istituzionale senza fronzoli e collegata alle attività delle 50 parrocchie e del vescovo.

All'allora monsignor Prevost premeva soprattutto che attraverso riviste, radio, televisione, siti e social ci si preoccupasse di educare ed evangelizzare. Un modello che potrebbe voler vedere applicato anche sui media vaticani. Già prima di essere eletto, Leone XIV era consapevole di quanto molti individuino l'origine di tutti i mali nella riforma iniziata nel 2015 e che avrebbe portato ad un'uniformità deleteria di tutte le branchie della comunicazione della Santa Sede.

Durante le congregazioni generali, tra le richieste di rivitalizzare il peso della Segreteria di Stato, c'è stata anche quella relativa alla comunicazione. Prima faceva capo al Papa tramite la Segreteria di Stato, mentre con Francesco la Terza Loggia è stata puntualmente bypassata. Per diversi cardinali la Segreteria di Stato dovrebbe riprenderne il controllo per evitare il ripetersi di una stagione come quella recente segnata dal dominio incontrastato di Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero. E ciascun settore dovrebbe riprendersi la propria specificità per evitare l'appiattimento rilevato da moltissimi.

Per Gian Franco Svidercoschi, vaticanista dai tempi di Pio XII e già vicedirettore de L'Osservatore Romano, «il grande limite di questi anni è stato quello dell'incapacità di preparare la notizia. La comunicazione vaticana non è riuscita ad allenare il popolo di Dio ai numerosi documenti del pontificato di Francesco». Più netto il giudizio di Damian Thompson, firma di punta della prestigiosa rivista britannica The Spectator, secondo cui «tutto ciò che riguarda la comunicazione vaticana puzza. Durante il pontificato di Francesco ha lavorato per nascondere scandali, ha promosso le opinioni della fazione bergogliana più estrema, ha raccontato menzogne, ha dato in pasto i messaggi ad alcuni dei più tossici giornalisti di sinistra, ignorando tutti gli altri».

Una diagnosi che per il noto giornalista britannico, autore anche del fortunato podcast Holy Smoke, richiede una cura drastica: «l'intera struttura dovrebbe essere demolita e ricostruita con personale completamente nuovo». Se non proprio una demolizione, come abbiamo anticipato Leone XIV ha già detto che intende dare una svolta sul fronte della comunicazione. L'agitazione di questi giorni dei vertici dopo che la Nuova Bussola ha riportato la vicenda della gestione personalistica dell'assegnazione dei posti in prima fila nell'udienza di lunedì con il Papa è un sintomo dell'incertezza sul proprio futuro all'alba di questo nuovo pontificato.

I problemi di questo settore strategico per la vita della Santa Sede erano noti anche a Francesco che in diverse udienze si era divertito a pungere questo dicastero. Tuttavia, il Papa defunto aveva scelto di non intervenire e al massimo si era limitato a scavalcarlo trattando direttamente con media e giornalisti graditi, senza filtro. Questo comportamento era tipico dello stile contraddittorio di Francesco, ma è estraneo al modo di governare di Prevost. Se anche il nuovo Papa si convincerà di avere a che fare con un «dicastero così numeroso» (parole di Francesco) e incapace di dare i risultati adeguati, non esiterà a porre rimedio. 



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