Mea culpa per i "peccati contro la sinodalità"
Nella celebrazione penitenziale alla vigilia del Sinodo si chiederà perdono per le mancanze contro il creato, gli indigeni... e anche contro il Sinodo stesso.
Mancano due settimane all'apertura della seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre), che sarà preceduta da un ritiro spirituale predicato, come lo scorso anno, dal domenicano arcobaleno padre Thimothy Radcliffe. La novità sarà costituita dalla veglia penitenziale che avrà luogo nella basilica vaticana alle 18 del 1° ottobre.
La lista dei peccati di cui chiedere perdono è nella più pura neolingua sinodale, tanto da includere le mancanze... contro il Sinodo stesso (si veda la relativa presentazione). Dopo aver definito «riduttivo pensare la Chiesa solo come amministratrice e dispensatrice del perdono sacramentale», si specifica che «la Liturgia penitenziale vuole disporre i lavori sinodali verso l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa». Seguiranno alcune testimonianze e «la confessione di alcuni peccati. (...) Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati». E la lista parla da sé: «In particolare, si confesserà il:
• peccato contro la pace
• peccato contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti,
• peccato degli abusi
• peccato contro le donne, la famiglia, i giovani
• peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro
• peccato contro la povertà
• Peccato contro la sinodalità / mancanza dell’ascolto, comunione e partecipazione di tutti»
Il "vecchio" decalogo può andare in pensione.