McCarrick, atto finale. Ma restano ombre su coperture
Voci insistenti danno per oggi la sentenza sul cardinale McCarrick: la riduzione allo stato laicale del porporato predatore. Ma restano ombre pesanti. A cominciare dal processo del quale non si sa nulla per finire con le ombre sui vertici ecclesiastici che lo hanno protetto fino allo scoppio dell'inchiesta penale che lo ha inchiodato.
Voci insistenti – l’ultimo a parlarne il sito para-vaticano Il Sismografo – vogliono che oggi alla Congregazione per la Dottrina della Fede si chiuda l’inchiesta amministrativa contro l’ex cardinale Theodore McCarrick, e che la sentenza in realtà sia già stata pronunciata: la riduzione, come si usava dire un tempo, allo stato laicale. Da quanto si dice l’inchiesta è stata svolta con estrema rapidità perché il Pontefice voleva che lo scandalo dell’ex cardinale si risolvesse prima del summit di febbraio dei vertici delle Conferenze episcopali per affrontare il tema degli abusi sui minori. E probabilmente anche la sentenza risente di questo clima: papa Francesco, a dispetto delle perplessità che circondano la sua gestione non solo del cardinale McCarrick, ma anche di altri casi spinosi (il vescovo cileno Barros, padre Grassi in Argentina, il vescovo di Oràn Zanchetta, per cui ha creato il posto inedito di assessore all’APSA sono i primi tre che vengono alla mente) vuole arrivare al summit circondato da un’aureola di tolleranza zero.
Tanta fretta fa nascere questioni importanti, sottolineate da Robert Moynihan, fondatore e direttore di “Inside the Vatican”, uno degli esperti vaticani più noti d’oltreoceano. Si chiede Moyniahn: “McCarrick, che vive da mesi in Oklahoma, ha avuto un processo equo? Come si è sviluppato il processo? Ha potuto difendersi? Ha testimoniato sotto giuramento riguardo alle accuse mosse contro di lui? C’è stato un patteggiamento? Se sì, quando è accaduto, e in che forma? C’è una registrazione di questa testimonianza, e se sì, qualche parte di essa verrà resa pubblica?”.
Ma esiste poi una seconda area, altrettanto e forse addirittura più importante della punizione di una persona giudicata colpevole. Ed è quella che riguarda come McCarrick sia stato per anni protetto e promosso e favorito; fino al momento in cui Benedetto XVI gli ha imposto delle restrizioni (o sanzioni) poi scomparse dopo l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio. L’inchiesta molto probabilmente non toccherà il tema delle coperture e delle amicizie di zio Ted, e questo è invece uno dei motivi principali di indignazione fra i cattolici americani e non.
Come giustamente scrive John Allen Jr., commentatore che non può certamente essere accusato di collocarsi fra i “conservatori” o gli “antibergogliani”, trattando dell’imminente condanna di McCarrick, “quello che ha indignato la gente sin dall’inizio nello scandalo McCarrick non è stato semplicemente il modello di comportamento che è stato denunciato, che può essere particolarmente irritante perché coinvolge un ex cardinale, ma che, in se stesso, è tristemente familiare. Ciò che ha creato un profondo senso di frustrazione che uno percepisce nel cattolico comune è la percezione che le autorità della Chiesa erano consapevoli delle preoccupazioni su McCarrick, ma hanno continuato a fargli salire la scala, spesso per ragioni di politica e di interesse proprio…la richiesta reale è stata quella di una piena rivelazione su chi sapeva e che cosa e quando – chi ha spinto per la sua ascesa al potere, e che cosa sapevano sulle voci e le denunce di McCarrick all’epoca”.
Ne Moynihan, né Allen lo citano; ma questo era, ed è ancora, rimasto senza risposta, il senso della testimonianza dell’ex Nunzio negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Che aveva fatto i nomi di chi aveva coperto, a Roma, l’ascesa di Mc Carrick; e che aveva affermato con coraggio di aver denunciato al Pontefice, nel giugno 2013, le malefatte del cardinale. Senza che questo avesse nessun effetto, fino a quando nel 2018, un’inchiesta giudiziaria per presunti abusi su un ragazzo che all’epoca aveva sedici anni ha messo in moto la valanga.
Fino ad oggi né il Pontefice, né nessuno dei cardinali e prelati coinvolti dalla testimonianza di mons. Viganò ha smentito l’ex Nunzio. E una lettera del Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il card. Marc Ouellet, pur criticando Viganò ha confermato che in effetti Benedetto XVI aveva punito McCarrick, circostanza che all’inizio del caso la stampa filo-papale aveva messo in dubbio.
Poi, all’inizio di ottobre, una nota della Santa Sede abbozzava una risposta alla richiesta di chiarezza che montava da parte del mondo cattolico.
La Santa Sede, diceva una nota, “non mancherà, a tempo debito, di rendere note le conclusioni del caso. Anche in riferimento ad altre accuse portate contro l'ecclesiastico, il Papa ha disposto di integrare le informazioni raccolte tramite l'investigazione previa con un ulteriore accurato studio dell'intera documentazione presente negli Archivi dei Dicasteri e Uffici della Santa Sede riguardanti l'allora Cardinale McCarrick, allo scopo di appurare tutti i fatti rilevanti, situandoli nel loro contesto storico e valutandoli con obiettività”. La Santa Sede si diceva consapevole che “dall'esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l'approccio odierno a tali questioni. Tuttavia, come ha detto Papa Francesco, si seguirà la strada della verità, ovunque possa portare. Sia gli abusi sia la loro copertura non possono essere più tollerati e un diverso trattamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile”.
Questo era quattro mesi fa. Da allora, il silenzio. Ma le domande sono ancora lì, gravi e inevase; e gettano un’ombra pesante sulla credibilità del vertice della Chiesa.