L'ANTIDOTO
Mazzini, l'antipapa
All'età di 18 anni vestiva di nero per la Patria oppressa. Ed era tormentato dal Dubbio, fino alla follia.
L'antidoto
17_12_2011
Traggo dalla rivista L’attimo fuggente diretta da Cesare Lanza (n. 20, ottobre 2011) una citazione di seconda mano. E’ nell’articolo di Domenico Mazzullo Giuseppe Mazzini e la tempesta del dubbio, significativamente inserito nella sezione «Dizionario di psichiatria» alle pagg. 155ss. Dopo aver ricordato che Mazzini («l’antipapa laico» come lo definiva Giovanni Spadolini) all’età di diciott’anni aveva deciso di vestirsi per sempre di nero in segno di lutto per la Patria «oppressa», l’articolista riporta alcuni brani dello scritto mazziniano La tempesta del dubbio. «Dubbio» che l’Apostolo scriveva maiuscolo: «Quando io mi sentii solo nel mondo –solo, fuorché colla povera mia madre, lontana e infelice essa pure per me- m’arretrai atterrito davanti al vuoto. Allora in quel deserto mi s’affacciò il Dubbio. Forse io errava e il mondo aveva ragione. Forse l’idea che io seguiva era sogno. E fors’io non seguiva un’idea, ma la mia idea, l’orgoglio del mio concetto, il desiderio della vittoria, più che l’intento della vittoria, l’egoismo della mente e i freddi calcoli d’un intelletto ambizioso».
E proseguiva: «I fucilati d’Alessandria, di Genova, di Chambéry, mi sorsero innanzi come fantasmi di delitto e di rimorso purtroppo sterile. Io non potea farli rivivere. Quante madri avevano già pianto per me! Quante piangerebbero ancora s’io m’ostinassi nel tentativo di risuscitare a forti fatti, al bisogno d’una Patria comune, la gioventù dell’Italia? Donde traeva io il diritto di decidere sull’avvenire e trascinare centinaia, migliaia di uomini al sacrificio di sé e d’ogni cosa più cara?». Come sappiamo, «si ostinò». Donde trasse la forza? Sembra suggerirlo lo stesso articolista, che cita un altro passo dell’Esule: «Il cioccolato ha mille pregi, consola dai fallimenti, dai tradimenti, dalle ingiurie della vita, dalla malinconia per le passioni perdute e quelle mai avute».