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Prima prova

Maturità, finalmente l’uomo al centro delle tracce

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Né l’ecologia né altre mode al centro della prima prova degli esami di Stato, bensì l’umano nella sua profondità. L’umano che si può riscoprire nel silenzio, nella scrittura del diario e che cerca di non perdersi tra guerre e rapporti con le macchine.

Editoriali 20_06_2024
Liceo classico D’Azeglio a Torino, 19 Giugno 2024 (foto LaPresse)

Promozione a pieni voti per le tracce della prima prova. Nei titoli di molti quotidiani online troviamo «Esame di Stato: Ungaretti, Pirandello, Rita Levi Montalcini». Non si rende merito alla novità di queste tracce in cui al centro non compare il progresso o l’ecologia o qualche altro tema del momento.

L’umano nella sua interiorità e profondità è abbondantemente presente nelle tracce; l’umano che si può riscoprire nel silenzio, nella scrittura del diario, nell’imperfezione delle proprie giornate e delle proprie attività; l’umano che emerge nel dramma della guerra o nel rapporto con le macchine che rischiano di fagocitare l’anima.

Le proposte hanno davvero offerto l’occasione di riflettere su esperienze e temi centrali nella vita di ognuno e nell’attualità. Spesso, le tracce sembrano, invece, scritte per adulti che debbano sostenere gli esami di Stato o per specialisti di un certo settore. Di rado si ha l’impressione che i suggerimenti proposti siano stati pensati per giovani di 18 o 19 anni. Sul volto degli studenti ho visto la soddisfazione di ragazzi che avevano più proposte tra cui scegliere sulle quali potevano esprimere davvero la loro opinione, manifestando anche la propria preparazione culturale.

La tipologia B3 (analisi e produzione di un testo argomentativo) offriva una riflessione a partire dal saggio Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione di Nicoletta Polla-Mattiot: il silenzio è «pausa che dà vita alle parole», è condizione dell’ascolto. Si parla a turno, si tace a turno. Nella società del rumore e del turbinante divertissement edonistico, il silenzio è l’occasione per riscoprire sé stessi e la propria interiorità.

Dello stesso pensiero è il tema di riflessione (C2) sul diario cartaceo ormai non più adoperato dalla maggior parte dei ragazzi, abituati a un diario pubblico digitale, falso e confezionato per i like. Da anni sostengo l’importanza del diario personale, concepito come una sorta di Zibaldone leopardiano, una raccolta di pensieri e di riflessioni sulla vita, su quanto accade di bello e di brutto nella giornata, su incontri e fatti, discussioni e meditazioni, letture o film visti, un momento di approfondimento di un aspetto della vita, l’apertura di una finestra sulla realtà. Il diario permette la scoperta del proprio arrière boutique (per usare un’espressione di Montaigne), ovvero del proprio retrobottega, uno spazio personale, un luogo di riflessione, la scoperta che abbiamo un’interiorità, una coscienza, un’anima. In questo senso diventa importante la stesura del diario.

Di nuovo una possibilità di riflessione sull’uomo è offerta nell’altro tema di riflessione (C1) a partire dal saggio Elogio dell’imperfezione di Rita Levi Montalcini. La soddisfazione personale non proviene dal grado di intelligenza o dalla capacità di portare a termine «con esattezza il compito intrapreso». «L’imperfezione nell’eseguire il compito» è «più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione».

Anche la seconda proposta della tipologia A, tratta dal romanzo pirandelliano Quaderni di Serafino Gubbio operatore, invita a riflettere sull’uomo al tempo delle macchine che fagocitano l’anima. Il protagonista Serafino, operatore cinematografico, annota le sue riflessioni quotidiane sui suoi taccuini. Le macchine, che un tempo erano un mezzo e uno strumento, sono diventate il fine. Dell'anima, afferma Serafino, non sappiamo più cosa farcene. All'epoca in cui scriveva il romanzo, ormai cent’anni fa, chi si sarebbe immaginato di poter vedere persone che non comunicano più se non con messaggi al cellulare, persone che si trovano a cinque metri di distanza e che si mandano messaggi. Pirandello scrive che la macchina ha liberato il servo, ma ha sottomesso il padrone. Questa è una riflessione che dovremmo fare tutti noi, perché i padroni siamo noi. La società antica era basata sulla schiavitù. L'invenzione delle macchine ha tolto la schiavitù, ma le stesse macchine, che dovevano liberare l’uomo, sono diventate la schiavitù dell’uomo. Siamo schiavi delle macchine che abbiamo creato.

Senza l'io è per forza il trionfo della stupidità. La questione è attualissima: io e IA (intelligenza artificiale). Che cosa è l'intelligenza artificiale se non c'è l'uomo, se non c'è la mia intelligenza? Se non c’è l’uomo è il trionfo della stupidità. Siamo ancora al capitolo primo dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore in cui il protagonista riflette sul fatto che in questo modo ben presto l’uomo arriverà all'autodistruzione. È impressionante, perché all'epoca non era ancora stata inventata la bomba atomica. Nel 1915, nello stesso anno in cui scrive Si gira (modificato poi nel 1925 nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore), Pirandello compone anche un saggio sulla guerra intitolato La guerra. Il posto delle macchine impazzite. In quel testo Pirandello scrive che le macchine fagocitano sette morti al minuto. Le macchine non divorano più soltanto la nostra anima, ma anche materialmente il nostro corpo.

Per chi non ha letto le tracce completiamo il quadro complessivo. La riflessione sulla guerra è stata suggerita attraverso l’analisi di testo, una volta ancora (la quinta) attraverso una poesia di Ungaretti, intitolata Pellegrinaggio, appartenente alla raccolta L’Allegria. È fuori dubbio che questa traccia ricalca molto da vicino quelle precedenti tratte spesso dalla stessa raccolta. Sulla ripetitività degli autori si è già avuto modo di riflettere.

Molto interessante anche la traccia B1 tratta da Storia d’Europa di Giuseppe Galasso. Dopo l’analisi e la comprensione del testo, la produzione chiedeva di riflettere:

Ritieni che il cosiddetto «equilibrio del terrore» possa essere considerato efficace anche nel mondo attuale oppure sei dell’opinione che l’odierno quadro geopolitico internazionale richieda un approccio diverso per affrontare gli scenari contemporanei?

La proposta B2 riguardava una riflessione sulla bellezza dell’Italia, sulla tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale dell’Italia a partire da un articolo della costituzionalista Maria Agostina Cabiddu. Erede dello spirito della classicità greco-romana, il popolo italiano è diventato sempre più creativo nell’arte, nella letteratura, nelle opere sociali e caritative all’interno di quella grande eredità cristiana a cui si è ispirato durante i secoli. La grandezza dei pittori Cimabue e Giotto, delle tre corone fiorentine Dante, Petrarca, Boccaccio, di Machiavelli e Guicciardini, di Ariosto e Tasso, di Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Leonardo fino ad arrivare a quel Tiepolo che decorerà la residenza imperiale di Würzburg nel Settecento o agli architetti italiani che contribuiranno in maniera considerevole alla realizzazione di San Pietroburgo ci narra di uno splendore che ha impressionato e influenzato tutto il mondo per secoli, dal Duecento fino al Settecento. Italia è sempre stata sinonimo di letteratura, di cultura, di arte, di gastronomia, di musica sinfonica e operistica.



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