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UNIONI CIVILI

Matrimonio gay, Renzi manda avanti le amiche

Sulla legge per le unioni gay Renzi tiene un profilo basso, ma manda all'attacco i suoi fedelissimi. Come la senatrice Monica Cirinnà, relatrice della legge sui matrimoni gay, che invita i sindaci del Pd a registrare i matrimoni gay celebrati all'estero. Alla faccia del Parlamento e delle leggi attuali.

Politica 17_07_2014
Matteo Renzi

Se non sei gay friendly non sei nessuno e non puoi certo pretendere che ti votino. E se non ti votano non puoi fare l’assessore, il sindaco oppure il senatore. E se non hai un posto in Parlamento non puoi portarti a casa una bella bustona da 14mila euro e passa al mese, indennità inclusa e pensione garantita. E nemmeno sperare di fare il relatore di qualche progetto di legge e lucrare così qualche soldino in più. Ecco, in  sintesi, il teorema, mai confessato ma tenacemente praticato, di tanti peones e parvenu alla politica, soprattutto quelli che siedono negli scranni della sinistra.

Fine della premessa e sotto con i fatti. Ed è un fatto che con l’ascesa a premier del cattolico liberale Matteo Renzi, la lobby lesbo-gay stia vivendo la sua Bretton Wood arcobaleno, il grande patto tra potere politico e movimenti Lgbt per imporre all’Italia la moneta unica dei diritti e delle libertà unisex. La festa è programmata per l’autunno, quando arriverà in Parlamento la legge sulle unioni civili, ma già adesso i politici del gruppone renziano provano a sparare i primi fuochi d’artificio.

È quel che è successo l’altro giorno in Commissione Giustizia del Senato, dove la senatrice Pd Monica Cirinnà, relatrice del progetto di legge governativo sulle unioni civili, s’è lasciata andare a un osanna, non  previsto e non richiesto, del sindaco di Napoli, l’ex pm Luigi De Magistris. “Giggino”, così lo chiamano amici e compagni, è di quella nuova razza di politici sopra descritti, e cioè: se non sei omo nessuno ti vota, e da tempo si distingue per il suo accanito amore alla causa. A Napoli De Magistris dedica il tempo libero a fare il sindaco, la sua principale occupazione sono l’organizzazione di Gay Pride, le celebrazioni di matrimoni gay e la spedizione di appassionate lettere ai colleghi sindaci perché iscrivano d’ufficio nei registri municipali le coppie omo e lesbo sposate all’estero.

E per dare l’esempio, ha iscritto d’onore nell’anagrafe napoletana un matrimonio tra due uomini celebrato in Spagna. Il minimo per uno che si è fatto fotografare nel suo ufficio con tanto di orecchini, per “testimoniare la vicinanza del Comune di Napoli alle lotte degli omossessuali” che lui preferisce chiamare “diversamente uguali”. Questo è il “diversamente sindaco” De Magistris e non c’è da stupirsi se un tipo così abbia proposto di mettere dei clown al semaforo al posto dei vigili urbani. "L’umiliazione di una condanna etica: lo sfottò di un pagliaccio che, con smorfie e linguacce, stigmatizza agli incroci delle strade chi non rispetta il codice della strada è più efficace della sanzione”. Il curioso metodo vanta un precedente che funziona con ottimi risultati: Bogotà, in Colombia. Chissà se anche a Bogotà, le gallerie e i palazzi cadono a pezzi come nella Napoli del borgomastro-pagliaccio.

Eppure, a uno così, la senatrice renziana Monica Cirinnà regalerebbe l’anima e anche qualcuno dei suoi amatissimi gatti (Monica è fondatrice dell’associazione gattofila Arca per la difesa delle colonie feline romane). “La scelta del sindaco De Magistris”, ha detto ai colleghi della Commissione, “è un grande segno di civiltà che anticipa ciò che dovrebbe essere la normalità in tutti i Comuni italiani grazie all'approvazione, mi auguro vicina, della legge sulle unioni civili". E ancora: “Quanto fatto da De Magistris rientra tra le scelte che il sindaco può autonomamente compiere anche in assenza di una regolamentazione nazionale. Spero che molti sindaci seguano questo esempio".  

Già, se tutti i primi cittadini del Pd facessero come Giggino, avremmo un bel pezzo di Colombia in Italia. Complimenti alla gattara Monica che vorrebbe estendere a tutte le città il metodo napo-colombiano: scavalcare il Parlamento e incitare i sindaci a delinquere parificando totalmente il matrimonio della nostra Costituzione a quello di coppie omosessuali. Ha dunque ragione a protestare il senatore del Ncd Carlo Giovanardi che ha chiesto al presidente della Commissione di rimuovere la Cirinnà. Bravo. 

Tuttavia, l’avventata mossa della senatrice un merito ce l’ha: quello di mettere fine alla sceneggiata buonista e sottotraccia di Renzi e svelare così le vere finalità del progetto di legge: arrivare alla piena legittimazione dei matrimoni gay, compreso il diritto all’adozione. Renzi non lo può ancora annunciare pubblicamente (che direbbero i suoi cattolicissimi fan?): così manda in avanscoperta sindaci e  senatori incaricati di zappare il terreno e scombinare le carte con simili cannoneggiamenti e coup-de-theatre. Come quelli del sindaco, sempre Pd, of course, di Ravenna, che la scorsa settimana ha unito in matrimonio una coppia di lesbiche,  rivendicandone «l’atto politico e di alto valore simbolico». 

Ecco cosa c’è sotto le appa-Renzi dei fedeli di Matteo: l’attacco alla famiglia e al suo ruolo sociale, al matrimonio, alla distinzione di generi, a un’educazione culturale e sociale che ha i suoi fondamenti nella natura dell’uomo. Per rilanciare e imporre a tutti i desideri e le folli pretese di una minoranza (gli iscritti ai registri delle unioni civili sono poche migliaia). Una linea politica coerente e costante che solo qualche ingenuo o finto tonto tra l’intellighenzia cattolica può continuare a negare o a fingere tartufescamente che si tratti di un’isolata deriva estremista.

Convinzione peraltro smentita dalle recenti sortite di alcuni personaggi che godono di buona reputazione nel centrodestra.  Perché il problema, serio e drammatico, è proprio questo: tra destra e sinistra le distanze su famiglia, bioetica e diritti civili si stanno sempre più affievolendo a vantaggio di un pensiero unico e dominante. Il divorzio breve è passato senza drammi né rotture, nella maggioranza come nell’opposizione e così sarà anche sulla legge per le unioni tra omosessuali. Con buona pace di quelli che si ostinano a definire Renzi “cattolico vero”, uomo della Provvidenza e intelligente interprete della dottrina sociale della Chiesa. La verità, forse, è banalmente più semplice: se non sei pro gay…