Marx annuncia la rivolta: non siamo la filiale di Roma
«Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo». A dirlo è il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca al termine del plenum dei vescovi di Germania.
«Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo». A dirlo è il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori del plenum dei vescovi di Germania. L'arcivescovo di Monaco e Frisinga s'è dimostrato battagliero, pronto a non arretrare di un millimetro dalle posizioni assunte già nell'ultimo anno e mezzo a sostegno dell'aggiornamento in materia di morale cattolica.
«Il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare inGermania» e di certo per agire «non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare», ha chiarito il presule. Marx ha anche annunciato che nelle prossime settimane la Conferenza episcopale da lui presieduta pubblicherà un documento chiarificatore sulla materia, che a ogni modo ribadirà l'esigenza di «trovare nuovi approcci in grado di aiutare a garantire che le porte sono aperte». Dossier che si rifarà alle linee guida di cui aveva tracciato i contorni già pochi giorni prima di Natale, finalizzate a rivedere la prassi pastorale e che avevano sollevato più d’una perplessità dai vescovi di Ratisbona, Rudolf Voderholzer e di Passau, Stefan Oster.
Sul finire della scorsa estate, nell'imminenza del Sinodo straordinario, il porporato aveva fatto sapere che nell'Aula Nuova avrebbe portato un lungo documento a sostegno delle tesi del cardinale Walter Kasper enunciate nel precedente Concistoro di febbraio (tesi sulle quali Marx avrebbe voluto un dibattito pubblico, fra teologi, già nei mesi successivi alla presentazione della relazione davanti ai cardinali riuniti a Roma). Documento firmato «dalla maggioranza dei vescovi tedeschi», come annunciò il porporato durante una tavola rotonda sul dialogo nella Chiesa che ebbe luogo a Magdeburgo. Posizione che fu illustrata direttamente al prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, in un incontro avvenuto a Roma nel cuore dell'estate. A fare da capodelegazione, allora, era stato il vescovo di Osnabrück, monsignor Franz-Josef Bode.
Ed è stato proprio quest'ultimo a chiarire ancor meglio il pensiero di Marx durante la conferenza stampa dell'altro ieri: «I partecipanti al Sinodo non discutono solo questioni riguardanti il matrimonio e la famiglia, ma anche la possibilità di un cambio di paradigma». Richiamandosi a un passaggio della Gaudium et Spes, monsignor Bode ha spiegato che «nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei discepoli di Cristo». A giudizio del vescovo di Osnabrück, quindi, «non solo il messaggio deve trovare risonanza negli uomini, ma gli uomini devono trovare risonanza da noi». Fonte ispiratrice del discorso del presule è stato il teologo Eberhard Schockenhoff, considerato tra le più celebri voci progressiste attive sul panorama della chiesa tedesca. Fu lui che accusò Benedetto XVI di «funambolismo ermeneutico» quando il Papa oggi emerito tentava di riportare in comunione i lefebvriani.
La posizione di Marx, a ogni modo, era già stato esplicitato nella lunga intervista da lui concessa il mese scorso ad America Magazine, la rivista dei gesuiti statunitensi: «C’è tanto lavoro da fare in campo teologico. L’eucaristia e la riconciliazione sono necessari per le persone. Noi diciamo ad alcuni “non sarai mai riconciliato fino alla morte”. Questo è impossibile da credere quando si ha a che fare con le situazioni concrete. Nello spirito della Evangelii Gaudium, dobbiamo vedere come l’eucaristia è la medicina per le persone. Dobbiamo trovare il modo perché le persone ricevano l’eucaristia. Non si tratta di trovare modi per tenerle fuori! Dobbiamo trovare modi per accoglierle. Dobbiamo usare la nostra immaginazione e chiederci se possiamo fare qualcosa».