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ROMA

Marino include i gay, esclude la famiglia

Il sindaco di Roma impone una campagna contro il bullismo omofobico nella scuola, che è piuttosto una promozione dell'omosessualismo. Ma chiude la porta in faccia alle associazioni dei genitori, che da otto mesi chiedono un incontro con lui, per non essere scavalcati nel ruolo educativo.

Famiglia 30_01_2014
Ignazio Marino

Doppiopesismo capitolino. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ritira il permesso di usare la Sala della Promoteca in Campidoglio all’Associazione Famiglia Domani per tenere un convegno sull’ideologia del gender – sala già assegnata dal comune all’associazione tempo addietro – però introduce lezioni sul bullismo omofobico nelle scuole secondarie della capitale.

L’iniziativa – che declina localmente le direttive del documento dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) sulla Strategia gender da attuare anche nelle scuole -  si chiama “lecosecambiano@roma” ed è stata promossa dall’Assessorato alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità e dal Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale, in collaborazione con l’Università La Sapienza e la casa editrice ISBN. Il progetto prevede un questionario rivolto ai ragazzi sull’omofobia, un concorso a tema e una serie di incontri. 

Il fine è quello di offrire strumenti adatti per contrastare il bullismo omofobico il quale – così si legge nel bando del progetto – viene ad esistenza anche quando si prende in giro una persona per il suo “orientamento sessuale (vero o presunto)”. Quindi perché Tizio sia un bullomofobico non è necessario che insulti un ragazzo omosessuale, è sufficiente che prenda in giro l’omosessualità in quanto tale anche se il destinatario della canzonatura non è per niente omosessuale. Insomma, basta parlar male dell’omosessualità e scatta l’accusa di omofobia.

In merito agli incontri organizzati nelle scuole superiori, tra febbraio e aprile saliranno in cattedra, oltre ai rappresentanti di associazioni Lgbt, anche il cantautore Roberto Vecchioni, il regista Ferzan Ozpetek (autore di più pellicole sull’omosessualità), l’attore Fabrizio Gifuni, la conduttrice Serena Dandini (madrina in passato di un Gay Pride), lo scrittore Ivan Cotroneo, l’oncologo Umberto Veronesi e la scrittrice Dacia Maraini. Tutti sostenitori del credo gay. A questi si aggiungerà la figlia di Vecchioni, Francesca, lesbica dichiarata che ha avuto due gemelle con la fecondazione artificiale eterologa. Nel bando del progetto dell’assessorato si chiarisce il motivo per cui sono stati invitati questi Vip: “promuovere una visione positiva del futuro attraverso le testimonianze concrete di persone note per far comprendere che ‘le cose possono effettivamente cambiare’”.

La strategia didattica adottata da questa iniziativa è furba ed iniqua per tre ordini di motivi. In primo luogo si estende indebitamente la competenza del personaggio invitato al di là del proprio ambito professionale. Roberto Vecchioni sarà sicuramente un bravo cantautore ma cosa ne sa di omosessualità? E’ uno psicologo o psicoterapeuta, un esperto in morale, un giurista, un filosofo? Si risponderà: ha una figlia lesbica. Vero, ma l’esperienza personale può offrire una prospettiva di approccio al tema troppo soggettiva. L’argomento “omosessualità” esige di essere trattato in modo spassionale, alieno da suggestioni e condizionamenti privati, astraendo dunque dal caso concreto e dalle opinioni personali per fornire in tal modo giudizi i più oggettivi possibili, cioè condivisibili anche da chi non ha figlie lesbiche.

Un secondo motivo per dire che la tattica della giunta Marino non brilla per correttezza pedagogica si riferisce all’effetto simpatia che suscitano questi nomi. Le argomentazioni che loro porteranno a favore del pubblico giovanile saranno ammantate e precedute dall’alone di approvazione che suscitano le loro figure nelle coscienze dei ragazzi. Pensiamo solo alla fiducia che infonde il nome di Veronesi: se uno scienziato di tal fatta parla bene dell’omosessualità come dargli torto?

Un terzo motivo risiede nel fatto che i genitori vengono scavalcati nella loro competenza educativa.  La presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio Emma Ciccarelli ha dichiarato: “Sono otto mesi che abbiamo chiesto di incontrare il sindaco Marino, ma ad oggi nessuna risposta”. L’intento era quello di aprire un confronto con i genitori su queste tematiche così delicate, perché “i genitori devono poter scegliere per i loro figli” continua la Ciccarelli che poi così chiude: “La Giunta Marino indottrina all’ideologia gender”. Viene da concludere che Marino opta sì per una scuola inclusiva, ma ad esclusione dei genitori.

E’ proprio vero: le cose stanno davvero cambiando.