Maria, la Madre di Dio che guida i suoi figli a Cristo
A Cana vediamo un preannuncio della mediazione materna di Maria. Con la sua fede, la Madre celeste introduce i suoi figli nel mistero della potenza salvifica di Cristo, che ha il suo culmine sul Calvario. Dall'enciclica Redemptoris Mater.
In occasione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, pubblichiamo alcuni stralci dell’enciclica Redemptoris Mater (25 marzo 1987) di san Giovanni Paolo II.
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La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza, perché, «quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,4). Con queste parole dell’apostolo Paolo, che il Concilio Vaticano II riprende all’inizio della trattazione sulla Beata Vergine Maria, desidero anch’io avviare la mia riflessione sul significato che ha Maria nel mistero di Cristo e sulla sua presenza attiva ed esemplare nella vita della Chiesa. (...)
Se infatti è vero che «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» – come proclama lo stesso Concilio (Gaudium et spes, 22) – bisogna applicare tale principio in modo particolarissimo a quella eccezionale «figlia della stirpe umana», a quella «donna» straordinaria che divenne Madre di Cristo. Solo nel mistero di Cristo si chiarisce pienamente il suo mistero. Così, del resto, sin dall’inizio ha cercato di leggerlo la Chiesa: il mistero dell’Incarnazione le ha permesso di penetrare e di chiarire sempre meglio il mistero della Madre del Verbo incarnato. In questo approfondimento ebbe un’importanza decisiva il Concilio di Efeso (a. 431), durante il quale, con grande gioia dei cristiani, la verità sulla divina maternità di Maria fu confermata solennemente come verità di fede della Chiesa. Maria è la Madre di Dio (= Theotókos), poiché per opera dello Spirito Santo ha concepito nel suo grembo verginale e ha dato al mondo Gesù Cristo, il Figlio di Dio consostanziale al Padre. (...)
Il mistero dell’Incarnazione si è compiuto quando Maria ha pronunciato il suo fiat «Avvenga di me quello che hai detto», rendendo possibile, per quanto spettava a lei nel disegno divino l’esaudimento del voto di suo Figlio. Maria ha pronunciato questo fiat mediante la fede. Mediante la fede si è abbandonata a Dio senza riserva ed «ha consacrato totalmente se stessa, quale ancella del Signore, alla persona e all’opera del Figlio suo» (Lumen gentium, 56). E questo Figlio – come insegnano i Padri – l’ha concepito prima nella mente che nel grembo: proprio mediante la fede! (...)
Da questo punto di vista, è particolarmente eloquente il testo del Vangelo di Giovanni, che ci presenta Maria alle nozze di Cana. (…) Maria è presente a Cana di Galilea come Madre a Gesù, e in modo significativo contribuisce a quell’«inizio dei segni», che rivelano la potenza messianica del suo Figlio. (…) Anche se la risposta di Gesù a sua madre sembra suonare come un rifiuto (soprattutto se si guarda, più che all’interrogativo, a quella recisa affermazione: «Non è ancora giunta la mia ora»), ciononostante Maria si rivolge ai servi e dice loro: «Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2,5). Allora Gesù ordina ai servi di riempire di acqua le giare, e l’acqua diventa vino, migliore di quello che prima è stato servito agli ospiti del banchetto nuziale. Quale intesa profonda c’è stata tra Gesù e sua madre? Come esplorare il mistero della loro intima unione spirituale? Ma il fatto è eloquente. È certo che in quell’evento si delinea già abbastanza chiaramente la nuova dimensione, il nuovo senso della maternità di Maria. Essa ha un significato che non è racchiuso esclusivamente nelle parole di Gesù e nei vari episodi, riportati dai Sinottici. In questi testi Gesù intende soprattutto contrapporre la maternità, risultante dal fatto stesso della nascita, a ciò che questa «maternità» (come la «fratellanza») deve essere nella dimensione del Regno di Dio, nel raggio salvifico della paternità di Dio.
Nel testo giovanneo, invece, dalla descrizione dell’evento di Cana si delinea ciò che concretamente si manifesta come nuova maternità secondo lo spirito e non solo secondo la carne, ossia la sollecitudine di Maria per gli uomini, il suo andare incontro ad essi nella vasta gamma dei loro bisogni e necessità. A Cana di Galilea viene mostrato solo un aspetto concreto dell’indigenza umana, apparentemente piccolo e di poca importanza («Non hanno più vino»). Ma esso ha un valore simbolico: quell’andare incontro ai bisogni dell’uomo significa, al tempo stesso, introdurli nel raggio della missione messianica e della potenza salvifica di Cristo. (...)
Altro elemento essenziale di questo compito materno di Maria si coglie nelle parole rivolte ai servitori: «Fate quello che egli vi dirà». La Madre di Cristo si presenta davanti agli uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi. A Cana, grazie all’intercessione di Maria e all’ubbidienza dei servitori, Gesù dà inizio alla «sua ora». A Cana Maria appare come credente in Gesù: la sua fede ne provoca il primo «segno» e contribuisce a suscitare la fede dei discepoli. (...)
Proprio in questo senso l’evento di Cana di Galilea ci offre quasi un preannuncio della mediazione di Maria, tutta orientata verso il Cristo e protesa alla rivelazione della sua potenza salvifica. Dal testo giovanneo appare che si tratta di una mediazione materna. Come proclama il Concilio: Maria «fu per noi madre nell’ordine della grazia». Questa maternità nell’ordine della grazia è emersa dalla stessa sua maternità divina: perché essendo, per disposizione della divina Provvidenza, madre-nutrice del Redentore, è diventata una «compagna generosa in modo del tutto singolare e umile ancella del Signore», che «cooperò... all’opera del Salvatore con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime» (Lumen gentium, 61).
(…) Se il passo del Vangelo di Giovanni sull’evento di Cana presenta la maternità premurosa di Maria all'inizio dell’attività messianica di Cristo, un altro passo dello stesso Vangelo conferma questa maternità nell’economia salvifica della grazia nel suo momento culminante, cioè quando si compie il sacrificio della Croce di Cristo, il suo mistero pasquale. La descrizione di Giovanni è concisa: «Stavano presso la Croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese con sé» (Gv 19,25).
(…) Dunque, questa «nuova maternità di Maria», generata dalla fede, è frutto del «nuovo» amore, che maturò in lei definitivamente ai piedi della Croce, mediante la sua partecipazione all’amore redentivo del Figlio.
Madre di Dio e Madre di ogni uomo
La festa odierna di Maria Madre di Dio ci ricorda che solo in Gesù, Dio fatto uomo, c'è la salvezza. In Lui c'è anche la pienezza del tempo, entrando nella storia dell'uomo. Pubblichiamo ampi stralci dell'omelia che san Giovanni Paolo II ha tenuto il 1° gennaio 1997.
Maria, la donna eucaristica che ci chiama a imitarla
"La Madre di Dio è il primo tabernacolo vivente della storia. Ha portato Gesù nel suo grembo e lo ha consegnato agli uomini, come strada verso la Santità e nutrimento della nostra vita. Non è il progresso che conduce alla felicità l’uomo, il quale ha dimenticato che nella preghiera e nell’adorazione di Dio presente nell’Eucaristia c’è la sua pace". Da un'omelia del cardinal Sarah
Maria, maternità divina che si apre alla redenzione
Quando pensiamo alla madre di Dio si tende a “scivolare” sulla nostra esperienza, riducendo Maria alla mamma carnale. Invece la Chiesa insegna che è proprio affermando il titolo di Dei Genetrix che la verità delle due nature dell’unica Persona divina viene difesa. Il suo sì all’incarnazione, inoltre, racchiude in sé il sì alla partecipazione all’opera redentrice del Figlio. Per questo è corredentrice e non solo portatrice di virtù.