Maria, "la donna più potente della Terra"
Fino a ieri poteva vantarsi di avere intervistato Luisa Ciccone, oggi ha fatto il salto di qualità incontrando la Madonna, quella vera. Maureen Orth, inviato speciale a tutti noto negli Usa, frequentatrice assidua e temuta commentatrice del jet set, in particolare holliwoodiano, firma storica di riviste come Vanity Fair, Newsweek, Vogue, ha scritto la storia di apertura per il National Geographic Magazine.
Fino a ieri poteva vantarsi di avere intervistato Luisa Ciccone, oggi ha fatto il salto di qualità incontrando la Madonna, quella vera. Maureen Orth, inviato speciale a tutti noto negli Usa, frequentatrice assidua e temuta commentatrice del jet set, in particolare holliwoodiano, firma storica di Vanity Fair, Newsweek, Vogue…, nonché habituée del piccolo schermo per i colossi nazionali Abc e Nbc, ha scritto la storia di apertura per il prossimo numero del National Geographic. Un servizio che, ancor prima, di essere dato alle stampe è già storia. Infatti, non appena il celebrato magazine, notoriamente scientista, ha dato le anteprime in pasto alle agenzie, la sorpresa è rimbalzata di comunicato in comunicato e di tweet in tweet in tutto il mondo: «Ladies & Gentlemen…, la copertina di dicembre è dedicata a… Maria di Nazaret».
La notizia mi ha raggiunto mentre i media e i cuori sono attraversati dalla tragedia di Parigi. La via imboccata sembrerebbe ormai decisa: l’odio dilaga sui media perché l’odio dilaga nel mondo… Ma ecco la copertina del National Geographic, che si insinua come un raggio di luce nella crepa degli scuri della vecchia casa di campagna. Mettiamo la Madonna in prima pagina, al posto che le spetta, e non solo la mia giornata, ma tutta la geopolitica guadagnerà una nuova prospettiva. Maria di Nazaret ha già cambiato le sorti del creato, per sempre, lo potrà fare anche per questa epoca drammatica. Non tutto è perduto – penso – perché Cristo ha vinto il mondo grazie al Sì di sua Madre Maria.
All’immagine scelta dal National Geographic, un primissimo piano del volto della Madonna del Libro di Sandro Botticelli, che spicca per la sua infinita dolcezza, fa da contraltare l’autorevolezza dell’occhiello che recita così: «The most powerful woman in the world»: la donna più potente al mondo. Per comprendere che immagine e dicitura, così accostati, non costituiscono un ossimoro, occorre addentrarsi nel servizio, che è disponibile come anticipazione nel sito della rivista (clicca qui). Il testo è in inglese e per i più pigri o indaffarati offriamo qualche elemento di sintesi: la giornalista ha compreso che il potere della Madonna sta nel fatto che nella sua finitudine ha accolto l’infinito di Dio, permettendo a Gesù, Signore della Storia, di compiere la salvezza a partire dall’Incarnazione nel suo grembo.
L’articolo, in verità, non esibisce il dogma, ma per via deduttiva mostra tutto lo stupore di chi lo ha scritto che, dopo aver viaggiato in lungo e in largo, ha dovuto prendere atto che la Vergine Maria è quotidiano punto di riferimento per milioni e milioni di persone, arrivando a definirla «una calamita per giovani e vecchi». Il reportage tocca veramente tutti i continenti: la Orth è partita da Medjugorje, ha fatto meta a Lourdes, ha visitato Guadalupe, per poi trasvolare a Kibeho, in Rwanda, passando da Czestochowa. Infine, chiude spiazzata dalla devozione di tanti musulmani per Colei che il Corano proclama «prescelta da Dio, fra tutte le donne, per la sua purezza e l’obbedienza» e che, anche oggi, Bakr Zaki Awad, decano della facoltà di Teologia nell’Università Al Azhar del Cairo, non esita a definire, a beneficio della cronista esterrefatta, la «donna più virtuosa e casta dell’universo». In Egitto la Madonna è anche apparsa, a Zaytun per esempio, e non è raro incontrare fedeli musulmani che, passando con disinvoltura dalla moschea alla chiesa copta, ne venerano le immagini e la pregano.
Ma come è possibile tanta eco e partecipazione per una figura di cui si hanno pochi dati storici e che nel Vangelo parla solamente quattro volte? Noi cristiani lo sappiamo bene: sotto la Croce c’era lei, Maria: chiunque guardi alla Croce non può non vedere anche la Madre di Gesù, che lì è divenuta anche Madre Nostra. La risposta della Orth è anche in questo caso deduttiva: Maria di Nazaret quando compare nel Vangelo è sempre «figura per», totalmente presa in un servizio di amore, come a Cana quando si preoccupa per le felicità degli gli sposi e di tutti i presenti… È in questa premura, in questo sguardo attento per tutti e ciascuno che la Madre di Gesù anche dopo la sua vita terrena ha ottenuto di farsi tramite costante fra Cielo e Terra: segno e al tempo stesso richiamo visibile e certo della gioia del Paradiso perduto, ritrovato in virtù del suo Fiat.
La giornalista ha riscontrato che i fedeli di ogni lingua, condizione e nazionalità riconoscono l’efficacia dell’intercessione della Vergine, che – ricorda – nel Concilio di Efeso è stata definita la Theotokos, la Madre di Dio, Colei che porta Dio e che – aggiungiamo – nell’apparizione di Cesarea del 363 d. C. si è presentata come «potente interceditrice presso suo Figlio Gesù». Due prerogative ribadite poi dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium: la Vergine, nella luce del Paradiso, brilla come stella sicura per gli uomini che compiono il pellegrinaggio terreno, non facendo mancare a nessuno la sua protezione e preghiera materna. Che passa anche attraverso le sue apparizioni e che ottiene grandi grazie. Da inviato speciale a Lourdes e poi a Medjugorje la Orth comprende che le guarigioni, i miracoli altro non sono che una prova che la vita è di Dio e da Lui solo viene. A Kibeho, intuisce, invece, che nel presente eterno a cui la Madonna già appartiene è già contenuta la storia intera: da qui le profezie sul genocidio del Rwanda del 1994, con anticipo dolorosamente comunicato e mostrato alle veggenti africane, insieme con un preventivo accorato richiamo alla conversione.
In Erzegovina Maureen arriva aggregata a un gruppo statunitense al seguito di Arthur P. Boyle, un sessantenne padre di famiglia, qui guarito simultaneamente da metastasi ai polmoni. Ecco come la giornalista racconta la sua storia (traduzione mia): «Mi trovo a Medjugorje con un gruppo di americani, per lo più papà dei ragazzi che frequentano hockey su ghiaccio nella zona di Boston, oltre a due uomini e a due donne affetti da tumore in fase 4. Siamo guidati da Arthur Boyle, di 59 anni, un padre di 13 figli, che è venuto qui per la prima volta nel 2000, quand’era ormai sopraffatto dal cancro e dai medici che gli avevano pronosticato pochi mesi di vita. Si sentiva affranto e sconsolato e non avrebbe affrontato il viaggio se non lo avessero costretto due suoi cari amici. Ma già la prima sera a Medjugorje, confessandosi nella parrocchia di San Giacomo Apostolo ricevette un grande sollievo psicologico."L’ansia e la depressione che tanto mi affliggevano si dileguarono”, mi ha confidato, aggiungendo che fu come se gli avessero levato di colpo qualcuno dalle spalle».
La mattina dopo, insieme con i suoi amici Rob e Kevin, Arthur incontrò per caso in un negozio la veggente Vicka Ivankovic-Mijatovic e, senza indugio, le chiese aiuto. Vicka a quel punto gli posò una mano sulla testa, appellandosi alla Vergine Maria perché chiedesse a Dio di guarirlo. Boyle in quel negozio ha sperimentato una sensazione fuori dal comune: «Quando Vicka ha iniziato a pregare sono stato attraversato da un calore così intenso da fare sudare anche Kevin e Rob, che pure avevano imposto le loro mani su di me». Tornato a Boston, una Tac presso il Massachusetts General Hospital ha rivelato che i suoi tumori si erano ridotti quasi a zero. Da allora Boyle è tornato a Medjugorje 13 volte. «Sono un “ragazzo’ normale”», dichiara oggi. «Mi piace giocare a hockey e bere la birra. E gioco a golf». Ma, poi, aggiunge: «Ho dovuto rivedere tante cose nella mia vita». Oggi, Arthur è diventato, come lui stesso si definisce, «una sorta di portavoce della potenza di guarigione di Gesù Cristo e, naturalmente, del carisma d’intercessione di sua Madre Maria».
La Orth ha voluto incontrare anche il medico che lo ha avuto in cura, il quale parla di remissione spontanea della malattia come un qualcosa di scientificamente inspiegabile. Il calore provato dal paziente potrebbe avere riattivato il suo sistema immunitario, ma resta da capire chi ha provocato quella reazione, se lo stesso Boyle o Qualcuno a lui esterno. Da questo racconto e dalle verifiche effettuate si comprende come la giornalista sia rimasta impressionata da Arthur Boyle.
Se mi è consentito un excursus personale desidero confidare che lo stesso è capitato a me. Massimo Ciani, un collaboratore genovese delle Edizioni Ares presso cui lavoro, ci ha fatto conoscere il libro-testimonianza che Boyle ha scritto nel 2014, ben quattordici anni dopo dalla guarigione, per essere certo che il miracolo fosse autentico. Ci abbiamo lavorato su ad agosto e a settembre, ma ora tutti possono leggere in italiano Sei mesi di vita. Ma la Madonna mi ha guarito a Medjugorje. È un racconto coinvolgente, scritto di getto, in cui da una famiglia eroica (13 figli, di cui uno morto e un secondo autistico) emerge in piena luce Judy, la moglie di Artie, una figura di delicata femminilità, ma dalla fede biblica. Fra gli inviti alla lettura che introducono il racconto spiccano gli interventi dell’attore Jim Caviezel, che dichiara che non avrebbe accettato la parte del Gesù in The Passion di Mel Gibson se non avesse ricevuto prima il dono della fede a Medjugorje, e di Raymond Flynn, già ambasciatore Usa presso la Santa Sede, per cui questa vicenda mostra, una volta di più come «nulla sia impossibile a Dio».
Riguardo a Kibeho, sempre nel corso di quest’anno e sempre per Ares ho seguito la pubblicazione di Io sono la Madre del Verbo, un libro tradotto da Rosanna Brichetti Messori e scritto da Edouard Sinayobye, un sacerdote ruandese ancora giovane che deve la vocazione alle apparizioni della Vergine ad Alphonsine, Nathalie e Marie Claire. Un documento unico riguardo a questa mariofania riconosciuta nel 2001 dalla Chiesa, il cui messaggio offre, ben oltre i confini del Continente Nero, gli strumenti propri della grazia per contrastare l’azione dell’Avversario di Dio. Parlare del proprio lavoro e dei propri libri potrebbe sembrare indelicato, ma mi prendo il rischio: è da quindici anni che scrivo e seguo testi di carattere mariano e ogni giorno mi scontro con la sordità dei media (con l’eccezione della Bussola e di pochi altri), incuranti della Buona Novella.
Poi però accade che il National Geographic dia la copertina alla Madonna e offra anche a me, in una volta sola, l’agio di raccontare e confermare tante cose che io stesso ho conosciuto e verificato. Come mi disse un giorno il vescovo Gerolamo Grillo, testimone, purtroppo un po’ timido delle apparizioni di Civitavecchia, «il Cuore Immacolato di Maria trionferà e, in un modo o nell’altro, vedrai, la Madonna si fa la strada».