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FILIPPINE

Marawi, gli jihadisti minacciano gli ostaggi. E il Papa

Cadono le roccaforti dei guerriglieri jihadisti a Marawi, la città delle Filippine occupata dal movimento islamico Maute (legato allo Stato Islamico) il 23 maggio scorso. Paura per gli ostaggi, fra cui padre Teresito "Chico" Suganob. I jihadisti minacciano di usarli come bombe umane. E intanto, nei loro video di propaganda, minacciano la Chiesa, Roma e il Papa.

Esteri 05_09_2017
Guerriglieri jihadisti a Marawi

Il 23 maggio scorso, circa 200 guerriglieri jihadisti del movimento filippino Maute, legato allo Stato Islamico, occuparono la città di Marawi, nell’isola di Mindanao, la più meridionale dell’arcipelago delle Filippine. Da mesi, la battaglia che ne è seguita non fa più notizia. Ma solo in questi giorni pare volgere al termine, dopo tre mesi e mezzo di assedio.

La battaglia di Marawi è entrata nella sua fase finale quando l’esercito regolare è riuscito ad occupare la grande moschea della città, epicentro della guerriglia jihadista. L’edificio religioso è stato risparmiato dai bombardamenti aerei, per evitare di infiammare gli animi della locale maggioranza musulmana. Ma proprio per questo la sua riconquista è stata più lunga e dura. E’ terminata il 23 agosto e il presidente filippino Rodrigo Duterte, per celebrare la vittoria, si è recato a Marawi, per decorare ufficiali e soldati e annunciare la prossima fine della campagna militare. Attualmente gli jihadisti hanno riorganizzato una seconda linea di difesa negli edifici vicini alla moschea, ma sono stati scacciati subito dopo anche dalla stazione di polizia, che occupavano dall’inizio della loro azione.

Sloggiati dalle loro roccaforti principali, i guerriglieri del Maute pensano di impiegare metodi ancora più estremi. Come usare i suoi ostaggi come attentatori suicidi involontari. Mons. Edwin de la Peña y Angot, vescovo della prelatura di Marawi ha detto all’agenzia Fides che queste azioni “disperate” da parte dei militanti meritano una forte condanna. “Orribile! Da condannare! Questi terroristi sono davvero disperati e per questo lo stanno facendo”, ha detto il prelato. “Quello che fanno (i militanti) è tremendo e sperano poi che il governo li ascolti”. Secondo i rapporti, circa 46 civili sono stati ostaggi dai terroristi, tra cui il sacerdote cattolico padre Teresito "Chito" Suganob, il Vicario Generale della prelatura di Marawi. Di loro non si sa più nulla dal giorno del loro rapimento, avvenuto il 24 maggio, durante il raid jihadista contro la cattedrale di Santa Maria. Ora, non solo lo Stato Islamico minaccia di usarli come bombe umane, ma lo stesso presidente filippino Rodrigo Duterte invita a bombardare le ultime posizioni tenute dai terroristi senza badare troppo ai danni collaterali. Fra cui gli ostaggi. “Il presidente Duterte ha affidato ai leader militari la responsabilità della strategia sul campo – dichiara monsignor de la Peña all’agenzia Fides - Faranno le loro scelte, per Duterte è importante far terminare al più presto questa crisi che si trascina da troppo tempo. Il presidente è impaziente anche per motivi politici e teme per la sua popolarità. Ma oggi lancio un appello al presidente Duterte e ai militari: la priorità deve essere salvare le vite umane. Speriamo che ogni azione rispetti questa priorità. Le vite degli ostaggi non sono e non potranno mai essere considerate ‘danni collaterali’. Sono vite umane e le loro famiglie sono in pena. Se accadesse qualcosa di brutto, sarebbe una grande amarezza e dolore. Preghiamo per loro con tutto il cuore. Sappiamo che, nelle scorse settimane, padre Teresito avrebbe avuto la possibilità di fuggire, unendosi a un gruppo che è riuscito a farlo, ma è voluto restare per stare vicino alla sua gente”.

Il 29 agosto le forze regolari delle Filippine hanno liberato anche la stessa cattedrale di Santa Maria. Trovandola devastata e sistematicamente profanata. Un video realizzato dai militari ha mostrato le mura della cattedrale forate dai proiettili e sul pavimento frammenti di icone e di altri simboli religiosi distrutti. È stato gravemente danneggiato anche l’altare, accanto al quale si nota una statua decapitata. Il video delle forze regolari conferma quanto mostrato dallo Stato Islamico nel loro filmato di propaganda del giugno scorso, mandato di nuovo online nell’ultima settimana di agosto dal media center del Califfato, Al Hayat. Quest’ultimo è commentato da un jihadista che parla in inglese con accento americano, a conferma della natura multinazionale dello Stato Islamico, oltre al fatto che nelle Filippine mira ad attrarre volontari jihadisti dagli Usa. Mostra la sistematica opera di profanazione della cattedrale: il crocefisso viene buttato a terra e calpestato, vengono distrutte o decapitate le statue di Gesù e di Maria, foto di Papa Francesco e Benedetto XVI sono strappate o date alle fiamme.

Benché la cattedrale sia stata liberata nei giorni scorsi, gli jihadisti hanno raggiunto il loro obiettivo propagandistico: mostrarne la profanazione, ma soprattutto lanciare da lì una sfida a tutta la Chiesa. “Dopo tutti gli sforzi che la religione della croce (il cristianesimo, ndr) ha impiegato per soggiogare l’islam, sarà lei ad essere spezzata. L’inimicizia dei crociati contro i musulmani è servita solo a rafforzare una generazione di giovani”. Mostrando la foto di Papa Francesco uno jihadista afferma che “ci vendicheremo ancora di più”, perché “Noi arriveremo a Roma, a Dio piacendo”, dice puntando il fucile sulla foto del pontefice.