Mancano i medici, ma per chi attacca Schillaci sono in troppi
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Camici bianchi in sovrannumero: è l'allarme di un sindacato contro il ministro che vuole estendere l'accesso alla Facoltà di Medicina. Ma è un allarme infondato e proprio il numero chiuso è alla base dell'attuale carenza di sanitari.
Che il Ministro Schillaci non piaccia al Deep State sanitario è qualcosa di sempre più evidente, ma che per attaccarlo si parli di “pletora medica”, ovvero di sovrabbondanza di camici bianchi, è qualcosa che fa veramente pensare.
È sotto gli occhi di tutti la grave carenza di medici, sia sul territorio che negli ospedali e nelle RSA. I medici di base sono sempre meno, e nei piccoli centri è spesso difficile che i pensionamenti vengano rimpiazzati con nuove figure. Eppure, nonostante questa palese evidenza che rappresenta per molti pazienti e le loro famiglie una grossa criticità, sono arrivati degli attacchi contro il Ministro della Sanità che ha deciso di allargare il numero degli studenti che potranno accedere alle Facoltà di Medicina. Il numero chiuso in vigore da molti anni infatti era stato uno dei fattori che avevano portato all’attuale carestia di medici.
Un attacco molto duro è arrivato nei giorni scorsi da un sindacato di medici ospedalieri, l’Anaao (Associazione Nazionale Aiuti Assistenti Ospedalieri), che ha presentato un proprio studio che sostiene che «la crescita del numero di medici è destinata ad essere fuori controllo se la politica continua a essere poco lungimirante commettendo gravi errori di programmazione». Per l’occasione il sindacato ha rispolverato un termine in voga negli anni ’70, quello di pletora medica, quando si facevano previsioni catastrofiste sul sovrannumero di medici. In realtà, non si è mai verificata tale condizione, non è mai esistita una disoccupazione tra i sanitari, anche perché il numero degli studenti che iniziavano il primo anno di università si assottigliava durante il corso di studi, e la selezione veniva fatta in base al merito su esami molto impegnativi come Anatomia, Fisiologia, e le cliniche mediche.
Poi è venuto il numero chiuso, con le sue domandine di cultura generale, e chissà quanti potenziali buoni medici si sono persi in questo modo. Ma L’Anaao, chissà per quali motivi, vuole mantenere lo statu quo, e da parte di un sindacato che è quasi sempre stato filogovernativo, in particolare durante gli ultimi governi, e che non ha mai difeso i colleghi oggetto di sospensioni per mancata sieratura, viene oggi questo attacco a Schillaci. Eppure le cifre ci dicono che l'Italia si prepara ad affrontare una ondata di pensionamenti tra i medici nel prossimo decennio: si stima che tra il 2023 e il 2032 quasi 109 mila camici bianchi lasceranno la professione attiva.
Ci vorrà circa un decennio prima che possano essere operative le nuove leve che sono attualmente in formazione, e quindi vedremo il problema della carenza di medici particolarmente grave nei prossimi anni, senza poi tener conto che molti dei neo-laureati – come già accade da tempo- potrebbero fare la scelta di andare a lavorare all’estero. Secondo i dati elaborati dalla Corte dei Conti su dati OCSE 2019, il numero dei medici che ha lasciato l’Italia fra il 2008 e il 2018 ammonta a 11 mila. Inoltre, circa 3000 professionisti ogni anno abbandonano in anticipo sull’età pensionabile il Servizio Sanitario Nazionale. La qualità dell’assistenza erogata non potà che risentirne, fino a quando non si avrà nuovamente un numero accresciuto e adeguato di nuovi professionisti, così che la situazione critica potrebbe andare a risolversi.
Tuttavia, in tempi come questi dove la parola “emergenza” è usata e abusata, l’Anaao non si sofferma sul qui e ora, dice no al Ministro e paventa la minaccia fantasma di un eccesso di medici che potrebbe esserci tra un ventennio. In realtà da qui a un periodo così lungo ci potrebbero essere dei corretivi da mettere in atto, ma il fatto che la popolazione invecchierà e diventerà sempre più fragile e soggetta a patologie cronico-degenerative fa pensare che ci sarà una richiesta di assistenza sanitaria ancora maggiore di oggi, a meno che qualcuno ipotizzi che tale popolazione possa stranamente diminuire.
Questi aspetti non sono oggetto delle preoccupazioni del sindacato, che invece punta l’attenzione sul fatto che con tanti medici sul mercato il loro potere contrattuale sarà molto diminuito, con possibili retribuzioni più basse. Chissà cosa ne penseranno i pazienti che devono aspettare mesi in lista di attesa per avere visite specialistiche ed esami diagnostici vista la scarsità del personale. Semmai il problema non è solo la quantità di medici, ma anche la loro distribuzione e la tipologia di specializzazione. Solo ripristinando adeguate dotazioni organiche possiamo migliorare anche la qualità del lavoro e rispondere più efficacemente ai bisogni di cura e salute della popolazione.
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