Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
CONTRO LA MELONI

“Madre ti odio”: e la Sinistra uccide il materno nelle donne

Dopo aver disintegrato la figura del padre, il kulturame di Sinistra ha avviato un'incendiaria campagna d'odio contro la madre e il materno femminile. I rimproveri della stampa progressista alla Meloni, che ha portato al G20 di Bali la figlia, sono figli dello stesso odio di classe covato contro le donne madri: Murgia, Bindi, Serra, Emma, Colombo. Così l'odio al materno rivela il nichilismo della vita. 

Famiglia 18_11_2022

Non è tanto che la Sinistra odia il pensiero politico della Meloni. È proprio che odia la Meloni in quanto madre, odia la Meloni in quanto donna. È una Sinistra madre mia ti odio quella che sta dando il peggio di sé con i suoi giornalisti e le sue artiste di riferimento e che mostra ormai uno scollamento perverso tra la realtà e l’utopia. Dopo aver disintegrato il paterno, nell’opera iniziata con la contestazione sessantottina, il nichilismo sinistrorso prosegue ora con la figura della madre.

Da un lato ci ha ammorbato per anni sulla conciliazione casa-lavoro come se fosse l’unica misura per favorire la Natalità, che per loro si traduce fondamentalmente in più asili nido così da regalare più figli all'educazione di Stato, ma dall’altro odia chi quella conciliazione riesce a metterla in pratica pur nella scomodità di un volo transcontinentale.

Derive impazzite di quella stessa Sinistra che odia così tanto le donne da elevare a diritto supremo la loro perpetua sterilità e che odia la madre tanto da esaltare, superdonnismo senza un “ma”, la scelta – libera, sacrosanta, beninteso, ma legittimamente criticabile -, di Samantha Cristoforetti che per sei mesi ha privato i suoi figli piccoli di quell’affetto e calore materno il cui vuoto nessuno potrà mai restituire né colmare.

Quattro indizi fanno una prova di questa distanza siderale del pensiero radicale di massa, di questo odio materno, dalla realtà fatta di affetti, di calori normali, di bisogni umani.

Il primo sono le polemiche seguite al viaggio di Giorgia Meloni al G20 di Bali con la figlia Ginevra. Polemiche alle quali il premier ha replicato da par suo, dicendo che non è affare della Sinistra impicciarsi di come educa la figlia.

È andata così: dalle tribune dei principali media del Paese l’accusa di irresponsabilità alla Meloni è arrivata in almeno tre mosse. Prima, lotta di classe: Assia Neumann Dayan sulla Stampa ha alzato il ditino dicendo che “le operaie non si portano i figli in fabbrica, chissà come mai”. Poi, per il genere donna in carriera, è stata la volta di Claudia De Lillo su Repubblica: “Probabilmente lei (Giorgia Meloni), che ricordiamo donna, madre e cristiana, ritiene che la vicinanza alla figlia sia prioritaria, perché la presenza materna è un valore non negoziabile, anche quando lo Stato richiede alla propria leader 48 ore di coinvolgimento e attenzione assoluti”. Infine, atto terzo per la serie qualunquismo comunista, Furio Colombo che ha addossato alla Meloni l’improvvida scelta di portare la figlia a Bali con babysitter al seguito mentre ai bambini migranti tocca il fondo del mare. Allusioni disgustose, che hanno giustamente provocato l’indignata replica della Meloni, visceralmente madre e poco diplomatica nella sua risposta, ma vera e materna quale una donna deve essere.

Qualcuno ha solidarizzato, ma tendenzialmente si solidarizza con la Meloni (Calenda, Carfagna, De Luca), ma da sinistra non si espone mai alla gogna mediatica i kompagni che sbagliano, chi cioè provoca questi incidenti, perché la libertà è sacra. Anche di definire bastarda una donna, madre, vero Saviano? e restare impuniti, se non ancora nelle aule giudiziarie, almeno sulla stampa. 

Il punto è che il pensiero che sostiene la Sinistra oggi, e i partiti che ad essa si ispirano, Pd, galassia paracomunistarda varia, è fortemente condizionato da questo pregiudizio materno che porta all’autodistruzione. Senza andare indietro troppo nel tempo e tornare alla Cirinnà del Dio, patria, famiglia che vita “demmerda”, ogni giorno c’è un pensatore che si sveglia e deve dire la sua rimediando quasi sempre una figura da decerebrato.

E quasi sempre il megafono è Repubblica, il giornale partito della Sinistra.

C’era bisogno, ad esempio, di dare spazio a Emma Marrone, iconcina pop della Sinistra che conta, la quale ci ha informato di aver congelato il suo tessuto ovarico per avere figli senza compagno? È l’ormai stantia esaltazione del mito della self made mama, mostruoso ircocervo di egoismo femminista. Non si sa se per disperazione o solitudine, per noia o vizio. Che fa il paio con la scelta contraltare di una donna di pubblicizzare la sua intima asportazione delle tube per poter vivere meglio una vita sterile e senza figli. Dal Gazzettino a Vanity Fair, tutti i media hanno ripreso la notizia della scelta – umiliante, possiamo dirlo? - di Francesca Guacci.

Sempre Rep, stavolta un uomo. Michele Serra si lamenta della proposta di legge presentata da Lucio Malan (FI) e Isabella Rauti (FdI) per l’istituzione di una giornata – laica e nazionale - per la vita nascente, il 25 marzo, giorno in cui la Chiesa celebra il Concepimento virginale di Maria Santissima. “Ma c’è già – dice il fondatore di Cuore -: è il Natale Il bambinello, come tutti i neonati, risplende nella sua culla ("astro del ciel") e allontana da ogni casa l'ombra della morte. Eh no, furbino di un Serra. Vita nascente non vuol dire vita nata. Gesù ha conosciuto una sorte migliore delle vagonate di bambini uccisi con l’aborto. Per questo la proposta Rauti-Malan, sarebbe rivoluzionaria, perché darebbe un calcio nel sedere a chi, come voi, pensa che la vita umana sia bella che confezionata solo dopo che l’ostetrica ha sculacciato il piccolo frugoletto nella nursery.

Infine, ancora Rep, fortissimamente Rep. Questa è di ieri. Rosy Bindi e Michela Murgia straparlano di un Dio femminista e queer, con “pipponi” da Catechismo olandese accusando la Chiesa di essere maestra, ma non madre e indicando alle donne una strada femminile sterile, non materna, senza frutti. Ascoltandole non si può non pensare – non è un giudizio sulle persone, ma un’evidenza – che, non avendo figli, fatichino a staccarsi dallo schema ideologico, che pretende di sganciare il femminile dal suo progetto materno, che esiste e vibra misteriosamente nelle pieghe di un umano fragile anche se non realizzatosi biologicamente. È seguendo questa innaturale castrazione che devono aggrapparsi all’idea pagana di un Dio queer che possa accogliere anche loro. Ma quel Dio c’è già, si è incarnato per tutti e non ha bisogno di etichette chimera che non fanno altro che svilire ciò che di più sacro una donna può portare nell’umanità: la vita, che si genera con l’amore, quell’amore che la Sinistra, odiando e basta, non conosce e non vive.

Viene il sospetto di pensarle disperate e senza amore da dare e forse da ricevere, che hanno scelto di immolarsi per una causa di morte e diventare guide cieche di altri ciechi, pretendendo di parlare a nome di tutte le donne, calpestandole vieppiù. La Meloni è odiata per questo: perché, decidendo di non privare la figlia della sua presenza anche solo per quattro giorni, fa emergere la maggioranza delle donne italiane, che vive una maternità biologica o di desiderio senza considerarsi un fallimento e senza vergognarsi di essere capaci di amare.