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LA MOSTRA SULLA FUTURA SANTA

Madre Teresa e l'amicizia speciale col Meeting

Il successo per la mostra su Madre Teresa di Calcutta, che il 4 settembre sarà prclamata Santa. Venne a Rimini nel 1987 e parlò di aborto: «Sappiamo come la madre stessa uccide il figlio, e uccide in lui l’immagine e la vita stessa di Dio: per questa ragione l’aborto è divenuto il maggior distruttore della pace».

Cultura 26_08_2016
Madre Teresa di Calcutta

Com’era piccola Madre Teresa lassù sul palco dell’Auditorium, in piedi davanti al microfono con l’interprete al fianco. Da lontano sembrava una statuina, una statua della Madonna. Era sabato 29 agosto 1987, nei padiglioni davanti alla vecchia Fiera di Rimini dove era nato il Meeting, dove c’era la terrazza dalla quale cinque anni prima Giovanni Paolo II si era affacciato per salutare un popolo immenso, e dove oggi hanno buttato giù tutto per farci una piscina e un supermarket e tre condomini. 

Pier Alberto Bertazzi aveva introdotto Madre Teresa chiedendole - il Meeting era sulla creatività - “come l’uomo può vivere nel suo lavoro, nei suoi gesti, una partecipazione al gesto creativo di Dio che dà la vita e che fa la storia”. Erano i Meeting dell’annuncio pubblico della fede, dove poteva venire Madre Teresa, come una statuina di Maria, con la schiena piegata e le rughe profonde sul viso, e nessuno quella statua l’avrebbe coperta.

E Madre Teresa partì in quarta, se ne infischiò dell’argomento intellettualmente inteso, e cominciò così: “Chiediamo alla Madonna, alla Santa Vergine, di darci il suo cuore così bello, così puro, così immacolato, il suo cuore così pieno d’amore e di umiltà, cosicché noi possiamo ricevere Gesù nel pane della vita e amarlo come Lei lo ama scoprendolo nel più povero tra i poveri”. E nelle 1.400 parole del suo discorso fece capire cos’era per lei il dialogo con l’altro: la parola Gesù detta 16 volte, Dio Suo padre 23 volte, Maria Sua madre invocata 13 volte: tre persone molto familiari tra loro presero così la gran parte del suo discorso.

Per capirci ancor meglio sulla partenza in quarta, dopo la prima frase Teresa spiegò in poche parole l’incontro di Maria con la cugina Elisabetta, quando l’embrione di Giovanni “dette un balzo, un salto di gioia”: “E sappiamo oggi quali tremende sofferenze per il bambino non nato! Sappiamo come oggi la madre stessa uccide il figlio, e uccide in lui l’immagine e la vita stessa di Dio: per questa ragione l’aborto è divenuto il maggior distruttore della pace”. E lo diceva una che di pace se ne intendeva, avendo preso il Nobel del ramo otto anni prima.

Domandiamoci: sarebbe concepibile oggi, in Occidente, un Meeting dove una piccola statuina dice al microfono “l’aborto è divenuto il maggior distruttore della pace”?

E dice ai giovani (lo disse un minuto dopo): “Il regalo più grande che potete farvi il giorno del vostro matrimonio, è un cuore puro e un corpo puro, casto e vergine”? E dice: “L’amore, per essere vero, deve ferire e far male, e dobbiamo continuare a dare finché questo ci farà male”? E dove finisce l’incontro senza tanti convenevoli, non col minuto di silenzio, e nemmeno con una bensì due preghiere, l’Avemaria e la preghiera per i poveri?

Torniamo dagli interrogativi alla cronaca. Quel giorno, alla fine della testimonianza di Madre Teresa tutti si erano alzati, non si vedeva più niente. Tre ragazzi salirono sulle sedie per poterla vedere meglio, e poi dopo lunghi minuti di applausi, guardandosi tra loro non sapevano più cosa dirsi e uscirono in silenzio dal salone.

Uno di quei tre ragazzi di allora dice alla Nuova BQ che cosa lo ha colpito della mostra «Madre Teresa. Vita, spiritualità, messaggio» ospitata al Meeting di Rimini (pad. C1), mostra che in questi giorni ha avuto costantemente la fila davanti all’ingresso, a differenza di quella a fianco sul «genio della Repubblica».

Dice l’ex ragazzo: “Da vedere. Conoscevo poco della vita di Teresa da bambina e da giovane, qui è molto chiaro da dove le sia venuta la vocazione a curare i più poveri dei poveri del mondo”. Da che cosa? “Nel 1937 dice di voler essere Sua per tutta l’eternità”. Sua di chi? “Di Gesù Cristo. Che lei chiamava «il cuore di Gesù, il mio primo amore». Colpisce anche il donarsi a Cristo non in senso spiritualistico, ma nell’appartenenza incondizionata alla Chiesa”. Come? “Facendo in obbedienza alla madre superiora e al vescovo il cammino, luminoso ma non semplice, che la portò a voler fondare una nuova congregazione.

Nella mostra fa commuovere la stanza dove è riprodotto il grande crocifisso davanti al quale Teresa si prostrava. Qui sono scritti i nomi di dodici sue consorelle uccise in odio alla fede. Da vedere anche le preghiere, gli statuti, i registri scritti a mano da lei. I suoi sandali, le sue vesti, e quella borsa - una sacca di cotone - degli anni Ottanta, dove anche io, incontrandola da vicino a Bologna quando ebbe la laurea ad honorem, misi dentro qualche mio risparmio”.