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Ora di dottrina / 141 – Il supplemento

Lutero e la propaganda per istigare i principi tedeschi

L'opera di Lutero divenne via via sempre meno teologica e sempre più propagandistica. Mischiando mezze verità con intere bugie, il monaco agostiniano fu abilissimo nello sfruttare l'avversione verso i «romanisti», ottenendo il sostegno dei principi tedeschi grazie a due leve: potere e denaro.

Catechismo 08_12_2024
"L'asino papa" (di Lutero, Melantone e Cranach il Vecchio)

Basta l'eresia per fare l'eretico, ma non basta l'eresia per creare uno scisma profondo e vasto come quello luterano. La crisi ariana insegna che l'intervento di forze secolari, particolarmente attente ai danni o benefici economici e di potere che si possono generare dalla divisione dell'ecumene, è un fattore decisivo per il dilagare della rivoluzione religiosa.

Il profilo teologico e umano di Lutero non sarebbe sufficiente a spiegare quel movimento rivoluzionario che è sorto dalla sua ribellione e ancor meno le sue conseguenze nefaste per la storia europea e mondiale. I princìpi di Lutero sarebbero semplicemente finiti in un dizionario delle eresie cristiane se essi non avessero abbracciato gli interessi dei prìncipi. Questione di accento. Un abbraccio tra princìpi e prìncipi che non fu affatto casuale, né l'esito imprevisto dell'azione “riformatrice” del monaco agostiniano: vi è più di un indizio a suggerirlo.

Torniamo ad uno dei tre scritti fondamentali che segnarono la rottura del 1520 (vedi qui): la lettera An den christlichen Adel deutscher Nation (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca). Questa lettera permette di comprendere come l'opera di Lutero divenne sempre meno teologica e sempre più propagandistica; egli fu abilissimo nello sfruttare l'avversione già molto presente nel mondo germanico nei confronti dei «romanisti», pizzicando le corde tese dei “nobili cristiani”: potere e denaro. Qual era la situazione all'inizio del XVI secolo nel Sacro Romano Impero della Nazione germanica? Le proprietà della Chiesa tedesca erano veramente ingenti: circa un terzo della ricchezza dell'Impero era nelle mani della Chiesa. Qualche secolo prima, allorché Ottone I (912-973) decise di istituire le figure dei vescovi-conti, la tensione tra Chiesa e Impero si fece particolarmente acuta, dando origine a quello scontro che va sotto il nome di “Lotta per le investiture”. All'epoca di Lutero, questi vescovi-conti erano ancora presenti e potenti, particolarmente impegnati a riscuotere le imposte e rivendicare i propri diritti feudali piuttosto che dedicarsi alla cura pastorale dei cristiani.

Ecco rapidissime pennellate che però ci permettono di comprendere il contesto nel quale Lutero accende la miccia: «Qual vantaggio viene alla Cristianità da coloro che sono chiamati cardinali? – domanda Lutero ai nobili tedeschi. Ve lo dirò io. Le terre tedesche e latine hanno molti ricchi monasteri, conventi, feudi e parrocchie; ora non si è trovato meglio per darli in mano a Roma, se non inventando dei cardinali e dando loro vescovadi, conventi e prelature, col risultato che il servizio divino fu trascurato. Per questo ora si vedono le terre latine ridotte a deserto, i conventi cadenti, i vescovadi sperperati, i redditi delle prelature e di tutte le altre chiese andare a Roma, le città crollano, terre e genti vanno in rovina, perché non si hanno più né servizio divino né prediche».

Si inizia ad intravedere lo stile Lutero: mezze verità inframmezzate a intere bugie. Roma diveniva magicamente l'unica responsabile dello stato di abbandono dei cristiani tedeschi – di cui Lutero stesso fu il frutto – e lo era diventata per mezzo del cardinalato, nato quasi mille anni prima... Non solo, ma i cardinali, sulla penna di Lutero, con la loro brama di ricchezze, sarebbero persino gli avamposti dell'Anticristo, ossia del Papa; “prova” ne sarebbe il fatto che «l'Anticristo deve avere i beni della terra, come è stato preannunziato».

Lutero decise di abbandonare la teologia per darsi alla propaganda religiosa: una propaganda a tutti gli effetti di regime, essendo indirizzata e posta a supporto della brama di autonomia e potere dei principi tedeschi. Il linguaggio di Lutero non voleva comunicare verità, ma suscitare emozioni di indignazione e disprezzo, evocare immagini oscure nella fantasia dei lettori. Per questo creò un frasario tipico della propaganda, aggressivo e suadente, necessario per reclutare persone che non badano troppo alla precisione e alla distinzione. La Chiesa cattolica veniva così ridotta ai «romanisti», il papa era «l'Anticristo», le verità di fede divennero «astuzie del demonio», il primato petrino decadde in un «peccaminoso e diabolico governo romano»; i suoi avversari erano sempre descritti con enfasi pesantemente negative, come immorali, ignoranti e corrotti. Anche l'altra opera dello stesso anno Von Freiheit eines Christenmenschen (Sulla libertà del cristiano), non risparmiava complimenti: «Non è forse vero che non vi è nulla sotto il vasto cielo di più malvagio, pestifero e odioso della corte romana? Essa supera di molto l'empietà dei turchi».

Per vincere ogni remora da parte dei prìncipi, Lutero non si faceva scrupoli di saccheggiare continuamente la Sacra Scrittura per convincerli del loro diritto-dovere di usare la spada a servizio della purificazione della Chiesa; poiché «papi, vescovi e tutti gli altri dotti» non si occupano della Chiesa, «agisca allora la gente e la spada temporale, senza guardare alle loro scomuniche e maledizioni, perché una scomunica ingiusta è meglio di dieci giuste assoluzioni, mentre un'assoluzione ingiusta è peggio di dieci scomuniche giuste. Perciò svegliamoci, miei cari tedeschi, e temiamo Dio più che gli uomini». Si tratta di una “chiamata alle armi”, nella quale ritroviamo un altro classico motivo di ogni scisma nella Chiesa: la giusta causa rende ingiusta ogni sanzione dell'autorità, la quale non ha più agli occhi di Lutero alcun credito; anzi, essere scomunicati da un'autorità corrotta equivale a ricevere una medaglia, equivale a temere Dio.

Lutero non mancò di servirsi della comunicazione per immagini dell'epoca, mezzo potentissimo per arrivare dritto all'emotività delle masse senza passare per il filtro della ragione. Nel 1521, dopo aver ricevuto la condanna da parte della Dieta di Worms, “rapito” da Federico di Sassonia, che lo tenne al sicuro nel castello di Wartburg, Lutero, insieme all'amico Filippo Melantone (1497-1560) e al pittore Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), pubblicò il pamphlet Passional Christi und Antichristi (nella versione latina Anthitesis figurata vitæ Christi et Antichristi). Si tratta di ventisei xilografie che illustrano in antitesi Cristo e l'Anticristo (ossia il papa, in particolare Leone X, piuttosto riconoscibile nelle raffigurazioni), nello stile di quello che sarà poi il mezzo privilegiato di giacobini e rivoluzionari per infamare la Chiesa e il papa. Visto il successo – dieci edizioni in pochi anni! –, nel 1523 il trio replicherà con un'opera analoga dal titolo eloquente: Der Bapstesel zu Rom – L'asino papa di Roma (in alto e accanto la copertina).

Lutero ormai non era più il monaco scrupoloso in preda ad una lotta interiore; né il semplice sostenitore di una misericordia divina che copre il male degli uomini, senza trasformarli interiormente: egli era ormai a capo di un movimento rivoluzionario e agiva a tutti gli effetti da Agit-Prop ante litteram. E la sua “teologia”, come vedremo, sarà il supporto atteso dai prìncipi tedeschi per liberarsi dell'influenza romana e accaparrarsi le ricchezze della Chiesa.



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