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L'IO E LA CRISI DELLA MODERNITA'/18

L'uomo prigioniero delle sue ideologie

La Rivoluzione Francese gettò le basi per tutte le grandi ideologie totalitarie del Ventesimo Secolo. Oggi queste ideologie paiono tramontate, ma in realtà sono ancora al potere. Prendono nomi differenti, come scientismo, progressismo, ecologismo. Ma sono sempre lì a tentare di creare l'uomo nuovo.

Cultura 29_01_2017
Culto della Ragione

Il termine «ideologia» indica nell’accezione negativa un pensiero o un sistema di pensiero pregiudiziale, senza un fondamento di verifica nella realtà. Quindi, lo sguardo ideologico è quella modalità di trattare il reale non partendo dall’osservazione e dal desiderio di conoscenza dello stesso, bensì dall’idea preconcetta che si possa già avere. 

Discutendo sull’ideologia, un giorno Napoleone sottolineò proprio due caratteristiche: da un lato la sua presunzione di poter modificare, regolare, cambiare, violentare la realtà; dall’altro il tratto assoluto, ovvero svincolato dal reale, che non tiene conto della vera natura dell’uomo e della realtà. L’Illuminismo francese crea un terreno fertile per la diffusione delle ideologie, perché propone una visione dell’uomo e della cultura affrancate dal Mistero e dalla dipendenza da Dio. Dimenticandosi dell’abisso di male cui può pervenire l’uomo, teorizza una visione positiva della storia e del mondo, scordandosi, però, della persona. Ogni singolo individuo deve impegnarsi nella realizzazione di questo ipotetico futuro, scordandosi del proprio desiderio di felicità e di compimento.

La Rivoluzione francese che propugna il ribaltamento dell’Ancient régime e l’instaurazione di un ordine migliore al suono delle parole «libertà», «uguaglianza», «fraternità» attraverso la violenza e l’uccisione di migliaia di persone è la madre di tutte le ideologie dei secoli XIX e XX. La conclusione della rivoluzione con la nascita dell’Impero di Napoleone che sostituisce il regno di Luigi XVI sarà paradigmatica degli esiti rivoluzionari di tutto il Ventesimo secolo. Accompagnati dalle bandiere della libertà, dell’uguaglianza e di altri diritti si instaureranno regimi cruenti che distruggeranno tutto ciò che vi si oppone o che possa sollecitare l’uso della ragione e del giudizio.

Materialismo e scientismo propugnati dall’Illuminismo sfoceranno a metà dell’Ottocento nel paradigma culturale positivista. Si rafforzerà ancor più la convinzione che l’uomo possa finalmente realizzare un mondo perfetto senza Dio, confidando nelle «scienze positive» o nelle nuove dottrine politiche. Le ideologie nella storia mostreranno l’inanità dello sforzo umano di poter costruire un mondo migliore senza Dio ricorrendo sempre alla violenza e alla sopraffazione. L’ideologia marxista, divenuta modello politico imperante in molti Stati nel mondo, assumerà denominazioni diverse, ma manterrà come costante l’abolizione della libertà e l’imposizione con la forza e la violenza di un modello nuovo in cui la persona non conta più. Analoga per gravità ed esiti nefasti sarà l’impostura delle ideologie di stampo nazista improntate al mito della razza, invocando lo sterminio dei popoli inferiori e la definitiva affermazione di quello superiore.

Nel XXI secolo in cui sembrano tramontate tutte le certezze e tutte le ideologie politiche, si può dire che sia finita l’epoca delle ideologie? L’animo umano è fatto per l’infinito e per l’appartenenza, non per l’individualismo e per la solitudine. Per questo motivo, il «deserto» del mondo d’oggi, deprivato di un senso e di un Creatore, sempre più è invaso da ideologie che hanno la presunzione di costruire la nuova città, di creare l’oasi, di fondare il mondo nuovo sulle ceneri del vecchio, che avrebbe palesato tutta la propria insufficienza. Che si chiamino scientismo, relativismo, progressismo o ecologismo le nuove ideologie mostrano sempre la medesima presunzione che l’uomo possa prendere il posto non più occupato da Dio e finalmente, lontano da ancestrali fantasie religiose e superstiziose, realizzare il mondo giusto, equo, fondato sul diritto e su una morale al passo con i tempi. Su quali fondamenti sarebbe possibile finalmente liberare l’uomo dalle catene della barbarie e dell’ignoranza? Su quali presupposti l’uomo si erge a nuovo Messia e si fa portatore di un verbo di rigenerazione universale?

Nello scientismo la convinzione è quella di poter accedere alle chiavi nascoste dei meccanismi dell’universo e dell’umano, decifrandone tutte le leggi. La supremazia della tecnica fonda la presunzione di migliorare all’infinito un mondo, deprivato della dimensione dello spirito, fondato su un rigido determinismo, abitato da un uomo che risponde ad esigenze e bisogni identici a quelli degli animali, anche se magari un po’ più evoluti. Così, in modo paradossale, un ambito come quello scientifico che è espressione del contatto tra l’umana intelligenza e il grande mistero del cosmo (termine che in greco significa «ordine») toglie all’uomo quella centralità che gli proviene dalla sua autocoscienza e lo rende pari alle altre creature. Nel contempo, il potere della tecno-scienza autorizza e rende lecito qualsiasi bisogno umano attribuendogli lo statuto di diritto. In maniera subdola l’uomo pensa così di porre se stesso sul piedistallo, adorando in realtà l’idolo fasullo dello scientismo.

Il progressismo auspica l’avvento di un nuovo mondo fondato su presunti valori e diritti universali, che sono, in realtà, espressione di mode del tempo e di gruppi di potere. Questa umanità nuova, basata su una libertà moderna, sull’autonomia da norme morali cristiane, sul permissivismo, sulla creazione di nuove leggi morali, è un ritorno al passato, pur presentandosi come il futuro più auspicabile. Nomi diversi nascondono velleità libertarie antiche, sempre esistite nella storia.

L’ecologismo, sfumatura del progressismo, esaltando la natura fino all’idolatria e colpevolizzando l’uomo, nasconde, in realtà, antichi culti pagani e la supremazia di chi è più ricco e possiede già. Il relativismo, che è in realtà alla base dell’imperversare delle ideologie, perché ha spazzato via ogni barlume di certezza del passato, si è tradotto nel tempo in una vera e propria ideologia che vuole colpire e eliminare dal sistema tutti coloro che si fanno ancora portavoci dell’esistenza di una verità. Ne è un emblema evidente l’apparato massmediatico che censura spesso il pensiero forte e valorizza quello debole.

Tutte queste nuove ideologie sono favorite e corroborate dal potere e dal sistema. Si è creato un sodalizio tra il sistema di potere e le ideologie culturali, connubio che favorisce un clima consumistico ed edonistico, un’omologazione in cui l’uomo crede di poter vivere bene, senza problemi e domande.  Questo è quel centralismo della cultura consumistica che lo scrittore P. P. Pasolini (1922-1975) descriveva già negli anni Settanta come il peggiore dei totalitarismi: «Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la «tolleranza» della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana […]. Il Centro […] ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza».