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L'UDIENZA DEL PAPA

«L'uomo e la donna sono complementari, ma differenti»

Nell'udienza generale, papa Francesco ha sottolineato il valore positivo della differenza e della complementarità fra uomo e donna, «capolavoro di Dio», e invitando a «riportare in onore il matrimonio e la famiglia». Senza ciò, «i figli verranno al mondo sempre più sradicati fin dal grembo materno».

Ecclesia 22_04_2015
Papa Francesco

Nell'udienza generale del 22 aprile 2015 Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi sulla famiglia, sottolineando il valore positivo della differenza e della complementarità fra uomo e donna, «capolavoro di Dio», e invitando a «riportare in onore il matrimonio e la famiglia».

Nel secondo capitolo del Libro della Genesi si legge che il Signore, dopo aver creato il Cielo e la Terra, «plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,7). A questo quadro, commenta il Papa, ancora «manca qualcosa». «Lo Spirito Santo, che ha ispirato tutta la Bibbia, suggerisce solo per un momento l’immagine dell’uomo solo – gli manca qualcosa -, senza la donna. E suggerisce il pensiero di Dio, quasi il sentimento di Dio che lo guarda, che osserva Adamo solo nel giardino: è libero, è signore,… ma è solo». E Dio vede che questo «non è bene»: è «come una mancanza di comunione, gli manca una comunione, una mancanza di pienezza». «Non è bene» – dice dunque Dio – e aggiunge: «Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gen 2,18). Allora - riassume il Pontefice - «Dio presenta all’uomo tutti gli animali; l’uomo dà ad ognuno di essi il suo nome – e questa è un’altra immagine della signoria dell’uomo sul creato –, ma non trova in alcun animale l’altro simile a sé. L’uomo continua solo. Quando finalmente Dio presenta la donna, l’uomo riconosce esultante che quella creatura, e solo quella, è parte di lui»: «osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne» (Gen 2,23). 

È un passaggio di un'importanza capitale. «Finalmente c’è un rispecchiamento, una reciprocità. E quando una persona – è un esempio per capire bene questo – vuole dare la mano a un’altra, deve avere un altro davanti: se uno dà la mano e non ha niente (nessuno) la mano è lì, gli manca la reciprocità. Così era l’uomo, gli mancava qualcosa per arrivare alla sua pienezza, gli mancava reciprocità». La creazione dell'uomo e della donna come diversi e complementari non è un accidente e meno che mai un errore, ma è parte integrante del disegno divino della creazione. La donna pertanto non è una “replica” dell’uomo; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L’immagine della “costola” non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari, anche hanno questa reciprocità. E il fatto che – sempre nella parabola – Dio plasmi la donna mentre l’uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell’uomo, ma di Dio». Inoltre questa immagine «suggerisce un’altra cosa: per trovare la donna e possiamo dire per trovare l’amore nella donna, ma per trovare la donna, l’uomo prima deve sognarla e poi la trova».

Dio si fida dell'uomo e della donna. Affida loro tutta la Terra. «Ma ecco che il maligno introduce nella loro mente il sospetto, l’incredulità, la sfiducia. E infine, arriva la disobbedienza al comandamento che li proteggeva. Cadono in quel delirio di onnipotenza che inquina tutto e distrugge l’armonia». Non vale solo per Adamo ed Eva. Il Diavolo tenta anche noi. «Anche noi lo sentiamo dentro di noi tante, volte, tutti».L'azione del Diavolo rompe quell'alleanza originaria fra uomo e donna che faceva parte del disegno originario di Dio. «Il peccato genera diffidenza e divisione fra l’uomo e la donna. Il loro rapporto verrà insidiato da mille forme di prevaricazione e di assoggettamento, di seduzione ingannevole e di prepotenza umiliante, fino a quelle più drammatiche e violente. La storia ne porta le tracce», dagli «eccessi negativi» di culture maschiliste e patriarcali fino alla «strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica». Ma «pensiamo anche alla recente epidemia di sfiducia, di scetticismo, e persino di ostilità che si diffonde nella nostra cultura – in particolare a partire da una comprensibile diffidenza delle donne – riguardo ad un’alleanza fra uomo e donna che sia capace, al tempo stesso, di affinare l’intimità della comunione e di custodire la dignità della differenza».

Il Papa ne ha parlato diverse volte negli ultimi mesi: chi nega «la dignità della differenza» e la necessità di valorizzare e coltivare la complementarità e l'alleanza fra uomo e donna è la teoria del gender. Francesco non l’ha nominata esplicitamente all'udienza, ma ha chiesto nuovamente «un soprassalto di simpatia per questa alleanza, capace di porre le nuove generazioni al riparo dalla sfiducia e dall’indifferenza». Senza questa simpatia, «i figli verranno al mondo sempre più sradicati da essa fin dal grembo materno. La svalutazione sociale per l’alleanza stabile e generativa dell’uomo e della donna è certamente una perdita per tutti». 

Questo significa anche che «dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia! E la Bibbia dice una cosa bella: l’uomo trova la donna, si incontrano … e l’uomo deve lasciare qualcosa per trovarla pienamente. E per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre per andare da lei. È bello! Questo significa incominciare una strada. L’uomo è tutto per la donna e la donna è tutta per l’uomo». «La custodia di questa alleanza dell’uomo e della donna, anche se peccatori e feriti, confusi e umiliati, sfiduciati e incerti, è dunque per noi credenti una vocazione impegnativa e appassionante, nella condizione odierna». Papa Francesco ha concluso citando ancora il Libro della Genesi: «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì» (Gen 3,21). E ha commentato che si tratta di «un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna. È un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro». Dobbiamo farlo anche noi.