Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

APPROPRIAZIONE INDEBITA

L'uomo che ha annunciato la morte di Gheddafi (cominciamo male)

In video ci va Abdul Hakim Belhaj, quel bel tenebroso "dissidente" che
si è fatto un'esperienza da jihadista lunga così in Afghanistan e in Iraq.

E nel momento più atteso, chi va in televisione a dire che Gheddafi è morto? Anzi, chi va sul canale da tutti identificato con la voce del mondo arabo, al Jazeera, che da gennaio segue le rivoluzioni arabe con una copertura super enfatica? Qualche portavoce ufficiale? Qualcuno del consiglio nazionale di transizione libico? No. Abdul Hakim Belhaj, l'islamista – anzi, "il dissidente" – solido dai begli occhi seri e tenebrosi.

Belhaj ha ancora
una volta bruciato i suoi rivali politici, l'aveva fatto anche dopo la caduta del bunker di Gheddafi a Bab al Aziziyah, nel centro di Tripoli. Lo ha fatto mentre al Jazeera era guardata con interesse spasmodico da tutto il mondo arabo,  andando dire davanti alle telecamere, con una lunga diretta di almeno mezz'ora, "Gheddafi kutila", Gheddafi è stato ucciso.

E' da due mesi che tutta l'attenzione è concentrata su di lui, a causa dei suoi trascorsi di jihadista in Afghanistan, in Iraq e in Libia (qui se volete saperne di più su che cosa faceva il suo gruppo di simpatizzanti per al Qaida), perché dice che i suoi imbattenti sono con al Qaida soltanto "emotivamente" e anche perché si presenta in mezzo alle riunioni del Consiglio nazionale di transizione con il capo di stato maggiore del Qatar, a dire cose  come: "Non potere decidere chi sarà il capo delle milizie di Tripoli senza di me".

Così, mentre le milizie fanno incetta di armi che in teoria dovrebbero consegnare, e lui chiede invano scuse e un milione di sterline alla Gran Bretagna per essere stato deportato e interrogato nelle carceri di Gheddafi, ora è finalmente arrivato il momento della verità: senza più la necessità di fare fronte comune per spazzare via quel che restava del regime, getterà la maschera?

Da Il Foglio del 20 ottobre 2011