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COVID E CENSURA

L'università Bicocca contro il professore che non ha fede nella campagna vaccinale

«Il Green Pass è uno strumento politico, non uno strumento di sanità pubblica», dichiara in Tv il dottor Francesco Broccolo. L'Università Bicocca, in cui insegna Microbiologia e Microbiologia clinica, si è subito sentita in dovere di censurarlo, via Twitter. L'associazione CoScienze Critiche lo difende.

Vita e bioetica 19_02_2022
Università Bicocca di Milano

«Il Green Pass è uno strumento politico, non uno strumento di sanità pubblica», ha dichiarato, lo scorso 8 febbraio, alla trasmissione Di Martedì (La7), il dottor Francesco Broccolo, professore associato in Microbiologia e Microbiologia clinica dell’Università Bicocca di Milano. Ha spiegato che: «Il decreto ministeriale dell’anno scorso diceva che chi era guarito doveva fare una sola dose di vaccino entro 12 mesi. Poi si è introdotto il Super Green Pass la cui durata è passata da 12 a 9 mesi e poi da 9 a 6 mesi, quindi è iniziata la confusione», che ha spinto molti a fare il richiamo anche se ancora con titoli anticorpali alti, solo per non far scadere il Green Pass.

Ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica (Rete4), Broccolo aveva anche espresso molte perplessità sulla vaccinazione ai bambini dai 5 a 11 anni: «basare tutta la vaccinazione sul pericolo di sviluppare la MIS-C o per il probabile long Covid che ad oggi, nei bambini, secondo quanto pubblicato su Nature, non sembra essere un’evidenza ancora chiara». In meno di 24 ore, la sua università si è dissociata dalle dichiarazioni del professore. Affidando il suo commento pubblico a Twitter: «Le opinioni espresse dal dottor Broccolo non rappresentano il pensiero dell’istituzione. Nostre ulteriori azioni e considerazioni a riguardo saranno tenute al di fuori del contesto social. Grazie della comprensione». CoScienze Critiche, associazione di professori contrari al Green Pass e in difesa di un dibattito accademico libero, ha pubblicato una nota in difesa del professore che qui riportiamo integralmente. 

Ci sembra ragionevole auspicare che un Ateneo, per di più statale, sia esemplare in onestà intellettuale, in razionalità e in correttezza.

Nel leggere queste frasi ci chiediamo: l’Università non dovrebbe essere quell’istituzione in cui si esercita il pensiero critico, il confronto scientifico, la verifica delle asserzioni del potere? Non è il luogo di formazione dei giovani, di acquisizione di conoscenze e competenze che valorizzino l'autonomia di giudizio? Se all'interno dell'Università vi sono posizioni diverse rispetto a un determinato tema, come in questo caso, non dovrebbe ciò essere accolto con favore, come naturale esplicitazione del ruolo e dei fini di un Ateneo ai sensi dell’evidentemente vituperato articolo 33 della Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”?

Nel regno della razionalità dovrebbe stare la materia del contendere. Il dottor Broccolo, la cui professionalità e competenza in materia non siamo noi a dover rimarcare, non ha “espresso opinioni”, come stesse parlando del più e del meno durante un cocktail party, egli non stava parlando né di politica né di calcio. Il ricercatore ha commentato i dati forniti nientemeno che dal pregiatissimo Istituto Superiore di Sanità, di provata fede governativa! Va da sé che nelle sue analisi il dottor Broccolo può sbagliare, come tutti i comuni mortali. Gli stimati colleghi di Bicocca, però, dovrebbero sapere che, in quel caso, è la stessa pratica scientifica a pretendere che si argomenti spiegando, in base ai dati e alle conoscenze, dove si è sbagliata l’analisi. Diversamente si sta solo dichiarando di avere una diversa opinione politica, non conoscenza scientifica. Di studiosi, accademici, scienziati invischiati col potere è piena la storia, non è una novità. Basta saperlo.

Almeno la correttezza si salva? Ma non scherziamo! Affidare a un cinguettio, un consiglio da amico verso un proprio docente! Non male per un’istituzione di Alta Formazione dei Cittadini! Quale delitto di Lesa Maestà ha commesso il dottor Broccolo perché l’Ateneo almanaccasse “ulteriori azioni”? Ha forse dichiarato di parlare a nome della sua Università?

Certo, da universitari e cittadini italiani capiamo il torbido contesto in cui è maturato questo tweet. Da una parte sarebbe molto sgradevole che un proprio dipendente faccia dichiarazioni scomode verso il proprio finanziatore (il nobile “Governo dei Migliori” - come si dice in greco antico?). Dall’altra, nel suddetto governo vi sono ben due ministri provenienti dalla Bicocca, uno dei quali addirittura ex rettore. Si potrebbe dare il sospetto che vi siano divisioni nel patrio governissimo, che deve rimanere graniticamente coeso contro le bieche minacce (intellettuali) alla sicurezza nazionale!

Dunque le suddette righe non hanno nulla a che fare né con la cultura, né con la scienza, né con l’università. Sono politica, pura politica. Allora, auspichiamo che l’Ateneo Lombardo dichiari apertamente la propria appartenenza politica. Non sarebbe corretto, ma almeno sarebbe intellettualmente onesto.