L'ultimo Muro: la Merkel e la Stasi
A 50 anni dalla costruzione, nuovi documenti sul Muro. Ma ci sono ancora troppi silenzi sulla Ddr: compresi quelli relativi alla biografia della cancelliera.
Era il 1978, e in quell’anno Angela Merkel conseguiva il diploma in fisica presso l’università Karl Marx di Lipsia. La ragazza avrebbe voluto fare la carriera universitaria, e la prima opportunità che le si presentò fu quella di diventare assistente scientifica alla Technische Universität di Ilmenau. Perché ciò potesse avvenire avrebbero dovuto esserci certe condizioni.
Di fedeltà al regime anzitutto, e su questo era lo stesso padre, il pastore luterano Horst Kasner, a garantire: Nel 1954, trasferendosi con tutta la famiglia dalla Repubblica Federale nella DDR, aveva testimoniato pubblicamente il proprio sostegno all’esperimento comunista tedesco orientale, e le ricompense non gli furono certo lesinate: la fondazione di un seminario, la concessione di un paio di auto, la possibilità di recarsi liberamente in occidente. Ed anche una brillante carriera accademica per la figlia Angela, se solo avesse accettato di diventare una delle migliaia di IM, gli informatori inufficiali (così le fu comunicato da due ufficiali della Stasi, il Ministero per la Sicurezza tedesco orientale). Ma lei rifiutò, perché a suo dire le sarebbe risultato difficile tenere qualcosa per sé.
Le porte di Ilmenau le rimasero così serrate ed Angela venne assunta presso l’Accademia della Scienza di Berlino-Adlershof. Questa è la versione da sempre sostenuta e raccontata dalla stessa Merkel al suo biografo, Gerd Langguth, fin dal 2005. La cancelliera non ha mai voluto rivelare chi fossero i due ufficiali. Strano che nel 2009, durante un programma televisivo, la stessa Merkel abbia sostenuto di essere stata avvicinata da uno solo della Stasi. Contraddizioni che potrebbero essere finalmente chiarite se lei stessa lasciasse la possibilità all’opinione pubblica di visionare gli atti della Stasi che la riguardano. Ma questo a tutt’oggi purtroppo non è avvenuto, con la conseguenza che il dubbio circa la sua collaborazione al regime anche in forma di IM resta ben piantato sul suo passato.
Un dubbio alimentato per esempio da una foto di passaporto della stessa Merkel che si trova negli atti riguardanti Robert Havemann, che fu comunista convinto e insieme critico del regime DDR. In una raccolta di foto presente nel suo dossier figurano tutte le persone che a qualsiasi ora del giorno si avvicinavano alla tenuta di Havemann in località Grünheide, vicino a Berlino, costantemente spiata dalla Stasi. Poiché in quella tenuta era un pullulare di agenti dei servizi segreti ed ai cittadini della DDR era impedito l’accesso alla casa dell’ex membro del SED, il partito comunista tedesco orientale, la rivista “Schweiz-Magazin” si è chiesta tempo fa su internet se la signora Merkel non possa essere stata una “spia della Stasi”. Il canale televisivo pubblico WDR avrebbe voluto usare quella foto per un suo documentario intitolato “Nell’occhio del potere – Le foto della Stasi”, ma l’autorità delegata alla gestione degli atti della Stasi, la cosiddetta “commissione Birthler” mise a disposizione l’immagine solo in una forma offuscata, poiché la Merkel ne aveva proibito la pubblicazione.
A difesa della cancelliera parlerebbe il fatto che dal 1978 lei collaborò con il figliastro del dissidente comunista, Ulrich Havemann, presso l’Accademia delle Scienze, tanto che sarebbe stato lui ad aiutarla al momento del trasloco da Lipsia a Berlino: in cambio lei si sarebbe presa cura dei bambini in casa Havemann, fatto che giustificherebbe la sua presenza nella tenuta di Grünheide e dunque la foto lì scattata. La cancelliera, quando le vengono poste domande sul suo passato ripete di “aver scelto una vita da scienziata per non dovere fare troppi compromessi”. In realtà il suo ruolo di segretaria della FDJ, l’organizzazione ufficiale dei giovani tedesco orientali, e di responsabile per “l’agitazione e la propaganda” presso l’Accademia delle Scienze berlinese non può non lasciare l’impressione che la sua posizione fosse del tutto conforme a quella degli iscritti alla SED. “Non posso dimostrarlo, ma mi sorprenderei se lei non fosse stata della Stasi”, ha sottolineato di recente un autorevole ex membro della CDU.
L’eredità scritta del regime della SED, pur considerando l’enorme quantità di documenti stracciati ancora in fase di “ricostruzione”, è ampiamente accessibile, e tuttavia, com’è chiaro dal caso Merkel, qualche tratto di “muro” a Berlino, a cinquant’anni dalla sua erezione, deve ancora cadere. Inoltre, quando accadrà che agli storici, ai giornalisti e a tutti gli interessati verrà concessa la possibilità di visionare senza limitazioni i documenti relativi alla Repubblica Federale Tedesca nel periodo compreso tra il 15 settembre 1949 e il 2 ottobre 1990? Solo nel cancellierato e nel Ministero degli Interni si conservano più 3,5 milioni di “documenti riservati”. Un passo in avanti è stato annunciato nei giorni scorsi dal BND (Bundesnachrichtendienst, l’Agenzia Informativa Federale), il cui compito è quello di “procacciare ed elaborare informazioni sull’estero che risultino significative per la sicurezza interna ed esterna della Germania”.
L’Agenzia consegnerà all’Archivio Federale, per la pubblica consultazione, 13 documenti (circa 5000 pagine) compresi tra gli anni 1952-1962 e relativi in particolare alla crisi berlinese del 1958 e alla chiusura del confine del settore orientale di Berlino. Un’”offensiva inusuale”, l’ha definita la Frankfurter Allgemeine Zeitung, vista la poca disponibilità del BND, fino ad oggi, a rendere noti i proprio documenti. Non si sa quanto di più si potrà sapere degli anni della Guerra Fredda.
Quel che è certo è sul tema specifico della costruzione del Muro berlinese non tutti i documenti fondamentali presenti negli archivi delle potenze mondiali sono stati resi noti. Non a caso, particolarmente numerosi sono quelli che si conservano a Mosca.