L'ultima follia spagnola: decapitare il Sacro Cuore
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Dopo la “Valle dei Caduti” di Madrid, ora la Spagna del caudillo Sanchez vuole la testa del “Sacro Cuore” di San Sebastian, ultimo capitolo (per ora) di una lotta al cattolicesimo popolare degna del peggior comunismo. Ma col Franchismo non c'entra nulla.

Dopo la “Valle dei Caduti” di Madrid, ora la Spagna del caudillo Sanchez vuole la testa del “Sacro Cuore” di San Sebastian, ultimo capitolo (per ora) di una lotta al cattolicesimo popolare degna del peggior comunismo. Mercoledì 4 giugno il gruppo di lavoro sulla simbologia del Consiglio della Memoria Storica del Comune di San Sebastian, importantissima città dei Paesi Baschi spagnoli, ha chiesto all'Amministrazione Generale dello Stato di inserire la scultura del “Sacro Cuore sul Monte Urgull” nel catalogo dei «simboli ed elementi contrari alla memoria democratica».
La Statua di Gesù Cristo che indica il proprio cuore che brucia per l’amore verso gli uomini, potrebbe divenire suscettibile di abbattimento o nascondimento in altro luogo non aperto al pubblico per volere di diverse associazioni della sinistra separatista di Bildu e Elkarrekin Donostia, nome locale dell'unione tra Podemos e Izquierda Unida, tutti alleati politici che consentono al premier spagnolo e socialcomunista Pedro Sanchez di proseguire nel suo governo della nazione. Dopo lo scempio del monumento, cimitero e monastero del Valle de los Caidos (“Valle dei Caduti”), assecondato dal cardinale José Cobo di Madrid, da una buona parte della Conferenza episcopale spagnola e dalla Segreteria di Stato vaticana, ora un altro significativo simbolo della fede popolare spagnola rischia seriamente di sparire.
Nella conferenza stampa dei giorni scorsi, i consiglieri di EH Bildu e Elkarrein Donostia hanno anche chiesto la sospensione degli eventi per commemorare il 75° anniversario del monumento, inaugurato il 19 novembre 1950 e progettato da Pedro Muguruza Ontaño, primo architetto della “Valle dei Caduti”. Il progetto di erigere un'immagine del Sacro Cuore in quel luogo, sebbene si sia realizzato nel 1950, era in corso dal 1928. Pertanto, sebbene l'approvazione per la sua costruzione sia avvenuta il 31 maggio 1939, l'idea è precedente al governo di Franco e, non avendo nulla a che fare con le polemiche pretestuose sul fascismo, il suo abbattimento mostra il vero volto dell’anticattolicesimo diffuso che si va instaurando a causa del governo socialcomunista di Sanchez.
Solo nel Paese Basco, lo mostra uno studio pubblicato dall'Istituto della Memoria, della Convivenza e dei Diritti Umani del Governo Autonomo Basco, già dal 2019 sono stati rimossi dallo spazio pubblico 1.523 targhe e monumenti e, tra questi,ci sono altri simboli religiosi cristiani come la croce dei caduti in piazza Caicedo (Lantarón), la croce di Ergileta a Santo Domingo (Bilbao) o la croce in omaggio ai caduti del Crucero Baleares (Ondarroa).
Ovviamente la risposta dei cattolici spagnoli non si è fatta attendere e, in questi stessi giorni, il portale digitale chiamato "Petizioni cattoliche" ha avviato una raccolta di firme che ha già raggiunto migliaia di persone, per impedire la demolizione della statua del “Sacro Cuore”. Gli “Amici del Monumento al Sacro Cuore” criticano l'iniziativa delle sinistre locali, temendo vengano prontamente assecondate da Madrid, perché si basa su argomenti "falsi", denunciano che la proposta di EH Bildu e Elkarrekin manca di "prove storiche", mentre difendono il carattere esclusivamente religioso del monumento al Sacro Cuore.
Lo stesso Vescovo Fernando Prado, ha pubblicato una lettera aperta di grande importanza sulla questione. Nel testo si legge, tra l’altro, che «l'idea del monumento nacque intorno al 1926, prima della Guerra Civile e si concretizzò grazie a un'imponente raccolta fondi pubblica…estranea a qualsiasi propaganda politica o di parte». Nella lettera si ribadisce il valore culturale e religioso del “Sacro Cuore” di Urgull come «patrimonio vivo» che fa parte della memoria della città e, pertanto, il vescovo Prado promuove un appello diretto a tutti i cittadini, credenti e non credenti di San Sebastian per «riaffermare la presenza del Sacro Cuore nella nostra città e, allo stesso tempo, da un luogo di fede, affidare la città di San Sebastián e tutti i suoi abitanti alla sua cura e protezione». Un vero e forte invito a tutti i cittadini per «valorizzare questo monumento come un vero simbolo vivo di speranza». Questo ennesimo attentato, ovvero tentativo di sradicare immagini e cultura cattolica dal territorio e dalle comunità spagnole è solo la conseguenza visibile di un percorso intrapreso da un ventennio, sin dal primo governo Zapatero nello scorso 2004.
Infatti, solo il 55% degli spagnoli con più di 18 anni si identifica come cattolico, una percentuale notevolmente inferiore al 90% registrato nella seconda metà degli anni Settanta, questi sono i recentissimi dati che emergono dal rapporto pubblicato dalla Fondazione Funcas ad inizio del mese, in cui analizza la secolarizzazione della società in Spagna. Nel 2002, il 60% della popolazione tra i 18 e i 29 anni si identificava come cattolica, mentre nel 2024 solo il 32%. Al contrario, tra gli over 70, l'identificazione come cattolica è scesa dall'89% al 77% nello stesso periodo.
Lo spazio perso dal cattolicesimo non viene colmato da altre credenze religiose, ma è occupato per lo più da coloro che si dichiarano indifferenti, agnostici o atei, cioè da coloro che non hanno alcuna appartenenza religiosa (22% del 2002 al 42% del 2024), così come auspicato dalla ideologia marxista-leninista. La perdita di appeal della religione cattolica nella vita quotidiana si evidenzia anche nel crollo dei matrimoni cattolici (nel 2023 solo il 18% dei matrimoni è stato celebrato secondo il rito cattolico mentre ancora nel 2000 rappresentavano il 76% del totale) e nel graduale calo delle iscrizioni nelle scuole alle lezioni di religione cattolica (nel 2022-2023 era iscritto il 56% degli alunni della scuola primaria, rispetto all'85% del primo anno accademico per cui sono disponibili i dati, 1998-1999).
La lotta al cattolicesimo, alle radici civili della Spagna e ai suoi simboli religiosi ha radici lontane, non a caso oggi ad imbracciare picconi e ruspe sono i nipotini dei tagliagole e ammazzapreti che fecero la rivoluzione anarchica, comunista e socialista, con l'obiettivo di abolire la Costituzione Repubblicana del 1931 e instaurare un regime socialista.