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LA SENTENZA

Lui diventa lei, anche senza il bisturi. Basta la legge

Due decisioni dei giudici destinate a fare "tendenza": hanno riconosciuto il cambio di sesso a due uomini che non avevan fatto l'operazione. Si sentivano semplicemente "donne". La legge fa costume e cambia la mentalità. L'obidettivo è creare un individuo slegato da qualsiasi riscontro antropologico e biologico.

Famiglia 23_12_2016
L'ermafrodito

L’operazione chirurgica per il mutamento dei tratti somatici e l’adeguamento degli organi genitali non è più una condizione indispensabile per ottenere il cambio di sesso all’anagrafe. La giurisprudenza italiana ormai riconosce al singolo individuo la possibilità realizzare il proprio percorso di transizione anche se questo non prevede l’intervento del bisturi o l’assunzione di ormoni.

La Cassazione, lo ha stabilito nel luglio del 2015, accogliendo il ricorso di Rete Lenford sul caso di un transgender che, dopo essere stato autorizzato all'intervento chirurgico, aveva poi rinunciato all'operazione ma esigeva comunque di cambiare sesso all'anagrafe. Precedentemente sia il tribunale di Piacenza sia la Corte d'Appello di Bologna avevano, avevano respinto la richiesta, subordinando la modificazione degli atti anagrafici all’esecuzione del trattamento chirurgico sui caratteri sessuali primari. 

Una sentenza rivoluzionaria visto che fino a quel momento, faceva testo la legge 164 del 1982 che prevede il cambiamento solo “a seguito di intervenute modificazioni dei caratteri sessuali”. 

Intanto la nuova linea giurisprudenziale è stata confermata, proprio nei giorni scorsi, anche dai tribunali di Padova e Ragusa, dove i giudici hanno ribadito che non serve alcun cambiamento fisico per essere riconosciuti come donna. 

Nel capoluogo veneto l’uomo (la cui precedete identità non è stata resa nota) è diventato Maria all’età di 60 anni, anche se in realtà aveva già fatto qualche ritocchino estetico superficiale non ricostruttivo.

Più eclatante il caso siciliano. Qui la richiesta è partita da un ragazzo di 27 anni che presenta un fisico che è ancora integralmente come mamma lo ha fatto, sebbene sia sua intenzione sottoporsi in futuro ad un trattamento medico chirurgico per l'adeguamento dei caratteri sessuali. L’avvocato del ragazzo ha spiegato che recenti pronunciamenti della Corte di Cassazione, della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo "dicono che la psiche prevale sul corpo ed il riconoscimento nell'ordinamento, relativo alla sessualità non deve essere basato su un organo sessuale ma deve soppesare tutte le componenti dell'identità di genere".

Tutta la società, finanche le istituzioni statali, devono dunque assecondare qualsiasi tipo di allucinazione individuale, a prescindere dai dati genetici, biologici e fisiologici che sottendono il singolo caso. Una forzatura delle logica presa a scatola chiusa anche dai media e che è andata in scena lunedì scorso durante il noto programma di Radio 24, ‘La Zanzara’, diretto da Giuseppe Cruciani che ha intervistato il ragazzo siciliano sotto anonimato.

“Allora tu ti sei sempre sentito una donna?” ha chiesto il conduttore, “No, io sono una donna” ha risposto convinto il giovane uomo, fresco di sentenza che lo legittima a definirsi femmina. La malizia di Cruciani porta poi l’intervista quasi esclusivamente sul tema del sesso, dando vita ad un dialogo degno del teatro dell’assurdo: - “Sei mai stato/a con una donna?” – “No altrimenti sarei una lesbica”. - “Quindi sei stato/a con degli uomini” – “Certo”. - “Allora questi erano gay?” – “No, niente affatto, perché dovrebbero esserlo? Io sono una donna! D’altra parte quel coso in mezzo alle gambe non lo uso” – “Ah giusto, devi scusarmi”.

Insomma, c’è poco da fare, la legge fa costume e cambia la mentalità. Si tratta infatti di un problema di percezione che parte da lontano. Se si escludono i rari casi di ermafroditismo, la prima forzatura è stata fatta proprio con la legge sulla possibilità del cambio anagrafico dopo l’intervento chirurgico. 

Come spiega il bioeticista medico Renzo Puccetti nel suo libro LegGender Metropolitane, se si prende un muscolo dall’avambraccio e lo si arrotola interno ad un catetere, poi si sposta il clitoride e si crea uno pseudo fallo, e infine si fa un intervento sulla laringe per abbassare il tono della voce, non si è creato un uomo ma donna virilizzata. La realtà dei fatti ci dice che la chirurgia non trasforma un uomo in una donna, piuttosto virilizza una donna o femminilizza un uomo, ma uomo e donna rimangono. 

Eppure la società ha stabilito che bisogna credere alle percezioni individuali, agli stati della mente, e per far star meglio una persona dobbiamo dire tutti una grande bugia, perpetrandola persino sui registri delle anagrafi. Fermo restando che ognuno è libero di sentirsi ciò che vuole, seguendo il ragionamento del mero stato psichico che prevale su ogni altra cosa, per sentirci meglio potremmo riportare sui nostri documenti che siamo alti, biondi e con gli occhi azzurri, giustificando il tutto perché nel nostro intimo ci sentiamo svedesi. Oppure potremmo dichiarare che siamo nati nel 38 d.c. qualora dovessimo improvvisamente provare gli stessi sentimenti di un legionario dell’antica Roma. E poi, sempre per far stare a proprio agio ogni persona, potremmo anche affermare che la ministro Fedeli è laureata.

L’obiettivo, descritto perfettamente nel testo LegGender Metropolitane, è creare un individuo slegato da qualsiasi riscontro antropologico e biologico. Un tossicodipendente di tutto, ma soprattutto della droga interna dell’io.