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INGERENZE DI BRUXELLES

L'Ue promuove il governo giallo-rosso, anche in deficit

Il governo giallo-verde proponeva una manovra finanziaria in deficit e l'Ue era pronta a punirci. Il governo giallo-rosso propone le stesse cose, ma l'Ue ci premia con aperture di credito. Ormai è chiaro che Bruxelles sta intervenendo a gamba tesa nelle scelte politiche degli italiani. Unico scopo dell'Ue è bocciare Salvini, a tutti i costi.

Politica 30_08_2019
Ursula von der Leyen e Giuseppe Conte

Mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini prepara gli scatoloni e saluta tutti al Viminale per lasciare il posto a chi verrà dopo di lui, il premier Giuseppe Conte è già al lavoro su programma e composizione del suo nuovo esecutivo. Il Conte 2 targato Pd-Cinque Stelle nasce con la benedizione delle cancellerie europee e dei mercati finanziari, che hanno già manifestato il loro apprezzamento in varie forme: dalla commissione Ue arrivano rassicurazioni all’Italia sul sostegno all’azione del governo che sta nascendo, lo spread è ai livelli minimi e la Borsa è in salute.

Eppure soltanto un mese fa sembrava che a Bruxelles fossero pronte le barricate contro il governo gialloverde che annunciava una manovra espansiva finanziata con nuovo deficit, in barba ai parametri imposti dall’Unione Europea. Tutto è cambiato nello spazio di poche settimane. Nel frattempo la Germania, sempre più in affanno sul versante finanziario, ha fatto sapere che dovrà incrementare la spesa per incentivare i consumi e rilanciare l’economia e, conseguentemente, dovrà sforare quei parametri. Si sa che quando sono i tedeschi ad avere bisogno di forzare una regola europea nessuno osa contraddirli, e così è stato.

Ora, però, questo precedente legittima anche altri Stati a comportarsi allo stesso modo. Di qui la possibilità per il nascente esecutivo giallorosso di varare una manovra generosa ed “elettorale” con gli italiani, senza troppi tagli ai servizi, con una significativa riduzione delle tasse e con l’elargizione di sussidi di matrice prettamente assistenzialistica. In altri termini, l’Europa ci viene incontro accettando la possibilità che il nostro debito pubblico continui ad aumentare per finanziare la crescita. Era questa la linea annunciata da Matteo Salvini già due mesi fa, ma da Bruxelles si abbatterono su di lui tuoni e fulmini e le cancellerie europee chiedevano conto al titolare del dicastero dell’Economia Giovanni Tria delle frasi del Capitano, considerate politicamente scorrette.

Ieri in prima pagina Il Sole 24 ore apriva con l’intenzione del Conte 2 di varare una manovra finanziaria in deficit. Questo spiega le radici anche europee del ribaltone in atto. Nella sedicente legislatura del cambiamento è intervenuta un’azione restauratrice dei vecchi equilibri di potere. Sono tornati al governo dell’Italia quelli che nella legislatura scorsa avevano fallito ed erano stati puniti dagli italiani nelle urne. I nomi sono più o meno gli stessi, sia per quanto riguarda gli ispiratori (Romano Prodi, Enrico Letta, Massimo D’Alema, oltre che il Quirinale) sia per quanto riguarda gli attori protagonisti (Matteo Renzi, Dario Franceschini, Andrea Orlando e Paolo Gentiloni, quest’ultimo peraltro in odore di nomina a commissario Ue). Si tratta di soggetti certamente più graditi a Bruxelles rispetto agli esponenti del governo gialloverde.

Questo fosco scenario alimenta due convinzioni forti: l’irrilevanza del voto popolare, visto che soltanto tre mesi fa la Lega aveva ottenuto un successo clamoroso alle elezioni europee e i Cinque Stelle erano scesi ai loro minimi storici; la forte influenza dei vertici europei sugli equilibri politici italiani. L’Europa concede al governo italiano maglie più larghe e la possibilità di finanziare con ulteriore debito nuovi investimenti e altra spesa pubblica, al fine di incrementare il consenso popolare e di far scendere ulteriormente nei sondaggi l’odiato Salvini. Quando le intenzioni di voto diranno che l’attuale esecutivo giallorosso ha i numeri per poter vincere le elezioni, i tempi saranno maturi per tornare a votare, con l’esito sperato dai poteri forti internazionali. Bruxelles, in altre parole, “ricatta” e tiene al guinzaglio l’Italia, perché ovviamente un maggiore indebitamento corrisponde anche a un’ulteriore cessione di sovranità in favore dell’Ue. Il nuovo esecutivo, quindi, è nelle mani dell’Europa, che ha propiziato questa svolta nella politica italiana al fine di poter arginare l’onda sovranista. Giuseppe Conte è l’esecutore materiale di tale disegno e in questo nascente esecutivo avrà anche maggiore potere, non essendo più stretto nella morsa di due spavaldi vicepremier come Luigi Di Maio e Matteo Salvini.