L'Ue chiude RT e Sputnik, la voce della Russia
Russia Today e Sputnik News, la voce della Russia all'estero, non potranno più essere ascoltate in Europa, secondo l'annuncio di Josep Borrell, Alto commissario dell'Ue per la politica estera. Si tratta di una palese violazione dello Stato di diritto, perché le due emittenti non violano alcuna norma. Ci stiamo abituando troppo allo stato d'eccezione.
Tra le misure che l’Unione Europea hanno adottare contro la Russia per l’operazione militare in Ucrania, vi è anche quella annunciata dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell di mettere al bando le trasmissioni informative delle reti televisive Russia Today e Sputnik. Gli unici due canali che, peraltro, consentono oggi di avere notizie differenti rispetto alla narrazione totalmente omologata dei mezzi di comunicazione occidentali.
Non si è fatta attendere la reazione di Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today e Sputnik. Ha, infatti, affermato con un tono sarcastico: «L’Unione europea per decenni ha spiegato al mondo quanto sia preziosa la libertà d’informazione e quanto sia doveroso accettare la diversità di opinioni; ebbene, oggi in risposta all’azione militare russa in Ucraina volta a tutelare i cittadini russofoni, la stessa Unione europea annuncia che noi non potremo più trasmettere». Dopo aver premesso di non comprendere cosa c'entri l’attività informativa delle due televisioni con l’intervento militare, la stessa Simonyan non ha dubbi sui veri motivi che hanno portato alla drastica decisione: «È assolutamente ovvio che, qualunque cosa accada, noi continueremo a trasmettere le notizie sulla crisi ucraina, ma è altrettanto chiaro che si tratta semplicemente di una scusa: da tempo l’Unione Europea aveva intenzione di impedire la nostra attività e di farci chiudere, ma non ha mai osato arrivare a tanto, per non appannare la propria immagine agli occhi dei cittadini europei con quella che sarebbe apparsa un’odiosa censura». «Ora – continua Margarita Simonyan – hanno trovato la scusa perfetta per sbarazzarsi di una fastidiosa voce controcorrente, ininterrotta e con una sempre maggiore audience». Comunque, la direttrice di Russia Today e Sputnik non pare intenda demordere: «Troveremo altri modi di comunicare, al di là delle trasmissioni dirette, con i cittadini europei, i quali oggi hanno la possibilità di verificare personalmente quanto sia in pericolo la libertà di opinione e informazione e quanto costi difenderla».
Sul punto è intervenuto anche John Laughland, un noto giornalista ed accademico britannico, docente di scienze politiche, che ha insegnato pure alla Sorbona e presso l’Institut d'Etudes Politiques di Parigi. Secondo Laughland la sanzione che l’Unione europea ha adottato contro Russia Today e Sputnik rappresenterebbe un «preoccupante precedente contro la libertà di parola». Anzi, si tratterebbe di una misura da «regime totalitario». Il prof. Laughland sostiene, infatti, che in un sistema liberal-democratico «costituisce un principio fondamentale quello di non sopprimere d’autorità i mezzi di comunicazione se operano nei limiti della legge».
«La decisione dell’Unione Europea – spiega ancora il docente – di oscurare Russia Today e Sputnik, avrà come conseguenza quella che i cittadini europei non saranno più in condizione di accedere a quei canali di informazione». E questa è un’evidente limitazione della libertà perché quegli stessi cittadini europei «non sono obbligati ad ascoltare le notizie di Russia Today e Sputnik». È una loro legittima facoltà. Per questo, sempre secondo Lohn Laughland, «la misura contro quei mezzi di comunicazione riduce drasticamente la possibilità dei cittadini europei di accedere a fonti di informazione alternativa». Tra l’altro, osserva giustamente, si tratta di una sanzione che non avrà conseguenze per il governo russo, ma che ne avrà per gli utenti dell’Unione Europea che intendessero ascoltare la versione dei fatti mandata in onda da Russia Today e Sputnik».
Sempre secondo Laughland, questa sanzione va pericolosamente a consolidare un brutto andazzo già vissuto in Europa: «Noi abbiamo già assistito, durante questi due anni di follia Covid, anche in Paesi occidentali, a forme di censura tipiche dei sistemi totalitari, e quest’ultima decisione della UE rientra precisamente in quest’ottica». Con un’aggravante però. Il prof. John Laughland si chiede, infatti, «in base a quale legge e quale autorità» sia possibile chiudere dei mezzi di comunicazione che operano legittimamente e che non hanno violato nessuna disposizione normativa. «Come del resto sarebbe interessante capire», si chiede sempre Laughland, «in base a quale legge hanno deciso di chiudere gli spazi aerei». Siamo fuori dallo Stato di diritto.
Pur non prendendo parte nel conflitto in atto, il docente solleva una questione di principio e di diritto: «Indipendentemente dalla questione Russa, Ucraina e Nato, chiunque osservi quanto sta accadendo con le sanzioni su Russia Today e Sputnik, dovrebbe essere seriamente preoccupato per questa evidente violazione di diritti, tipica dei sistemi totalitari e caratteristica di una dittatura». E conclude: «Non vorrei sembrare esagerato ma qualcuno dovrebbe cominciare a preoccuparsi del fatto che questo tipo di misure che il governo britannico e l’Unione Europea hanno adottato sono assolutamente al di fuori dello Stato di diritto e della democrazia».
Ma da orami due anni i cittadini europei sono abituati a vivere in uno stato d’eccezione, in cui sono sospese le garanzie costituzionali, le libertà fondamentali e lo Stato di diritto. Oramai non si sorprende più nessuno.