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GUERRA CON LA RUSSIA

L'Ucraina chiude il gas, la UE paga il conto

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Il governo di Kiev non rinnova il contratto con Gazprom e blocca così la fornitura diretta di gas russo verso l'Europa. Immediato rialzo dei prezzi. Tra i Paesi più colpiti Ungheria e Slovacchia, che minaccia ritorsioni contro l'Ucraina. Grave crisi anche per Moldavia e Transnistria.

Esteri 02_01_2025

Lo stop alle forniture di gas russo all’Europa attraverso il gasdotto ucraino impone di precisare almeno tre punti che appaiono fondamentali per comprendere e interpretare la portata dell’evento .

Il primo è che la decisione di non rinnovare il contratto con Gazprom per il transito del gas verso la UE (in media 42 milioni di metri cubi al giorno, 14/15 miliardi all’anno, transitati nonostante la guerra in corso) è stata presa dall’Ucraina (per ragioni di “sicurezza nazionale”) che, in accordo con gli Stati Uniti, punta a tagliare ogni residua forma di legame politico, commerciale e soprattutto energetico tra Russia e UE.

Nonostante le dichiarazioni di Ursula von der Leyen e di molti leader europei e gli alti costi energetici patiti nel Vecchio Continente dal 2022, la UE non è riuscita a fare a meno del gas russo come si era ripromessa e ancora oggi è la Russia il nostro maggior fornitore di gas, ma a prezzi molto più elevati perché ci viene rivenduto da terzi o perché acquistato in forma liquida (GNL), quindi molto più costoso rispetto al gas trasferito via tubo. 

Le nazioni che subiranno i maggiori danni dallo stop alle forniture di gas russo attraverso il gasdotto ucraino sono membri dell’Unione: Ungheria, Slovacchia, Austria e più marginalmente l’Italia. Che l’Unione sostenga un’iniziativa ucraina volta a penalizzare Stati membri può stupire solo chi non ha compreso che le due commissioni guidate da Ursula von der Leyen hanno sempre favorito gli interessi degli USA e colpito quelli europei: del resto molti a Bruxelles vedono con favore una manovra energetica che penalizzerà i “ribelli” ungheresi e slovacchi che non forniscono armi all’Ucraina e non applicano sanzioni alla Russia.

Il secondo punto da sottolineare è che un rappresentante della Commissione europea ha dichiarato anonimamente alla Deutsche Welle che «l'impatto della sospensione del transito attraverso l'Ucraina sulla garanzia della sicurezza delle forniture dell'Ue è limitato».
È ben comprensibile che il funzionario abbia voluto restare anonimo considerato che poche ore dopo, il 31 dicembre, il prezzo del gas in Europa è cresciuto del 5 per cento alla borsa di Amsterdam raggiungendo i 50,3 euro per megawattora. Certo siamo lontani dai prezzi speculativi raggiunti nell'estate 2022, quando venne superata quota 340 euro, ma le quotazioni attuali sono più che doppie rispetto a quello che era la norma lo scorso decennio, e vedono l’Europa pagare l’energia molto di più di qualsiasi altra area industrializzata del mondo.

Il terzo punto critico è costituito dalla valutazione che la fine del transito del gas russo via tubo priverà l’Ucraina di 800 milioni di dollari all'anno in commissioni dalla Russia, mentre Gazprom perderà quasi 5 miliardi di dollari nelle vendite di gas all'Europa attraverso l'Ucraina.
L’Ucraina compenserà facilmente la perdita grazie ai miliardi donati dall’Europa e, fino a oggi, dagli Stati Uniti mentre Gazprom non avrà difficoltà a vendere ad altri clienti il suo gas che nel 2024 ha generato proventi per 46 miliardi di dollari, oltre ogni previsione.

Dopo la distruzione dei gasdotti Nordstream, l’Europa è quindi l’unica a rimetterci dallo stop alle forniture russe attraverso l’Ucraina ma la dirigenza UE, così come i governi di molti Stati membri, sono direttamente responsabili del disastro economico in cui versa l’Europa e che potrà solo aggravarsi, specie dopo il diktat già annunciato da Donald Trump, che prima ancora di insediarsi alla Casa Bianca ha fatto sapere all’Europa che se non acquisterà (a caro prezzo) il GNL americano subirà i dazi commerciali di Washington. 

Lo stop alle forniture russe via Ucraina rappresenta un'ulteriore battuta d'arresto per l'approvvigionamento energetico europeo proprio in un momento in cui l'aumento della domanda di gas naturale durante l'inverno genera aumenti dei prezzi. I paesi europei, che già pagano l’energia prezzi cinque volte più alti degli Stati Uniti e tre volte più alti della Cina, affrontano una maggiore pressione sul mercato energetico e un ulteriore incremento dei costi.

La rete del gas Ucraina è collegata a Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia e attualmente solo la Repubblica Ceca, l'Ungheria, l'Italia, la Slovenia, l'Austria e la Slovacchia continuano ad approvvigionarsi del gas russo che transita attraverso l'Ucraina. Vienne e Bratislava saranno i più colpiti perché il gas russo soddisfa circa il 60% della loro domanda.
La Commissione europea ha dichiarato che è pronta a sostituire la fornitura russa ai Paesi più colpiti attraverso rotte alternative da Germania, Italia, Polonia e Balcani. La Commissione Ue non precisa però che la rotta trans-balcanica movimenta gas russo che arriva in Turchia attraverso il gasdotto Turkstream sotto la superficie del Mar Nero e che tutte le fonti alternative rappresentano un costo di diverse volte superiore al gas russo che transitava dall’Ucraina.
Per l’Europa sarà impossibile rimpiazzare il gas russo se non con un forte incremento delle importazioni del ben più costoso GNL fornito in buona parte dagli Stati Uniti (principale esportatore mondiale con 87 milioni di tonnellate) che hanno appena consegnato il primo carico persino all’Ucraina.

«Valuteremo la situazione e le possibilità di misure reciproche contro l'Ucraina. Se è inevitabile, interromperemo l'approvvigionamento di elettricità che l'Ucraina necessita durante i blackout. Oppure concorderemo su un diverso corso d'azione», ha detto il premier slovacco Robert Fico minacciando rappresaglie contro Kiev. Per Fico «lo stop al passaggio del gas attraverso l'Ucraina verso la Slovacchia costerà decine di miliardi ai cittadini, alle imprese e alle infrastrutture europee. Avrà un effetto drastico su tutti noi ma non sulla Federazione Russa. Anche per questo motivo continuerò con una politica coerente orientata verso tutte e quattro le parti del mondo».

Dall’Italia non sono giunti commenti benché già nei primi mesi del 2025 siano previsti rincari nelle bollette energetiche.
Anche la Moldavia, ormai allineata a UE e NATO, si trova in difficoltà: Gazprom ha infatti ribadito che a ausa dei debiti moldavi insoluti, Chisinau non riceverà più le forniture (2 miliardi di metri cubi di gas all'anno) che venivano convogliate dalla Transnistria. «La Russia usa l'energia come un'arma politica», ha commentato su Facebook il primo ministro moldavo Dorin Recean, minacciando di nazionalizzare JSC Moldovagaz, la società energetica che gestisce il gas e che è detenuta al 50% da Gazprom.
Anche la regione moldava della Transnistria, controllata da Mosca, subisce gravi danni dalla fine del flusso di gas russo attraverso l’Ucraina. L’agenzia Reuters ha riferito che le autorità hanno interrotto la fornitura di riscaldamento e acqua calda alle famiglie con l’esenzione di alcune strutture come gli ospedali.
Il comunicato dell’azienda energetica della Transnistria invita i residenti a vestirsi in modo pesante, a riunire i membri della famiglia in un'unica stanza, ad appendere coperte o tende spesse alle finestre e alle porte dei balconi e a utilizzare stufe elettriche.



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