Louisa e Maren, vittime di una guerra "ignota"
L'orrore della morte di due ragazze nord-europee, uccise da terroristi islamici in Marocco, deve aiutarci ad aprire lo sguardo sulla realtà dell'islam, molto più problematica di quanto i profeti del multiculturalismo amano credere.
Attraverso una collega mi è arrivato il video che mostra lo sgozzamento di una delle due escursioniste nord-europee violentate e uccise nel Marocco meridionale, alle pendici del monte Atlante. Immagini terribili, al punto che non sono riuscito ad arrivare alla fine: un orrore insopportabile. Sarà stata la 24enne Louisa Vesterager Jespersen, danese, o la 28enne Maren Ueland, norvegese? Chi lo sa, poco importa perché ambedue hanno subito una sorte analoga. Trovate sgozzate, una decapitata, vicino alla loro tenda, in una area che finora – ci dicono le agenzie – era considerata sicura. Una zona turistica, meta soprattutto di chi ama le escursioni in montagna, come le due ragazze che si accingevano a salire.
Barbaramente uccise probabilmente da quattro uomini – e quattro sono stati gli arresti, ma non è ancora certo che siano gli autori – che stando ai testimoni avrebbero detto di vendicare i “fratelli” caduti in Siria. «Un atto di terrorismo», dicono le autorità marocchine ovviamente preoccupate per questa azione, e in un altro video diffuso ieri sera quattro uomini invitano a sostenere la causa dello Stato islamico.
Ci si può stupire a pensare che due ragazze europee fossero in giro da sole in un paese islamico, anche se il Marocco non è certo l’Afghanistan o lo Yemen. Ma probabilmente Louisa e Maren si sono fidate di chi in patria predica un mondo senza confini; di chi lo descrive con tanti popoli desiderosi di conoscersi l’un l’altro e crescere insieme. E il fondamentalismo islamico? Ah, ma sono piccole frange isolate dal resto della popolazione musulmana, anzi: non sono neanche veri musulmani. E quelle terribili morti, che abbiamo visto in questi anni, di “infedeli” catturati, torturati e sgozzati? Ma sì, la violenza non è una prerogativa islamica, vogliamo ricordare le torture cinesi, i giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, il regime nord-coreano e tanti altri? E forse che crimini efferati non avvengono anche sulle nostre strade ad opera di nostri connazionali?
È così che si sottovaluta il pericolo del jihadismo e la sfida che porta alla nostra civiltà. Per chi non l’avesse ancora capito ci hanno dichiarato guerra, hanno dichiarato guerra all’Europa, e quanti si sono accaniti sulle due ragazze europee sono convinti di aver partecipato a un’azione di guerra. Ma Louisa e Maren, anestetizzate dalla propaganda multiculturalista e inclusivista, non lo sapevano, forse pensavano davvero che quello islamico è un mondo in pace e che la minaccia jihadista è solo uno spauracchio agitato in Europa da nazionalisti e xenofobi.
Sappiamo benissimo che non è così, ma il pericolo non è solo nei paesi islamici. Nell’Unione Europea ci sono 25 milioni di musulmani; certamente non tutti potenziali assassini e terroristi, ma è fuori della realtà chi pensa che si tratti solo di piccole frange isolate dal resto della comunità musulmana. Le vicende della Fratellanza Musulmana – di cui parliamo a parte nell’articolo di Souad Sbai – sono lì a dimostrarlo.
Louisa e Maren sono andate ignare incontro a una morte orribile; che il loro sacrificio serva almeno ad aprire gli occhi a tante persone, e soprattutto a governanti e intellettuali.