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MEDITERRANEO

Lotta ai traffici dalla Libia, era meglio agire da soli

La missione navale europea Eunavfor Med dovrebbe combattere i trafficanti di esseri umani in Libia, ma nasce all'insegna dell'incertezza più total. L’errore di fondo dell’Italia è stato quello di chiedere supporto alla Ue per gestire un’operazione che Roma poteva condurre tranquillamente da sola.

Politica 25_05_2015
Eunavfor-Med

La missione navale europea Eunavfor Med che dovrebbe combattere i trafficanti di esseri umani in Libia non è ancora stata definita. In pratica non sappiano ancora cosa farà veramente. L’ipotesi peggiore è che faccia quello stanno già facendo 6 navi italiane, una britannica e tre tedesche in aggiunta alla flotta di Triton (la missione dell’agenzia europea Frontex): cioè raccogliere tutti gli immigrati clandestini messi in mare dai trafficanti e portarli in Italia dove resteranno perché nessun Paese europeo intende accoglierli.

Del resto è lo stesso direttore di Frontex (l’agenzia europea delle frontiere), Fabrice Leggieri, a sostenere inascoltato che si tratta non di rifugiati di guerra ma di migranti economici “che possono e devono essere rimandati a casa loro”. L’Italia però non li respinge e Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera Ue, ha detto chiaramente all’ONU che “nessun migrante verrà rimandato indietro contro il suo volere”.

Difficile quindi capire, ammesso che le Nazioni Unite autorizzino una “missione robusta” contro i criminali libici, come si potrà combattere i trafficanti senza fermare i traffici. In attesa che l’Onu si pronunci sul mandato di questa missione pare certo che la Ue non darà il via libera alla missione Eunvafor-Med prima del vertice dei leader europei del 26 giugno. Lo ha detto la stessa Mogherini di fatto informando i trafficanti che avranno ancora un mese abbondante per muoversi on la massima libertà. Facile immaginare che approfitteranno di questi prossimi giorni primaverili per imbottire di persone i barconi e portare in Italia più clandestini possibile.

Inoltre non è detto che l’Onu autorizzi i militari Ue a colpire i trafficanti in territorio libico o anche solo a distruggere i barconi sulla costa: un’operazione che, come ha detto nei giorni scorsi il Capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe de Giorgi, può essere autorizzata solo dall’Onu o dal governo libico.

Non è detto neppure che i due governi rivali di Tobruk e Tripoli autorizzino l’attacco agli interessi di trafficanti che pagano oboli significativi alla compiacenza con cui le autorità, specie quelle islamiste della Tripolitania, accettano che da porti e spiagge salpino barconi e gommoni pieni di clandestini.

Le incognite sono moltissime e le decisioni dell’Onu dipendono anche alla volontà russa di legare le mani alla Ue non certo perché a Mosca abbiano simpatie per i trafficanti libici, ma perché al Cremlino, alleato del governo laico di Tobruk e dell’Egitto, non pare vero di poter far pagare all’Europa, con un pesante condizionamento in Libia, l’accondiscendenza dimostrata nei confronti degli Stati Uniti nelle sanzioni applicate alla Russia in seguito alla crisi ucraina.

Il rischio è quindi che la missione Eunavfor Med veda la luce monca, giù amputata di molte potenzialità operative: incapace di colpire sulla costa i trafficanti o di condurre azioni offensive per distruggere i barconi. Limiti che consentirebbero ai trafficanti di ridicolizzare la Ue e le sue forze armate: un rischio non certo remoto temuto conto che, senza respingimenti degli immigrati clandestini ti sulle coste libiche, sarà impossibile interrompere il giro d’affari dei trafficanti mentre inviare a rischiare la pelle sulle coste libiche membri forze speciali addestrate al costo di milioni di euro solo per “bucare dei canotti” apparirebbe una scelta scriteriata.

“Eunavfor Med” avrà il suo comando a Roma, presso il Quartier generale istituito per le missioni a guida Ue nella base di Centocelle (che ospita anche il Comando Operativo di Vertice Interforze) e sarà guidata dall’ammiraglio italiano Enrico Credendino, con lo scopo di “smantellare il ‘business model’ dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo”. Attenzione all’uso della parole. La Mogherini non ha mai detto di voler smantellare l’organizzazione dei trafficanti o le cosche connesse strettamente con il terrorismo islamico (come confermano tutti i servizi d’intelligence) ma solo il loro ”business model”. Difficile dare un significato militare a questa espressione, ma l’ipotesi che il tutto si risolva in un bluff non è poi così remota. Non a caso l’esempio portato a Bruxelles per dare credibilità a Eunavfor-Med è l’operazione contro i pirati somali Atalanta, presentata come un esempio positivo che ha conseguito il risultato di debellare il fenomeno piratesco.

In realtà la missione Atalanta come quella delle flotte internazionali nell’Oceano Indiano non è mai stata incisiva, aveva regole d’ingaggio troppo blande e la gran parte dei pirati catturati sono stati poi rimessi in libertà per “assenza di prove” o perché non si trovavano Stati disposti a processarli. In ultima analisi non è certo stata Atalanta né le altre flotte internazionali a fermare i pirati ma la presenza di team armati su tutti i mercantili in transito in quelle acque.

Lo scarso entusiasmo ottimismo che alberga intorno all’operazione Eunavfor-Med e che si respira negli ambienti militari italiani è confermata dal fatto che finora nessun partner europeo “si è impegnato a specifici contributi” come ha affermato l’ammiraglio francese Patrick de Rousiers, capo del Comitato militare europeo. Se si tratterà di una missione a basso profilo o con regole d’ingaggio troppo blande per essere efficaci gli europei si sganceranno lasciando l’Italia nuovamente sola.

Del resto l’errore di fondo dell’Italia è stato quello di chiedere supporto alla Ue per gestire un’operazione di respingimento dei clandestini e di lotta ai trafficanti che Roma poteva condurre tranquillamente da sola per tutelare i propri interessi nazionali. Al tempo stesso l’errore di fondo della Ue è stato di chiedere, con l’iniziativa della Mogherini, alle Nazioni Unite un’autorizzazione del tutto superflua a difendere i propri confini.

Di certo gli USA non hanno mai chiesto il via libera al Palazzo di Vetro per inviare in Libia forze speciali a catturare esponenti di al-Qaeda né risulta che l’Egitto abbia chiesto permessi per attaccare le forze dello Stato Islamico a Derna con bombardieri e truppe elitrasportate.