Loro vogliono i diritti degli animali in Costituzione
Una Repubblica fondata sul lavoro? Ma quando mai lo è stata? In tempo di nuovi diritti, anche la Costituzione si rinnova: l’Italia è un bio park fondato sui diritti dei labrador e dei fox terrier, sull'intangibilità di mucche e capre. Ma quale famiglia, bambini, anziani: gli animali prima di tutto. E' una proposta di legge di Forza Italia.
L’Italia Repubblica fondata sul lavoro? Ma quando mai lo è stata? Questa balla è durata per più di mezzo secolo, ma oggi finalmente qualcuno ha il coraggio di cambiare i fondamenti e distribuire altre carte (costituzionali) agli italiani. In tempo di nuovi diritti, anche la Costituzione si rinnova: l’Italia è un bio park (la parola zoo è irrimediabilmente fuorilegge) fondato sui diritti dei labrador e dei fox terrier, sul diritti ai verdi pascoli di mucche e capre, sul libero raglio degli asini e al selvaggio grufolamento dei porci. Principi e valori che entreranno nella nostra Costituzione: così vogliono, infatti, alcune anime belle della politica e della società civile.
Come Michela Vittoria Brambilla, onorevole di Forza Italia con un passato da ministra (del Turismo) e l’oncologo Umberto Veronesi, onnipresente e sempre in prima linea quando c’è da sostenere una battaglia inutile. Il chirurgo ha da poco finito di videoappellarsi al Parlamento per la legge sull’eutanasia contro gli umani terminali ed eccolo firmare un altro manifesto: quello in favore del diritto degli animali a entrare nella Costituzione, insieme alla liberta di opinione e di stampa.
L’appello è in comodato d’uso con la sciura Brambilla in qualità di presidente della Lega italiana per la difesa degli animali perché «È arrivato il momento di accogliere, tra i beni e i valori tutelati dai principi fondamentali della nostra Costituzione, l’ambiente, gli ecosistemi e gli animali in quanto esseri senzienti, capaci cioè di provare piacere e dolore e come tali degni non solo di rispetto ma anche di una diversa considerazione giuridica». Principio sacrosanto anche se non si capisce perché pure i malati terminali, essendo anch’essi esseri senzienti, capaci cioè «di provare piacere e dolore», non debbano essere difesi dai cattivi propositi di Veronesi che li vorrebbe invece congedare prima del tempo. Annuncia la Vittoria Michela, «ho depositato una proposta di legge per rivedere l’articolo 9 della Costituzione, inserendo la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e di tutte le specie animali laddove oggi è tutelato solo il paesaggio».
E che scherziamo? Capre, maiali, cani, gatti e criceti valgono forse meno di montagne, spiagge, foreste e pinete? Scandaloso che «all’alba del XXI secolo possano essere ancora considerati “cose”», si lamenta la Brambilla che per l’occasione rivela una losca manovra del governo Renzi: un decreto che depenalizza i reati minori. «È molto pericoloso quanto ho letto nella bozza e daremo battaglia», avverte. «Non si possono cancellare i reati considerati meno gravi con un colpo di spugna perché questo vorrebbe dire che tutte le conquiste per punire il maltrattamento verso gli animali verrebbero d’un tratto cancellate». Ah, ecco: la depenalizzazione è quella bestiale, e noi che pensavamo già a un nuovo decreto svuota- carceri.
Michela Vittoria Brambilla da sempre divide il suo impegno di parlamentare con le rivendicazioni animaliste, tra l’altro è fondatrice del movimento “La Coscienza degli Animali”, e definisce la battaglia per una Costituzione a misura di volpini e lupetti come «la madre di tutte le battaglie animaliste». Nel verde della splendida villa di famiglia, a Lecco, scorazzano liberi e felici ogni sorta di quadrupedi, come una sorta di arca di Noè nel cuore della Brianza. Del resto, anche le sue crociate animaliste hanno qualcosa di biblico quasi fosse in missione speciale per conto di Dio. L’ha dichiarato in un’intervista a Il Giornale, qualche anno fa: «da bambina pensavo che il Signore mi avesse messo al mondo per salvare tutti gli animali della terra».
Il suo pensiero, in proposito, non si è evoluto, è rimasto quello: oggi dice che «di fronte alla vita, o alla sua negazione, o di fronte alla sofferenza, siamo tutti uguali, umani e non umani. Dobbiamo prenderne atto». Beh, prendiamo atto, ma la parità uomo-cane è ancora tutta da dimostrare e anche se alla nostra le discussioni metafisiche non piacciono (forse perché non le capisce), la vita, il benessere e il dolore del primo dovrebbe almeno avere la precedenza sul secondo. In fondo, l’onorevole forza italiota è stata eletta in Parlamento con i voti di uomini e donne, mica da Fido e Micio Micio. Se no a Montecitorio, l’ineffabile signora che ci sta a fare?
Beh, qualcosa da fare però, ce l’avrebbe anche. Nel suo sito, tra gigantografie di lei abbracciata a una squadriglia di beagle, slogan compassionevoli per agnelli e contro “le feste religiose che sono i giorni del massacro” (quelle civili per la signora sono invece assolutamente vegetariane), apprendiamo che Vittoria Michela Brambilla è anche presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza. Eppure, di questa preziosa attività non risulta traccia né sul sito, tantomeno nei verbali del Parlamento. Non abbiamo notizia di proposte o disegni di legge presentati dalla rossa signora in difesa dei diritti del fanciullo, di battaglie pro life e per la famiglia, fatta di papà e mamma come prevede pare è piuttosto scarsa e reticente. E quando ha preso posizione, ha combinato solo danni.
Tra backstage col bassotto e una protesta contro la vivisezione, la signora Noè s’è fatta promotrice insieme al cerchio magico femminile di Arcore della campagna pro gay e per i matrimoni omosex lanciata dalla fidanzata di Silvio. Per convincerla è bastato mettere di mezzo Dudù, in cambio pare che il cagnetto della Pascale farà da testimonial alla raccolta di firme per la revisione della Costituzione in senso bestiale. Un patto del Nazareno siglato nella cuccia. Insomma, animalismo, malattia infantile del berlusconismo. E Veronesi gli reggerà la coda?