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LEGGENDE CRISTIANE

L'origine di Excalibur, che era un pastorale non una spada

Re Artù e la tavola rotonda, Excalibur incastonata nella roccia, nulla eccita di più la fantasia in libri, film e fumetti. Ma da dove origina questa leggenda? Un libro di Francesco Marzella, con prefazione dello storico Franco Cardini, fa il punto su quel che si sa. Ci saranno molte sorprese, anche su Excalibur. 

Cultura 19_03_2022
Excalibur (rappresentazione mitologica)

Come ha fatto un oscuro regulus britanno del VI secolo a diventare leggendario? Libri e film e fumetti (si pensi a Valiant) su di lui abbondano. Spicca su tutti Excalibur di John Boorman del 1984, quantunque i Cavalieri della Tavola Rotonda vi portino armature da parata del XV Secolo e non se le tolgano nemmeno a letto (letterale: v. la scena in cui Uther Pendragon stupra Igraine). Nulla ha esaltato l’immaginario come re Artù, che non si sa se giaccia nella mitica isola di Avalon o in un palazzo nelle profondità dell’Etna.

Sì, l’Etna catanese. Infatti, nel 1191 re Riccardo Cuor di Leone incontrò Tancredi, re di Sicilia, proprio a Catania, e gli portò in dono nientemeno che la spada di Artù, «che i Britanni chiamarono Caliburn». Tancredi gradì talmente da offrire al re inglese tutte le navi che voleva per andare alla crociata in Terrasanta. Tancredi, nato a Lecce, sapeva bene che Artù figurava a cavallo nel pavimento a mosaico del duomo di Otranto. Poi, in tempi più recenti, libri e film hanno preso la piega di voler spiegare la «vera storia» di questo Arthur, Artù alla francese, eclissando l’antica leggenda secondo cui non sarebbe mai morto ma attenderebbe il momento opportuno per tornare a salvare il suo regno nel momento del maggior pericolo. Sia come sia, i sovrani inglesi ancora oggi, nel giuramento di incoronazione, devono promettere di cedere il trono ad Artù qualora questi tornasse.

Un libro intrigantissimo di Francesco Marzella, Excalibur, la spada nella roccia tra mito e storia (Salerno, pref. di Franco Cardini), narra tutto-ma-proprio-tutto su, appunto, il mito e la storia di una leggenda che ha mosso e commosso i secoli e gli autori più importanti, non ultimo J.R.R.Tolkien. Per noi cattolici la vera spada-nella-roccia è quella di san Galgano Guidotti, ex cavaliere e poi eremita sul Montesiepi in quel di Siena. Anche perché c’è ancora, come ben sanno i turisti. Ma lo sapevano anche gli antichi autori bretoni e anglosassoni, tant’è che a uno dei più prodi cavalieri di Artù fu messo nome Galvano, Gawain, sostituendo una lettera di Galgano. E negli elenchi dei Santi della Chiesa cattolica esiste un san Derfel Gadarn, gallese, nella cui biografia si dice, testuale, che era un Cavaliere della Tavola Rotonda. Una sua statua equestre in legno era venerata nel Galles fino a quando Cromwell, il fanatico Lord Protettore dei puritani inglesi, non la fece distruggere.

Però il libro di Marzella ci informa che, ben prima che le gesta di Artù & C. venissero messe per iscritto, qualcosa di già infisso nella pietra e impossibile a estrarsi se non da un designato c’era, ma era un pastorale vescovile. Come narra il cronista coevo Aerlred de Rievaulx, quando Guglielmo il Bastardo conquistò l’Inghilterra nel 1066 divenendo il Conquistatore, il suo braccio destro era l’abate Lanfranco di Pavia, che divenne primate di Canterbury. Lanfranco, che aveva avuto come discepoli Ives de Chartres, Anselmo d’Aosta e il futuro papa Alessandro II, introdusse il diritto scritto nel regno e operò il repulisti dei vescovi anglo-sassoni di scarsi studi.

Uno di questi era Wulfstan di Worchester, cui nel sinodo di Westminster fu chiesto di restituire il pastorale. Wulfstan, che era un sant’uomo (tutti quelli dianzi nominati sono stati canonizzati), rispose che il pastorale glielo aveva conferito il re, santo, Edward il Confessore, e solo a lui lo avrebbe restituito. Così, si recò al sepolcro del santo e conficcò «come in cera liquida» il bastone nella lastra che lo ricopriva. Nessuno fu più capace di rimuoverlo. Vennero, alfine, re Guglielmo e Lanfranco, ma neanche loro riuscirono. Solo Wulfstan poté farlo, e il re e il primate, commossi, si arresero alla volontà di Dio. Tutta la saga di Artù nasce cristiana: «Roccia, incudine e spada compaiono misteriosamente durante la messa di Natale» e, per estrarla,  «la prova viene reiterata numerose volte e sempre in corrispondenza di momenti forti dell’anno liturgico». Il resto leggetelo in Marzella. Vale la pena.