L'odissea di Rosa, la donna che disse tre sì alla vita
Una storia toccante è stata raccontata durante uno degli eventi svoltisi ai margini della Marcia per la Vita di Washington dello scorso 22 gennaio. Davanti ai 15 mila alla partecipanti alla marcia, è stata raccontata l’odissea di Rosa, che per ben tre volte ha voluto dire “sì” alla vita, nonostante tutte le difficoltà.
Una storia toccante è stata raccontata durante uno degli eventi svoltisi ai margini della Marcia per la Vita di Washington dello scorso 22 gennaio. Dopo la Messa per la Vita, celebrata al Verizon Center ed officiata alla presenza dei cardinali Donald Wuerl e Timothy Dolan, nonché del nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ha preso la parola un giovane prete della diocesi di Washington, il ventottenne don Mario Majano, che ha raccontato l’odissea di una donna della sua parrocchia, che per ben tre volte ha voluto dire “sì” alla vita, nonostante tutte le difficoltà.
Don Majano, parlando di fronte a 15.000 fedeli, ha presentato la vicenda di Rosa, ora cinquantenne, come quella di un’eroina, «perché il vero eroe è quello che difende sempre la verità, sia nelle cose grande che nelle cose piccole, perché sente che anche queste vengono da Dio».
Rosa si è trovata di fronte alla possibilità di abortire volontariamente per ben tre volte e per altrettante l’ha rifiutata. La prima volta accadde quando era una studentessa alle scuole superiori e venne violentata: rimasta incinta, non fu minimamente aiutata dalla sua famiglia. Rosa si sentiva completamente sola, senza un posto dove andare. Si sentiva praticamente ripudiata. Un “amico” le disse che non meritava ciò che le era successo e che non doveva sopportarlo. «Fai la scelta migliore. Abortisci». Ma la donna rispose: «Non posso affrontare il resto della mia vita, sapendo che di aver tolto la vita a qualcuno».
La seconda volta fu quando si accorse di aspettare un figlio da un uomo che amava, ma che non la voleva sposare: la stessa famiglia la spingeva ad abortire, sostenendo che non poteva farsi carico, da sola, di un altro bambino e che sarebbe stata costretta ad abbandonare l’università. Ma ancora una volta lei ha detto di no all’aborto e sì alla vita che cresceva dentro di lei. Tredici anni dopo, Rosa era felicemente sposata: era di nuovo incinta, ma aveva da poco assunto un farmaco contro il cancro. I medici insistevano per l’aborto: il farmaco era stato così forte, che non vi era alcuna possibilità che il bambino nascesse normale.«L’aborto, le dissero, è l’unica strada percorribile». «Normale o no, si tratta di qualcosa che non posso e che non voglio fare», rispose. «Che volete dire a questa donna?», ha concluso don Majano, «Io desidero dirle solo una cosa: Grazie, mamma!»
A quel punto lo stadio è scoppiato in un fragoroso applauso: don Majano ha rivelato di essere il secondo figlio di Rosa, che commossa, è salita sul palco ed ha affermato, riferendosi agli studi interrotti per la seconda maternità: «Mio figlio sacerdote è la mia laurea». «Abbiamo bisogno di questo tipo di eroi», ha concluso don Majano.